La febbre della memoria è contagiosa, è la sua eccitazione non risparmia nessuno, popoli grandi e piccole comunità. La memoria andrebbe invece tenuta a bada, non sventolata come un vessillo identitario intriso di sangue e di ricordi dolorosi. Il riconoscimento di una base comune per stare insieme esige sempre un compromesso tra le memorie separate e che non possono restare separate, perché non si può sradicare chirurgicamente la memoria di ciascuno, bisogna invece reinserirla in una vicenda esistenziale comune. Bisogna stare a mezza strada tra dimenticanza e ricordo. Se si esagera nella rimozione forzata del passato si finisce come in Turchia, dove è reato persino nominare il genocidio degli armeni.
Pierluigi Battista, La dittatura della memoria, La Lettura, 27 settembre 2015 (numero 200 della Lettura del Corriere, nunero bellissimo e imperdibile!)
Ad maiora