Falcone

Viaggio in Sicilia. Boicottando la mafia con Addiopizzo

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Si può visitare Palermo  e ignorare il fenomeno mafioso? Forse sì, ma lo riterrei moralmente discutibile. E così, visitando il capoluogo siciliano con mia figlia, non ho potuto esimermi dall’affrontare questo tema nel nostro tour in città.

Per farlo, mi sono appoggiato a un’ottima guida turistica, “Viaggio in Sicilia”, scritta da Pico di Trapani. È un volume edito da Navarra che spiega i “luoghi del turismo responsabile” a Palermo e nella sua provincia. Il libro è di Addiopizzo, associazione (anzi, Comitato) che, da 10 anni, sta combattendo una delle piaghe che feriscono l’isola. Addiopizzo ha creato anche Addiopizzo Travel, tour operator che “propone di visitare la Sicilia scoprendone le sue bellezze storiche e artistiche, e di seguire le tappe della storia della lotta alla mafia”, il tutto utilizzando anche le imprese che si rifiutano di pagare la tassa mafiosa e che coraggiosamente rendono pubblico questo loro gesto di affronto.

Dignità

Viaggio in Sicilia parte raccontando come sia nato il movimento Addiopizzo: con adesivi attaccati ovunque a Palermo nei quali era scritto semplicemente “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Non solo quegli adesivi sono ancora in giro, ma si trovano negozi che sulla vetrina mostrano il logo di Addiopizzo-consumo critico.

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Chi fa acquisti da quegli esercenti (e imprese) sa che sta aiutando chi si ribella al regime mafioso. Sono più di 900 attualmente gli imprenditori coinvolti. Per trovare tutti i prodotti delle imprese non-mafiose, noi siamo andati direttamente all’Emporio di Addiopizzo che si trova nel centro di Palermo, in corso Vittorio Emanuele 172. Qui abbiamo fatto gli acquisti di prodotti da regalare una volta tornati a casa. Quale migliore pubblicità per l’isola?

Pane, panelle e giustizia

Sempre seguendo le orme della guida abbiamo mangiato (per ben due volte) all’Antica Focacceria San Francesco, nella bellissima piazza dedicata al Patrono d’Italia.

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La Focacceria è una tappa culinaria fondamentale per chi va a Palermo. Perché è un punto di ristoro storico (1834, la data di nascita) e per la qualità del suo cibo (anche vegetariano). Ma c’è un elemento in più che vi deve portare da queste parti se passate da Palermo. Il fatto che la famiglia che gestisce questo posto abbia rifiutato (nel 2005, non nel secolo scorso) di pagare il pizzo e di assumere mafiosi tra i suoi lavoratori. Non solo. Racconta Pico Di Trapani: “Vincenzo Conticello, il fratello maggiore dei due eredi della Focacceria, rifiuta seccamente ogni proposta: non ci pensa due volte e va dritto dai Carabinieri per denunciare l’estorsione. (…) Le indagini di magistratura e Carabinieri, grazie alle rivelazioni di Vincenzo, portano in pochi mesi all’incriminazione di Franco Spadaro, figlio di Massimo Spadaro e nuovo reggente della famiglia mafiosa che controlla il quartiere della Kalsa, e di altri due suoi affiliati. Vincenzo diventa rapidamente un’icona dell’antimafia per la sua decisione di collaborare con la giustizia di Stato. I media nazionali e locali lo immortalano, nel corso del processo mentre punta il dito contro l’estorsore che ha provato a minacciarlo (uccidendo anche il cane di famiglia, Ndr). L’immagine fa subito il grio d’Italia, diventando un simbolo dell’opposizione cittadina alle vessazioni di Cosa nostra. La fine di questa storia è positiva sotto tutti i punti di vista. Alla fine del processo, Spadaro e soci vengono condannati a più di trent’anni  di carcere. La Focacceria rilancia la sua attività commerciale e, invece di immettersi nel buco nero del pagamento del pizzo, che entro poco tempo costringe senza scampo al fallimento, riesce a portare la sua fama in tutta Italia. (…) Sfata il fatalismo pluridecennale secondo cui denunciare il pizzo porta alla rovina della tua vita e dell’attività commerciale che guidi”.

Insomma, se andate a mangiare pane e panelle, le gusterete ancora di più.

Cento passi più uno. Andate fino a Cinisi

La guida ha itinerari in città. Ma anche in provincia di Palermo.

