Il tribunale di Mosca ha confermato la condanna di primo grado per le Pussy Riot, colpevoli di atto di teppismo aggravate dalla blasfemia.
2 anni di lavori forzati, ma una delle tre ragazze è stata rilasciata con la condizionale.
Sembra abbia ottenuto la libertà dissociandosi.
Durante l’udienza, una delle tre punk ha definito più volgare rispetto alla loro esibizione, la frase con cui il piccolo dittatore Putin ha conquistato il consenso nelle elezioni del 2000: inseguiremo i terroristi fin nel cesso.
L’ex spia del KGB divenne popolare con quel frase e con la guerra patriottica contro i ceceni (decine di migliaia i morti, per lo più civili).
I ceceni vennero accusati di attentati in città russe che da più parti si ritengono siano stati organizzati proprio da esponenti di KGB/Fsb per favorire l’ascesa del capo al Cremlino.
Le Pussy Riot oggi in aula si sono dichiarate “prigioniere politiche”.
Amnesty le ha, fin dal giorno del loro arresto in carcerazione preventiva, considerate “prigioniere di coscienza”.
Il grido Free Pussy Riot, accompagnerà gli esponenti del regime putiniano in tutto il mondo, da qui alla liberazione delle due ragazze.
Ad maiora
Reblogged this on Valentina Meschia.