Port au Prince

Suor Marcella da #Haiti

Quando, io e Paolo Carpi, conoscemmo suor Marcella eravamo molto stanchi.
Era il primo pomeriggio ma avevamo accumulato un tal numero di sensazioni, emozioni e notizie che eravamo arrivati da lei appesantiti.
Fiammetta Cappellini, angelo di Avsi a Port-au-Prince, ci aveva detto che ne valeva la pena. E Fiammetta non parla mai a vanvera.
Suor Marcella opera in un quartiere particolare della capitale di Haiti: Waf Jeremie è un agglomerato di trecentomila persone su una strada senza uscite. La via porta al mare e muore lì
La polizia difficilmente entra e se entra spara.
Appena suor Marcella salì in macchina e iniziò a parlare, Paolo (non il più clericale dei miei amati colleghi operatori) accese immediatamente la camera. Lei raccontò di come stava facendo risorgere questo quartiere, costruendo case al posto delle baracche. Lì ha costruito anche una scuola e un poliambulatorio.
Ora la scuola è in fase di ampliamento e anche la struttura sanitaria avrà tra poco una specializzazione neonatale. Il progetto delle case (ne servono a migliaia) è stato invece fermato con l’omicidio di chi lo stava curando.
Suor Marcella non si è arresa e anche se molte ong hanno ormai abbandonato Haiti lei prova ancora a lavorare per non far morire Waf Jeremie.
Da qualche giorno è in Italia a cercare fondi. Oggi a Villa Patrizia di Magnago.
Chi voglia seguirla (e aiutarla) può farlo tramite questo blog:
http://www.vilajitalyen.org/
Ad maiora

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Msf apre un nuovo ospedale ad Haiti (video)

Dopo essere tornato da Haiti, ho notato che la maggior parte dell’informazione e delle raccolte fondi sono finalizzate verso alcune associazioni.

Personalmente (e il termine va inteso nel senso più ampio possibile) sull’isola caraibica ho potuto apprezzare il lavoro di Avsi e di Msf.

Questo il video della costruzione del nuovo ospedale a Tabarre, Port au Prince:

http://youtu.be/GFwflNyalHA

E questo il racconto di cosa ha fatto Medici senza frontiere ad Haiti:

http://www.medicisenzafrontiere.it/msfinforma/dossier.asp?IdDossier=8&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=nl189&codiceCausale=126

Ad maiora

Michel Martelly, nuovo presidente haitiano

Haiti, un cantante per presidente

Mesi fa avevamo scritto che dell’impressione che le elezioni haitiane, senza brogli, sarebbero state vinte dal cantante Michel Martelly:

https://andreariscassi.wordpress.com/2010/11/03/piccole-cronache-haitiane-musica-ed-elezioni/

E così è stato.

Dopo le delusioni di Preval di questi anni, gli haitiani hanno provato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e votare un outsider senza alcuna esperienza politica. Martelly ha stravinto con il 68% dei voti sconfiggendo Mirlande Manigat, ex première damme haitiana.

Anche se nelle baraccopoli di Port-au-Prince l’hip hop e il rap hanno soppiantato il kompas (musica ballabile, cantata in creolo) questo genere di musica – di cui Martely è uno dei principali interpreti – rimane tradizionalmente amato, suonato e ascoltato nell’isola caraibica.

Dopo i disastri politici di questi anni, pensiamo che Martelly (classe 1961) non possa fare peggio di chi l’ha preceduto.

Sempre che Onu e Usa decidano di lasciare il governo dell’isola agli haitiani.

Ad maiora.

Da Haiti a Busto: il sole di Suor Marcella

Alba. Sveglia alle 4.30. Fuori fa freddo. Arrivi in redazione un po’ imbronciato. Sfogli i giornali. Pagine su pagine solo dedicate a Ruby o a Montecarlo. Gazzettino padano (dove si parla dell’estero vicino: il Canton Ticino, inquinato).
Poi in macchina. Ancora i giornali. Solo “politica” italiana. Si “salva” l’Egitto.
Arriviamo a Gallarate. Nevica. L’umore è sempre più inverso.
Poi arriva suor Marcella ed e’ come se sorgesse il sole anche in questo lembo di Lombardia che guarda alla Svizzera.
Chi mi conosce sa che non sono esattamente un bigotto. Ma faccio il giornalista. E sono sensibile più a chi fa che a chi parla. Suor Marcella Catozza guida la prima categoria.
Quando con Paolo Carpi arrivammo a Waf Jeremie, baraccopoli della capitale haitiana, a incontrarla eravamo stanchi. Avevamo visto tante cose terribili, tante storie tristi. E, come dice mio cugino Michele, ognuno di noi ha un limite nell’accumulare tristezze e negatività dentro di sé. Quel giorno ad Haiti, tra colera e macerie, l’avevamo già superato.
Ma non ci aspettavamo di vedere quella serie di casette colorate che prendevano il posto di terribili baracche. E la missionaria francescana, col suo entusiasmo contagioso, ci portò per mano a vedere la sofferenza ma soprattutto la ricostruzione. I sorrisi dei bambini, ma anche degli adulti che vedono in lei una speranza. Quella di togliere le baracche e costruire piccole case. Di realizzare un ambulatorio, un centro colera e una scuola, che tra pochi giorni accoglierà i primi bambini.
Ora, per qualche giorno, suor Marcella è tornata dalle sue parti, nella sua Busto. Non è qui per riposarsi, ma per trovare finanziamenti per trasformare tutta Waf Jeremie (una delle zone più pericolose e più degradate del Paese più povero del mondo) nel Vilaj Italyen e per trovare volontari (medici e insegnanti, principalmente). “Non può dipendere da dove sei nato avere o non avere aspettative per il futuro – dice in una sala strapiena. Io non lo posso accettare. E spero neanche voi”.
Per ora ha costruito 120 case e altrettante ne sono in via di realizzazione, anche grazie all’intervento dell’Onu. La baraccopoli, che sorge su una discarica, al fianco del porto, conta almeno 70mila persone. Ma sono certo che, grazie a questa incredibile suora, gli haitiani che abitano lì ce la faranno. “Il mondo si può cambiare. Ma bisogna crederci”, conclude. Oggi qui il sole non tramonterà tanto presto.
Ad maiora.

Per info e per conoscere come aiutare/incontrare suor Marcella: http://www.vilajitalyen.org/

 

Aumentano gli stupri nelle baraccopoli haitiane

Un nuovo rapporto  di Amnesty International denuncia che le donne e le ragazze che vivono nelle tendopoli di Haiti vanno incontro a un aumentato rischio di subire stupri e violenza sessuale.

A un anno di distanza dal terremoto che provocò (si stima) 230.000 morti, oltre un milione di persone vive ancora in condizioni terribili nelle tendopoli allestite nella capitale Port-au-Prince. E` qui che le donne corrono i principali rischi di subire violenze sessuali ad opera di uomini armati che si aggirano nei campi dopo il tramonto.

Secondo i dati del rapporto di Amnesty International, nei primi 150 giorni successivi al terremoto furono segnalati oltre 250 casi di stupro. Un anno dopo, quasi ogni giorno l`ufficio di un gruppo locale di sostegno alle donne riceve persone che intendono denunciare uno stupro.

La diffusione della violenza sessuale ad Haiti era assai ampia prima del gennaio 2010, ma è stata esacerbata dal terremoto (le cause però sono “umane”, non naturali).

Intanto la crisi politica non accenna a placarsi. Il voto di novembre non è ancora definitivo e il ballottaggio è stato rinviato dal 16 gennaio a febbraio.

Ad maiora.