Novaja Gazeta

Giardini Politkovskaja di Milano, parla il figlio Ilija

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Il 12 giugno 2013 sono stati inaugurati a Milano i Giardini Politkovskaja, in fondo a Corso Como. Sono stati chiesti dall’associazione Annaviva con una sottoscrizione popolare. Il Consiglio comunale ha approvato la proposta all’unanimità.
Alla cerimonia erano presenti l’assessore Del Corno per il Comune, il figlio e la sorella di Anna e il direttore della Novaja Gazeta.
Il giorno prima Annaviva ha organizzato un incontro sulla Russia di Putin dopo Anna, all’Urban Center di Milano.
In questo video l’intervento del figlio Ilija:

Ad maiora

#giardinipolitkovskaja chi interverrà oggi

20130610-113218.jpgEcco il comunicato dell’Ufficio stampa del Comune di Milano.

Ad maiora

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Mercoledì 12 giugno, alle ore 11, in viale Don Luigi Sturzo – corso Como, l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno inaugura il giardino dedicato alla giornalista Anna Politkovskaja (1958 – 2006).

Alla cerimonia di intitolazione intervengono:

Andrea Riscassi, fondatore dell’Associazione AnnaViva
Vitali Jaroshevskij, vicedirettore di “Novaja Gazeta”
Ilya Politkovsky, figlio di Anna Politkovskaja
Elena Kudimova, sorella di Anna Politkovskaja

#giardinipolitkovskaja oggi l’inaugurazione

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Ieri, all’Urban center di Milano, il ricordo di Anna Politkovskaja fatto dai colleghi Vitalij Jaroshevskij e Nadhezda Prusenkova, dal figlio Ilja e dalla sorella Elena.
Un ricordo toccante, ma non retorico né celebrativo.
All’incontro anche il presidente e il vice presidente del Consiglio comunale di Milano – Basilio Rizzo e Andrea Fanzago – che hanno spiegato perché Milano abbia deciso di dedicare alla Politkovskaja i giardini di Corso Como.
Infine Luca Bertone, presidente di Annaviva, ha raccontato come Annaviva è riuscita a ottenere questo obiettivo.
Quello di ieri era solo l’antipasto.
Oggi alle 11 l’inaugurazione vera e proprio di questo spazio di Milano intitolato alla grande giornalista russa.
Vi aspettiamo.
Vi aspetto.
Ad maiora

Domani il convegno, mercoledì i Giardini. Per non dimenticare Anna Politkovskaja

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Quando due anni fa con Annaviva lanciammo la raccolta firme perché Milano avesse una via Politkovskaja, immaginavo che in qualche modo la petizione avrebbe avuto successo.
Perché era la seconda esperienza di mobilitazione online per ricordare la grande giornalista russa in città.
La prima volta quasi un lustro fa, era stato con gli amici di Gariwo quando lavorammo per dedicare ad Anna un albero nel Giardino dei Giusti. Da allora lo spazio sul Monte Stella vede ogni anno nuove piantumazioni.
Non fu facile. Soprattutto perché la burocrazia è lenta anche in questi ambiti.
Questa volta la raccolta di firme ha avuto immediato successo tanto che il consiglio comunale (grazie al primo firmatario Luca Gibilini, di Sel), nel febbraio di un anno fa, ha approvato all’unanimità la proposta di ricordare la Politkovskaja in città. Curiosamente nel testo è scomparso il riferimento ad Annaviva, ma tant’è.
Ci si è messo quasi un anno per arrivare all’indicazione di uno spazio. Che però è bellissimo e centrale. I Giardini Politkovskaja sorgono di fronte a Garibaldi, in fondo a corso Como, luogo di grande passaggio. Appena sotto piazza Gae Aulenti.
Per la inaugurazione dei Giardini Politkovskaja arriveranno molte persone da Mosca. La capitale della Russia di Putin non ha nessuna via, nessun parco, nessuna targa che ricordi il sacrificio della grande giornalista, uccisa da sconosciuti nel 2006.
Domani alle 17.30 parleremo della figura di Anna all’Urban center, in Galleria Vittorio Emanuele, col figlio Ilija, la sorella Elena e il vicedirettore della Novaja Gazeta Jaroshevskij (e l’assessore Del Corno per il Comune).
Lo stesso gruppo sarà mercoledì alle 11 a inaugurare i Giardini. Speriamo che insieme a loro ci siano tanti milanesi.
Ma sono sicuro di sì.
Ad maiora

Ps. Venerdì sera, per questa settimana milanese dedicata ad Anna, torna in scena – grazie a Lattoria – Elsa K. al teatro 89. Chi non l’ha visto, venga.

