Haiti, il colera, gli untori e il voto

In questi giorni i media di tutto il mondo si scandalizzano per quella che viene definita “caccia all’untore”. Ad Haiti, soprattutto nelle città del nord dell’isola, sono iniziate infatti pesanti contestazioni ai danni dei soldati dell’Onu. La missione, di cui parlammo qualche post fa, si chiama Minustah (Missions des Nationes Unies pour Stabilitation en Haiti ) ed è ad Haiti dal 2004, quando fu spedita qui per evitare una guerra civile. Il presidente Aristide infatti, scottato da essere stato detronizzato dai militari e temendo un nuovo colpo di stato, sciolse da un giorno all’altro l’esercito.

I caschi blu in questi anni hanno stabilizzato la situazione politica (anche se a Port-au-Prince le sparatorie sono una assoluta costante del panorama cittadino). I soldati brasiliani in particolare hanno attaccato qualche anno fa il fortino delle bande armate (Cité Soleil) e ristabilito un minimo di ordine nella vita cittadina.

Dal terremoto però la missione (che è civile e militare, ma prettamente civile) non si è riconvertita per aiutare la popolazione di fronte a questa ennesima sciagura. E così, a differenza di quanto avvenne in Bosnia, il genio militare dell’Onu non si è dato da fare, ad esempio, per sistemare le infrastrutture. Anche i blindati bianchi con scritto UN transitano lungo strade devastate e guadano i fiumi dove i ponti sono crollati.

L’impressione dunque è che non ci sia molta fiducia tra gli haitiani verso i caschi blu. E forse gli stessi soldati che provengono dal resto del mondo avrebbero voglia di fare qualcosa di più per aiutare chi ha bisogno, senza girare armati di tutto punto in mezzo a baracche e tende.

Ora si sospetta che siano stati i caschi blu nepalesi a portare il colera ad Haiti. Il vibrione sull’isola mancava da sessant’anni e non si è sviluppato malgrado le drammatiche condizioni igieniche, peggiorate dal terremoto. In un libro che ho letto prima di partire (Haiti, il silenzio infranto, di Lucia Capuzzi) gli esperti delle Ong si dicevano stupiti che non fosse scoppiata un’epidemia di colera. Che invece ha preso il là non lontano da dove i caschi blu nepalesi hanno il loro quartier generale. In Nepal il colera è endemico. Il sospetto che siano stati i nepalesi a portare questa malattia sull’isola non è stata diffusa da qualche blog locale ma dal portavoce dell’Onu ad Haiti (smentito, a stretto giro di comunicati stampa, dalla Minustah: ma ormai il danno era fatto).

Secondo elemento che molti osservatori stranieri sembrano dimenticare di fronte all’escalation di violenza anti-Onu sull’isola sono le elezioni. Il 28 novembre ci sarà il primo turno delle presidenziali e si rinnoverà il parlamento. I candidati sono 19 e al ballottaggio andranno solo in due. Molti hanno quindi interesse a destabilizzare la situazione, a sobillare gli animi per ottenere voti o quantomeno posti di potere.

Da qui a quando si apriranno le urne, la situazione non potrò che peggiorare. Soprattutto se il numero dei morti per colera continuerà a crescere ogni giorno.

Ad maiora

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