Domani la 5.30 una corsa per riprendersi la città 

Da dove parto a scrivere questo post? Dal libro sulla 5.30 o sul fatto che domattina la mia sveglia suonerà alle 4.30 e alle 5.30 sarò lì a correre con la mia maglia azzurra di ordinanza?  
Iniziamo da questo ultimo dato. 

Sono quattro anni ormai che mi sono messo a correre in modo serio. Ho una grande allenatrice (Irene Petrolini) e ho trovato tanti amici con la mia stessa passione. In questi anni ho partecipato a decine di gare, ma quella che sento più mia è di sicuro la 5.30. Perché non è una gara (non si ha il pettorale) ma una esperienza, alla scoperta di una città che, una volta l’anno sento davvero mia. Domani si partirà dai Giardini Montanelli e dopo essere andati verso il centro si tornerà alla base, a mangiare frutta fresca (perché questa corsa è stata inventata da un pubblicitario e da una nutrizionista). Attraversando una città deserta e appropriandosene. E facendo una colazione sana.

Già ma perché a quell’ora?

Qui mi vengono in soccorso le parole del libro “5.30, ricette ed esperienze da un evento di successo” scritto da Francesca Grana, Sabrina Severi e Sergio Bezzanti (lui diventato, a suon di interviste, davvero un amico): “La scelta di quest’orario apparentemente insolito non è l’ultimo ritrovato per apparire stravaganti e rendere il nostro progetto appetitoso, semplicemente rispecchia il modo in cui siamo abituati a vivere: cena leggera e poi a letto presto, sveglia prima dell’alba e giornata inaugurata con una corsa o una passeggiata nella città che ci ospita o quel momento”.

E le città attraversate dalla Run 5.30 sono sempre di più. Si è partiti da Modena nel 2009 è ormai ci sono tappe anche nel Regno Unito e negli Usa.

Torno sul libro (davvero dettagliato, franco e interessante) per spiegare la filosofia di questa corsa mattutina: “Run 5.30 è la riproposizione di un’abitudine ormai consolidata, che ci permette di ricavarci un momento tutto per noi, prima di buttarci a capofitto nell’ennesima giornata che sappiamo già essere piena di impegni lavorativi e famigliari. Un momento in cui è possibile goderci la città silenziosa e senza traffico, guardandola da un’altra prospettiva. Un momento per guardarci dentro, prima di indossare le maschere imposte dalla quotidianità. Non siamo l’ennesima fun race di colore, eppure i partecipanti alle tappe della 5.30 ci hanno sempre accolto col sorriso in tutte le città in cui abbiamo corso insieme. È la gioia di condividere l’inizio di un nuovo giorno”.

Una gioia che domattina proverò per l’ennesima volta. Gridando come un bambino attraversando la Galleria Vittorio Emanuele invasa solo di gente in maglia azzurra e con il sorriso sulla faccia. 

Per questo domani mi sveglierò presto. Perché la 5.30 è qualcosa più di una corsa. Vedo che qualcuno sta provando a copiarla. Ma la passione di chi l’ha inventata (che si percepisce a ogni riga del libro) difficilmente è in commercio.

Ad maiora

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Francesca Grana, Sabrina Severi, Sergio Bezzenti

5.30, ricette ed esperienze da un evento di successo

Edizioni Correre

Pagg. 240

Euro 18

Spezzatino elettorale (racconto semiserio su calcio e politica)

Stamattina venendo a Empoli ho sentito in radio il Ministro dell’Interno annunciare che avrebbe chiesto al governo (di cui è parte) di votare non solo la domenica ma anche il lunedì per le prossime tornate elettorali amministrative.

Il Ministero dell’Interno, se non ricordo male i miei studi giuridici, è proprio deputato a organizzare le elezioni. E sul sito del Minstero il 5 giugno è indicata come data unica del prossimo voto.

Dato che sono passato dal bordocampo della politica a quello del calcio, mentre attraversavo la Variante di Valico, ho immaginato un Renzi che innervosito con Alfano, per questa uscita, decide di togliergli l’organizzazione delle prossime amministrative. E di affidarle alla Lega Calcio, anzi a Infront, che ora è controllata dal colosso cinese Wanda. E visto che i cinesi cominciano anche in Italia a contare sia a livello elettorale (vedi primarie milanesi) sia calcistico (acquisizione dell’AC  Milan) tutto avrebbe, pur nella finzione di questo canovaccio, un senso. 

Dunque Infront-Wanda, con la consulenza della Lega di Serie A, avvia le pratiche per organizzare al meglio il prossimo election Day. 

Hai detto Day?, chiederebbe subito uno dei dirigenti Infront. 

Sì, day! Non le piacciono questi anglicismi?

No, no – risponderebbe la controparte – vorremmo solo fosse trasformata in days

Perché ?

Perché il pubblico a casa ha diritto di seguire le elezioni nella varie città in prima serata. Così facciamo contenti tutti (anche le TV a pagamento che questo pubblico lo coccolano).

Ah!, come succede per il calcio dove persino l’ultima giornata di campionato, domani, non ha più la contemporaneità, senza alcuna partita la domenica alle 15.

Ma sì, sono cose superate quelle! Il pubblico vuole lo spettacolo. Vuole seguire da casa le sfide. Così anche se poca gente partecipa al voto, noi facciamo un grande show e tutti sono contenti.