La mia Mosca, tra Anna e Piero

Sempre 1937Ripubblico gli “appunti moscoviti” scritti dopo il viaggio russo di Annaviva nell’agosto del 2008.

Ad maiora

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Cosa mi ha impressionato di più di questa “gita” a Mosca di Annaviva nell’ambito di questa campagna di “turismo responsabile” che  abbiamo lanciato? Non è facile a dirsi.

Forse la scrivania di Anna Politkovskaja alla “Novaja Gazeta”. Lì ne ho percepito l’assenza, il vuoto incolmabile. Forse più lì che al cimitero dove pure un foglio di marmo bianco con cinque buchi (a rappresentare i 5 colpi di pistola che credevano di farla tacere per sempre, non pensando che la sua morte avrebbe reso immortali i suoi scritti) orna la sua tomba, accompagnata da una foto in cui Anna sorride.

Un cimitero davvero bello anche se fuori mano (capolinea del metrò viola e pullman per raggiungerlo), pieno di tombe di militari o ex militari. Quegli stessi con cui Anna discuteva da viva e chissà, magari discute anche da morta.

La redazione della Novaja ha una sorta di museo all’ingresso. Foto di caduti, monitori di colleghi uccisi. È la redazione di un paese che nell’indifferenza esterna (e interna)  che ha dichiarato guerra alla libertà di stampa.  E anche alla libertà di manifestare. Il 31 di ogni mese le opposizioni manifestano per chiedere la difesa dell’articolo 31 della costituzione della Federazione russa. Lo chiamano il “rally delle opposizioni”. Ed è proprio un rally nella burocrazia neo sovietica del comune di Mosca che ogni volta vieta la manifestazione con motivazioni risibili.  Il 31 agosto piazza Triumfal’naja era stata assegnata già a dieciciclistidieci che si sono esibiti in mezzo a un esercito di polizia, di forze speciali, di telecamere e fotografi e qualche decina di manifestanti. 80 dicono gli organizzatori e non mi parte fossero di più. 80 (molti dei quali giovani e anziani dei NazBol, i Nazional Bolscevichi)  comunque coraggiosissimi, pronti ad essere arrestati in malo modo da omoni vestiti in mimetica solo se perché sollevavano un cartello o cantavano provocatoriamente in faccia agli uomini in divisa.  Nel complesso sembrava una manifestazione nel cortile centrale di un carcere. Mi ha ricordato il centro di San  Vittore, quando viene l’arcivescovo in visita. Le braccia protese dei detenuti si mischiano e faticano a toccare il prelato. Gli agenti della polizia penitenziaria italiana comunque si comportano molto meglio coi detenuti che gli Omon con i manifestanti non autorizzati (ieri l’Altra Russia, qualche tempo fa il gay pride vietato dall’omofobo sindaco di Mosca).

Quando Berlusconi dice che quelli che scendono in piazza contro il suo amico Putin sono solo pochi esagitati, dovrebbe farsi un giro a Mosca in un 31 del mese. Mettersi in un bar di fronte a dove si schierano migliaia di agenti non per reprimere un corteo di hezbollah armati, ma per qualche decina di pacifici manifestanti . E’ una lezione di democrazia quella che ci han fornito quei pochi manifestanti, molti dei quali comunisti. Ed è stato molto divertente e istruttivo inviare su twitter le foto dei numerosi arresti che mi sono capitati sotto l’Iphone. Il telefonino è di fatto una redazione ambulante, necessario direi per chiunque non voglia fare il giornalista impaludato in attesa di indicazioni e censure dai capi e di veline  e comunicati stampa.

