Anche se non sembra interessare più nessuno, prosegue la guerra nell’Ucraina orientale. Con 13 civili morti.
Mentre a Kiev si organizzano flash mob per chiedere l’unità del paese.
Ad maiora
Anche se non sembra interessare più nessuno, prosegue la guerra nell’Ucraina orientale. Con 13 civili morti.
Mentre a Kiev si organizzano flash mob per chiedere l’unità del paese.
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Piccolo corteo a Kiev. Guidato dal neosindaco della città Vitalj Klischko. A un anno dai sanguinosi scontri nella più nota piazza ucraina.
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Una marea di ragazzi ha creato un gigantesco Tryzub (logo della nazione dal 1996, dopo esserlo stato dal 1917 al 1920) per chiedere l’unità nazionale.
La manifestazione è stata organizzata via social network.
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Sono tornato a Kiev. E l’ho trovata parecchio cambiata.
La guerra (ora congelata dagli accordi di Minsk) dista centinaia di chilometri dalla capitale ucraina. Dove però si sente l’aria di retrovia. Mi ha ricordato Zagabria mentre i serbi conquistavano Vukovar (dove però c’erano allarmi aerei continui). Anche qui come lì, la sera scatta una sorta di coprifuoco e pochi escono di casa.
In Majdan non ci sono più i manifestanti. Ma, approfittando di una prolungata estate, una mostra fotografica ricorda EuroMaidan.
È soprattutto rimangono fiori e lumini nei luoghi dove ci sono stati i caduti. E sulla salita (ora chiusa al traffico) c’è una sequenza impressionante di foto di quanti hanno perso la vita per vedere l’Ucraina in Europa:
La cosa che più fa percepire l’aria di guerra (e che non avevo mai trovato nei miei precedenti viaggi, pre, durante e dopo la rivoluzione arancione) è che ci sono bandiere nazionali ovunque e che è tutto colorato di giallo e azzurro.
Anche allo stadio, più che le sciarpe della squadra del cuore, i tifosi sventolavano la bandiera nazionale.
Segno che l’offensiva putiniana a est ha compattato un senso di ucrainità, prima meno evidente. A proposito di Putin, da segnalare che in tutti i mercatini (in quelli sotterranei ma non solo) i principali gadget in vendita sono contro il presidentissimo russo. Dai tappetini su cui pulirsi i piedi alla carta igienica.
Da segnalare che negli stessi mercatini sono quasi scomparsi i souvenir sovietici, segno anche questo di un volersi ulteriormente affermare dal passato di unità coi russi. Anche solo a suon di cover per IPhone.
Lo spirito (post)sovietico lo si ritrova ancora in qualche angolo, come il noleggiatore di auto che ironizza su Majdan.
O nel ristorante dove per entrare si cammina sui volti di Putin e Yanukovich.
Qualche segno del passato lo si può notare agli angoli delle strade dove le babushke sono ancora lì a vendere i loro fiori.
Fino a quando resisteranno?
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In contemporanea col corteo pacifista dell’opposizione putiniana a Mosca, cittadini ucraini e attivisti democratici sono scesi in piazza a Monaco di Baviera, Colonia, Francoforte, Berlino e Norimberga. Per chiedere a Ue e Nato di proteggere i confini dell’Ucraina.
Tra gli striscioni spiccava un “Good Bye Lenin”, corretto in Good Bye Putin.
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