La frase sessista e machista del piccolo tiranno russo Vladimir Putin sulle Pussy Riot (“potevano restare a casa a cucinare”) si commenta da sola.
Ricorda non casualmente quella che il macellaio messo – da Putin – a guidare la Cecenia (Ramzan Kadyrov) aveva dedicato ad Anna Politkovskaja dopo il suo assassinio (“avrebbe fatto meglio a restare a casa a fare la casalinga”).
Veramente patetici.
Le due ragazze mandate ai lavori forzati per un concerto anti putiniano in chiesa non sono intanto state giudicate dal Parlamento europeo meritevoli del Premio Sakharov. Quest’anno è di moda ll’Iran.
Giusto per fare capire ai burocrati europei come funzionano le carceri russe, basti sapere che Nadia Tolonnikova, una delle due Pussy Riot, è stata messa nella stesa cella con la giovane neonazista condannata per omicidio dell’avvocato (anche di Anna Politkovskaja e della famiglia Kungaev) Stanislav Markelov.
Il tutto mentre uno dei leader della dissidenza putiniana, Serghei Udaltsov del Fronte di Sinistra rischia l’arresto.
Ma non ditelo a Bruxelles.
Ad maiora