La visita al mausoleo di Lenin è sempre istruttiva. Coi suoi soldatini che ti invitano al silenzio e a star poco di fronte al padre di tutto  questo disastro che, come si vede, non è finito con la fine dell’Unione sovietica. Non una scritta marxista-leninista, non un simbolo di falce e martello è stato tolto nel paese che piace tanto al nostro primo ministro. Nelle metropolitane in questi giorni, per completare l’opera, hanno anche riesumato vecchie scritte di Stalin. In fondo la missione dell’agente Putin prosegue senza sosta. E sono pochi i russi che si lamentano. Non c’è l’abitudine. Nemmeno quando Stalin fece abbattere la cattedrale di Cristo Salvatore (ora ricostruita).  Sulla vicenda ha scritto il compianto Ryszard Kapuscinski in Imperium: “Lasciamo un attimo spaziare la fantasia. E’ il 1931.  Immaginiamo che Mussolini, a quel tempo capo del governo, ordini di distruggere la basilica di San Pietro a Roma. Immaginiamo che Paul Doumer, l’allora presidente di Francia , faccia demolire la cattedrale di Notre Dame a Parigi. Immaginiamo che il maresciallo Pilsudski faccia distruggere il santuario di Jasna Gora a Czestochowa. Riusciamo a immaginare una cosa del genere? No. (…) E gli abitanti di Mosca che dicono (a quel tempo sono tre milioni)? Dopotutto si sta buttando giù il loro San Pietro, la loro cattedrale di Notre Dame, il loro santuario di Jasna Gora. Che dicono? Non dicono nulla. La vita continua. La mattina gli adulti vanno al lavoro, i bambini a scuola, le nonne si mettono in coda. Ogni giorno qualcuno viene portato via di casa, un conoscente e’ prelevato sul lavoro, un vicino sparisce. E’ la vita”.

Credo che l’assenza della classe media (capace di indignarsi per le scappatelle del premier come delle molestie del direttore del giornale dei preti) in Russia sia sempre un lascito dei comunisti. Molti imprenditori e commercianti infatti fuggirono durante la rivoluzione e gli altri furono fatti fuori. Come ricorda un mio caro amico socialista, alla fine del franchismo la Spagna si trovò con industria e commercio. Alla fine dell’Unione sovietica, il paese si trovò con i negozi vuoti.

L’assenza della classe media, l’ho percepita al cimitero Troekurovo, dove in pochissimi abbiamo festeggiato il mancato cinquantunesimo compleanno della Politkovskaja. Familiari a parte, eravamo più italiani che russi. Ci sarà più gente il 7 ottobre, ci hanno assicurato. E nel 2010 spero che il “turismo responsabile” di Annaviva (e “Critica sociale”) riesca a organizzare un altro viaggio in Russia in quella data.

Ma voglio chiudere questo shangai di sensazioni con qualche nota positiva.

Gli incontri con la redazione della Novaja Gazeta e con i dirigenti dell’ong Memorial, mi hanno veramente aperto il cuore.

Persone gentili e di buon senso, felici che qualcuno venuto da lontano si interessasse alle loro battaglie per la libertà di stampa e per la memoria. Sono due facce della stessa medaglia l’organizzazione che si batte per i diritti umani e il giornale di Anna che fa informazione senza dover rispondere al putinismo imperante. Rappresentano davvero l’altra Russia, minoritaria fin che si vuole, ma coraggiosa, ardita. La mia formazione gobettiana mi ha fatto pensare a Rivoluzione liberale il giornale torinese che sfidava il fascismo negli anni della sua nascita. C’era già stato l’assassinio di Matteotti ma tanti italiani stavano in silenzio di fronte alla violenza fascista, ai soprusi della camice nere, alle botte ai manifestanti, alle sedi sindacali e di partito violate da sgherri tollerati dalle autorità. Piero Gobetti e pochi altri avevano capito da subito cosa sarebbe diventato il regime mussoliniano. Non avevano avuto bisogno delle leggi razziali e dell’entrata in guerra per capire dove avrebbe condotto il Paese. Erano pochi gli antifascisti al tempo. Sono pochi gli antiputiniani in Russia oggi. Ma io sono certo che un giorno vinceranno e che il 7 ottobre di ogni anno tante persone si raduneranno per ricordare Anna Politkovskaja, martire della libertà.