Anche se non sembra interessare più nessuno, prosegue la guerra nell’Ucraina orientale. Con 13 civili morti.
Mentre a Kiev si organizzano flash mob per chiedere l’unità del paese.
Ad maiora
Anche se non sembra interessare più nessuno, prosegue la guerra nell’Ucraina orientale. Con 13 civili morti.
Mentre a Kiev si organizzano flash mob per chiedere l’unità del paese.
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Piccolo corteo a Kiev. Guidato dal neosindaco della città Vitalj Klischko. A un anno dai sanguinosi scontri nella più nota piazza ucraina.
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Sono tornato a Kiev. E l’ho trovata parecchio cambiata.
La guerra (ora congelata dagli accordi di Minsk) dista centinaia di chilometri dalla capitale ucraina. Dove però si sente l’aria di retrovia. Mi ha ricordato Zagabria mentre i serbi conquistavano Vukovar (dove però c’erano allarmi aerei continui). Anche qui come lì, la sera scatta una sorta di coprifuoco e pochi escono di casa.
In Majdan non ci sono più i manifestanti. Ma, approfittando di una prolungata estate, una mostra fotografica ricorda EuroMaidan.
È soprattutto rimangono fiori e lumini nei luoghi dove ci sono stati i caduti. E sulla salita (ora chiusa al traffico) c’è una sequenza impressionante di foto di quanti hanno perso la vita per vedere l’Ucraina in Europa:
La cosa che più fa percepire l’aria di guerra (e che non avevo mai trovato nei miei precedenti viaggi, pre, durante e dopo la rivoluzione arancione) è che ci sono bandiere nazionali ovunque e che è tutto colorato di giallo e azzurro.
Anche allo stadio, più che le sciarpe della squadra del cuore, i tifosi sventolavano la bandiera nazionale.
Segno che l’offensiva putiniana a est ha compattato un senso di ucrainità, prima meno evidente. A proposito di Putin, da segnalare che in tutti i mercatini (in quelli sotterranei ma non solo) i principali gadget in vendita sono contro il presidentissimo russo. Dai tappetini su cui pulirsi i piedi alla carta igienica.
Da segnalare che negli stessi mercatini sono quasi scomparsi i souvenir sovietici, segno anche questo di un volersi ulteriormente affermare dal passato di unità coi russi. Anche solo a suon di cover per IPhone.
Lo spirito (post)sovietico lo si ritrova ancora in qualche angolo, come il noleggiatore di auto che ironizza su Majdan.
O nel ristorante dove per entrare si cammina sui volti di Putin e Yanukovich.
Qualche segno del passato lo si può notare agli angoli delle strade dove le babushke sono ancora lì a vendere i loro fiori.
Fino a quando resisteranno?
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Le tre squadre che sfidano l’Inter nel girone di Europa League, sono reduci da una buona giornata di campionato interno.
Partiamo dagli ucraini del Dnipro (battuti a Kiev settimana scorsa per 1-0 dai nerazzurri) che hanno giocato ieri sera. La squadra guidata da Myron Markevich ha battuto 5-1 l’Olimpic Donetsk e ora guida in solitaria la classifica della Prem’er-Liha.
Anche il St.Etienne, vincendo a Lens per 1-0 è in testa un po’ a sorpresa alla Ligue 1, sebbene in coabitazione con Marsiglia e Bordeaux. Gol di Lemoine nel finale.
Vittoria infine per 1-0 anche per gli azeri del Qarabag, ma in casa col Simurg. La squadra è quinta in classifica in Premyer Liqası, un torneo dominato dall’Inter… ma di Baku.
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L’opposizione a Putin torna in piazza per dire no alla guerra.
Coraggiosamente manifestano nella capitale russa, con le bandiere ucraine.
Consolante.
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