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Inevitabile passare da Capaci quando si va o viene dell’aeroporto, con quella scritta “No Mafia” che campeggia dove la Bestia schiacciò il pulsante che fece saltare l’autostrada, uccidendo Falcone, la moglie e la scorta. Scritta, da poco risistemata proprio dai ragazzi di Addiopizzo.

Proseguendo su quel tratto autostradale a non fermandosi all’aeroporto (che ora si chiama Falcone Borsellino) si arriva a Cinisi. Il piccolo comune ha ormai fama nazionale grazie al film “I cento passi”. La visita alla Casa della Memoria Felicia e Peppino Impastato è comunque davvero toccante. Passare qualche tempo in quel luogo, parlare con i volontari che ogni giorno tengono aperta questo luogo così accogliente, riconcilia col mondo. E fa ripartire dalla Sicilia con animo più sereno.

Ad maiora

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Pico Di Trapani

Viaggio in Sicilia

Navarra Editore

Palermo, 2013.

Pagg. 158

Euro 12

 

Un doppio livello, nella storia della Repubblica

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“Doppio livello” è un libro di Chiarelettere da leggere dopo quello di Bisignani, giusto per capire – davvero – cosa sia successo in questi anni.
Il volume di Stefania Limiti (lungo 480 pagine, non poche) analizza l’influenza dei servizi segreti “deviati” e dell’intelligence americana nei tanti misteri che stanno dietro la storia della Repubblica da piazza Fontana fino agli attentati mortali a Falcone e Borsellino.
Si analizza il secondo livello occulto (spesso di matrice fascista o anti-comunista) che ha accompagnato le vicende più oscure della Prima Repubblica (con alcuni personaggi che traghettano anche nella seconda). Il tutto per destabilizzare la democrazia, per accusare la sinistra di attentati di destra, per imporre un regime.
Se nel libro/intervista di Bisignani Andreotti sembra un eroe qui appare invece come colui che ha gestito molte delle trame, non solo siciliane.
Nel volume vengono raccontate anche le azioni di gruppi terroristi (o singoli attentatori) misteriosamente nati e scomparsi (lasciando dietro morti e feriti): dalla Falange Armata a Una Bomber.
C’è anche una rilettura della storia del terrorismo rosso e nero, che a volte si rifornivano, per armi, targhe false, esplosivi etc, allo stesso “centro servizi”.
In tutto questo le indagini della magistratura sono state spesso ostacolate da chi in realtà lavorava per i servizi segreti o per gruppi massonici.
Un giorno, quando verrà tolto il segreto di stato su tanti documenti (sempre che non vengano prima distrutti), potremo forse riscrivere la storia dell’Italia repubblicana.
Ad maiora
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Doppio livello, come si organizza la destabilizzazione in Italia
Stefania Limiti
Chiarelettere, Milano 2013
Pagg. 480
Euro: 18,60

Fenomenologia del Tg4 (estivo)

So che ho già scritto sull’argomento ma, questa sera, ho avuto occasione di vedere il Tg4. Senza Fede, ma anche senza notizie.
Dopo aver riferito infatti che Berlusconi ha passato la giornata di sabato al lavoro e avergli dato spazio per attaccare a destra e a manca (forse più a manca, ma di poco) hanno fatto un pippozzo di 14 minuti sul caldo. Fa caldo a Milano, a Trieste, a Washington, a Roma, ma anche in Ungheria dove apprendiamo, stupiti, che gli ombrelloni sul Balaton chiuderanno un’ora dopo il solito. Incredibile.
Poi climatologi vari che ci dicono che fa caldo.
Una breve pausa nel cazzeggio ci da un vivo più muto sul danneggiamento delle statue di Falcone e Borsellino a Palermo (senza precisare se a opera di giovani mafiosi o di anziani accaldati) e finalmente un servizio normale su un omicidio nel milanese.
Basta così. Le notizie finiscono li’.
Poi riprende la parte vacanziera del giornale: il traffico, quelli che ballano waka waka a Varazze (“malgrado i 33 gradi”), quelli che vanno con gli infradito in montagna, quelli che invece vanno a Formentera (con tanto di inviata al seguito), poi Capri – amatissima dal Direttore – con la vita mondana di una volta, ma anche Ischia, dove grazie a Tullio De Piscopo, “ieri sera ballavano tutti”, e ancora Ostia Antica con tanto di premio a Gianni Letta, ovviamente intervistato, sorridente.
Insomma, Minzolini può ancora migliorare.

Ad maiora