Eloïse Bouton aveva manifestato nel dicembre del 2013 nella chiesa parigina della Madeleine.
Sul suo corpo nudo scritte che ricordavano le 343 donne che nel 1971 firmarono lo storico manifesto per la depenalizzazione dell’aborto.
Ad maiora
Eloïse Bouton aveva manifestato nel dicembre del 2013 nella chiesa parigina della Madeleine.
Sul suo corpo nudo scritte che ricordavano le 343 donne che nel 1971 firmarono lo storico manifesto per la depenalizzazione dell’aborto.
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Delusione in Place de l’Hôtel de Ville, a Parigi, dove si erano radunate centinaia di migliaia di francesi.
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Non c’è bisogno di un carro armato o di un aereo per uccidere un uomo. Basta un coltello da cucina. Quando tutti coloro che ne hanno abbastanza dei boia nazisti si leveranno insieme, mentre le forze armate infliggeranno il colpo decisivo, la liberazione sarà rapida. Bisogna solo stare attenti, fino ad allora, a non sprecare vite umane inutilmente e al tempo stesso a non cadere nell’inerzia, a non credere che la liberazione sarà compiuta da altri. Bisogna che ognuno sappia che un giorno avrà la responsabilità di prendervi parte e si tenga pronto.
Simone Weil, Sulla guerra
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Come funziona la tv francese? Lo spiega, con dovizia di particolari la tesi (in discussione in questi giorni in Statale) di Lucia Bellezze, studentessa che ha approfittato del periodo di Erasmus per analizzare la televisione d’oltralpe.
La tesi parte dalle differenze tra la tv italiana e quella francese, per poi spiegare come sia diversa l’offerta dei nostri cugini anche in considerazione dell’esistenza della France d’Outre-mer che richiede una televisione e una programmazione ad hoc.
Viene quindi spiegato il funzionamento dei canali nazionali (da Tf1 a La Cinquième, da Canal Plus a M6) ma anche, appunto, di quelli d’oltremare (da Guadeloupe 1ère a Nouvelle Calendonie 1ere).
Interessante la parte in cui la Bellezze pone a confronto e analizza un periodo di tv italiana e tv francese. Anche in quest’ultima la prevalenza di politica nazionale toglie spazio al resto delle notizie. Là ci si basa molto su lunghe interviste, capaci di affrontare con più profondità gli argomenti trattati.
Il sensazionalismo comunque ha contagiato anche i colleghi francesi.
Insomma, strutture diverse per questi due mondi dell’informazione televisiva. Vicini, non solo geograficamente.
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Repubblica due giorni fa raccontava dello sconcerto degli analisti inglesi che, in questi giorni, si sono visti franare tutte le loro teorie rassicuranti sulla Russia di Putin.
I carri armati alla frontiera ucraina e i continui interventi nel paese confinante sono lì a raccontare che l’imperialismo russo ha rialzato la testa.
Quando Anna Politkovskaja invitava i russi a non sottovalutare il conflitto ceceno, ammoniva: se lasciate che il regime si comporti così con una minoranza, i prossimi nel mirino sarete voi tutti. Così è stato. E quella democrazia che Putin invoca per i cittadini dell’est Ucraina è totalmente bandita per chi vive sotto Mosca.
Lo stesso si potrebbe dire della politica estera russa.
La comunità internazionale, dalla Cecenia in poi, ha concesso tutto al Cremlino, giustificando ogni azione, ogni provocazione. Ogni chiusura dei rubinetti del gas, ogni nuovo armamento.
E ora il pokemon di Putin è così forte da risultare quasi imbattibile.
C’è un quasi. Il cerchio magico intorno al presidentissimo è davvero ristretto. E ricco: 28 miliardi di dollari il patrimonio accumulato dal solo Putin, a sentire le più recenti stime.
Bloccate al cerchio magico i conti all’estero, sequestrate azioni e ville in Francia e Sardegna. Vedrete che torneranno a essere “democratici”. Per la gioia degli esperti di geopolitica. Anche quelli di casa nostra. Che scrivono su giornali, finanziati da Eni.
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