Tv

L’Infotainment in televisione: dalla tv del dolore a un giornalismo consapevole

Come è cambiato il ruolo della tv nel nostro paese: da quello educativo (del sempre citato Maestro Manzi) a quello per lo più incentrato sull’intrattenimento. Di questo si occupa la tesi di laurea specialistica di Elisabetta Pistoni in discussione oggi all’Università degli studi di Milano.
La laurenda ha analizzato gli esordi dell’elettrodomestico, il cui ruolo ha cominciato a cambiare anche prima dell’arrivo della tv commerciale, già ai tempi della tragedia di Vermicino (la diretta che diede il là alla tv del dolore, mai più tramontata). Con il moltiplicarsi dei canali e dei programmi di “approfondimento” la situazione è andata peggiorando.

La Pisoni nelle parti finali del lavoro cita, per sollevare un po’ e sorti della categoria, giornalisti icone – Indro Montanelli, Enzo Biagi, Tiziano Terzani e Ryzard Kapuscinski – dei quali purtroppo dobbiamo però parlare al passato.
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Tg polacchi e italiani: somiglianze e differenze

Come si sono organizzati i tg polacchi dopo la caduta del Muro di Berlino e della dittatura sovietica? E’ il tema al centro dell’attenzione di vin discussione alla Statale di Milano.

La studentessa analizza la storia dell’informazione televisiva polacca per arrivare ai giorni nostri. Anche in Polonia c’è un sistema misto pubblico-privato per quanto riguarda le emittenti tv e anche in questo paese europeo i programmi di informazione sono ormai abbastanza standardizzati. Da un sistema super centralizzato si è passati ad uno policentrico.

Le principali differenze con i tg italiani, oltre che le edizioni sono minori, consistono nell’assenza di meteo e di sport. La più grande somiglianza è che anche i tg polacchi sono invasi di politica. E, come i nostri, solo di politica nazionale. Difficile costruire un’identità europea se ognuno si interessa solo al proprio orticello.

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La serialità televisiva: protagonisti gli antieroi

Ecco una tesi che analizza una delle più interessanti novità della tv di questi anni: le serie televisive che, soprattutto negli Stati Uniti, hanno cambiato (e stanno cambiando) la narrazione televisiva.

Di questo si occupa la tesi di Martina Lattuada che analizza le serie televisive che in questi ultimi anni hanno avuto maggior successo: da Grey’s Anatomy a House of Cards, da Game of Thrones a Breaking BadIl meccanismo di racconto passa per protagonisti che sono antieroi, personaggi non perfetti e spesso con una morale tutta loro. Molti di questi eroi hanno anche dei lati oscuri che emergono puntata dopo puntata, serie dopo serie. Non sono racconti reali, ma rappresentazioni realistiche nelle quali ci si può confrontare e, perché no, immedesimare.

La tesi si conclude con l’analisi di Once Upon a Time, serie che rappresenta appieno la nuova serialità televisiva per “raccontare la vita segreta dei personaggi delle fiabe”, come spiegano gli autori. Insomma, come spiega la studentessa, la serie riesce ad attualizzare- senza stravolgere- le più note narrazioni fiabesche, intramontabili trampolini di crescita per tutti noi.

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Turismo dell’orrore: le gite sui luoghi di delitti e disastri

Cosa unisce il piacere di viaggiare alla voglia di andare a vedere il luogo dove è avvenuta una tragedia? E’ questa la domanda da cui è partita Martina Sangiovanni per la sua tesi alla Statale di Milano. Perché in tanti vanno a scattare foto delle case nei quali si sono consumati delitti molto mediatizzati? O vanno a farsi selfie con lo sfondo il relitto di una nave?

La Sangiovanni affronta questa tematica complessa in modo non banale. Partendo dall’attrazione che la morte da sempre esercita sull’essere umano, ricordando quanto accadeva al Colosseo, ai tempi dell’Impero romano. Nell’analisi su quanti oggi intraprendono il turismo dell’orrore vengono proposti varie categorie di persone: presenzialisti, persone a caccia di nuove emozioni e semplici curiosi, che vogliono “toccare con mano” quanto hanno visto in tv. La studentessa divide ulteriormente il turismo dell’orrore, tra quello del disastro e quello dei delitti. Nel primo caso c’è più spesso mera curiosità morbosa. Nel secondo, una sorta di partecipazione a un lutto. Magari solo mediatico. Ma mediatica è la società nella quale viviamo.

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Le Olimpiadi (estive ed invernali) come evento mediatico

Ecco una tesi dalla quale ho imparato molte cose. Il lavoro di Stefano Urbano, in discussione in questi giorni alla Statale di Milano, offre infatti una duplice strada di analisi: la prima è quella relativa ai Giochi Olimpici, alla loro storia, al loro ruolo nello sviluppo dello sport mondiale. La seconda è invece il loro aspetto mediatico: sia di chi ha voluto farne uno strumento di terrore (Monaco) sia di quanti li hanno trasformati in un evento spettacolare, finalizzato a catalizzare l’attenzione mediatica mondiale ogni quattro anni.

Urbano racconta il legame ormai indissolubile che si è stabilito tra Olimpiadi e televisione che viaggiano a braccetto, approfittando l’una delle altre. Per completare la sua analisi, lo studente affronta anche tutti i film che hanno trattato il tema olimpico, da Olympia in avanti. A testimonianza di quanto questa manifestazione sportiva attragga le telecamere.

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