Seguendo questa logica, le prossime giornate elettorali potrebbero essere ridotte a spezzatino, esattamente come succede per il calcio di casa nostra (con stadi deserti e tanti soldi alle squadre che arrivano dalle TV a pagamento, con bandi di gara che avete visto poi come sono state organizzati).

Ecco la mia surreale proposta:

Venerdì 3 giugno alle 18 spoglio elettorale di Cagliari.

Alle 20.45 di Bologna.

Sabato 4 giugno, ore 18 spoglio elettorale di Trieste.

Alle 20.45 si aprono in diretta TV le urne di Milano.

Domenica 5 giugno alle 12.30 spoglio elettorale di Torino.

Alle 18 di Napoli.

Alle 20.45 il gran finale con l’apertura delle urne di Roma, la partita più attesa.

Ovviamente la prima intervista al vincitore (anche parziale) va fatta fare in esclusiva alla pay-tv che ha vinto la gara per i diritti sportivo-elettorali.

Fantasie da Variante di Valico. O incubi dietro l’angolo?

Ad maiora

Gli imprendibili

Il libro è rimasto nella mia libreria a lungo. Un saggio di quasi 500 pagine va letto solo a casa e spesso in questo periodo sono in giro. E poi solo dopo averlo comprato mi sono accorto che questa “storia della colonna simbolo della Brigate rosse” è stato scritta da un giornalista. E da giornalista (laureato con una tesi sulle Br) diffido spesso dei colleghi.E invece questo “Gli imprendibili” (DeriveApprodi) di Andrea Casazza (cronista del Secolo XIX) sui brigatisti genovesi è proprio un testo interessante e documentato.  

Anche se l’inizio è davvero respingente. Parla per decine e decine di pagine del blitz fatto nel 1979 dagli uomini del generale Dalla Chiesa contro l’Autonomia genovese. Una sorta di 7 aprile, ma meno conosciuto. Al termine di ogni pagina mi chiedevo quando sarebbe cominciata l’analisi delle terribili gesta dei brigatisti (quelli che qui uccisero l’operaio, delegato della Cgil, Guido Rossa).

Dopo un centinaio di pagine Casazza stringe il bersaglio sulle attività di quella che fu una delle colonne più attive e sanguinarie della (irregimentata) struttura delle Br: rapimento Sossi (molto simile a quello D’Urso, cui ho dedicato la tesi), omicidio del giudice Coco e della sua scorta, il sanguinoso blitz in via Fracchia

Tutto ben scritto e documentato. Senza perdersi in commenti o in analisi sentimentali (anche se fino troppo spietato verso il Pci).

Nel finale (dopo aver raccontato la fine della colonna, azzoppata dai pentiti) Casazza torna a occuparsi dell’operazione dei carabinieri contro quell’area politica dell’estrema sinistra che non entrò nelle Br ma che venne criminalizzata e spenta proprio dall’attività giudiziaria e investigativa. Non riuscendo a trovare i veri assassini (da cui gli Imprendibili del titolo) le autorità iniziarono una pesca a strascico che portò in galera tante teste calde che però non avevano mai preso in mano una pistola.

E così l’ultimo capitolo è dedicato alla storia di quanti finirono, innocenti, in carcere è una volta scontata la loro pena, chiesero la revisione del processo, per far sapere a tutti (o meglio ai loro cari perché il resto del Paese ormai era distratto) che non c’entravano nulla con quella scia di sangue e anche per ottenere un risarcimento per l’ingiusta detenzione.

Casazza racconta in particolare la battaglia intrapresa da Giorgio Moroni che, tra il giorno dell’arresto alla revoca della sentenza di condanna, lotta 13 anni per ottenere giustizia, per farsi cancellare la condanna. Il carabiniere che lo arrestò (Michele Riccio, condannato poi per detenzione e spaccio di droga) è andato in pensione. Col grado di generale.

E le ultime righe del libro spiegano il perché il giornalista genovese abbia voluto, nel raccontare la storia dei brigatisti che hanno insanguinato la sua città, insistere sulla persecuzione di quanti, chiamiamoli Autonomi, con le Br non hanno avuto a che fare: «Il “metodo Riccio” non ha solo aperto le porte del carcere a persone innocenti, ha contribuito a sedare, con la benedizione di tutti i partiti allora presenti in Parlamento, la partecipazione all’elaborazione di nuovi progetti politici. In questa prospettiva il blitz del ’79 non solo ha tagliato fuori dalla vita politica una intera generazione, ha anche spento gli ultimi fuochi di rivolta giovanile, l’idea che sia possibile costruire un mondo migliore. Negli anni a seguire e sino a oggi, depennati gli inutili e pericolosi anarco-brigatisti, ai giovani è rimasta l’imbottitura dei piumini da paninaro e il ruggito sdentato di timide pantere. Oltre a una generale, sovrana indifferenza verso il destino comune. E per tutto questo non esiste risarcimento possibile».

Un po’ quel che successe nel luglio del 2001, sempre a Genova.

Ad maiora

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Andrea Casazza

Gli imprendibili

DeriveApprodi

Roma, 2013

Pagg. 491

Euro 25

Addio a Imre Kertész, l’uomo con un destino 

Essere senza destino, il libro di questo testimone ungherese della Shoah l’ho letto in questi giorni, approfittando dei lunghi spostamenti al seguito dell’Under 21. E proprio oggi, a Budapest, lo scrittore è morto, dopo aver per anni lottato contro il Parkinson. Aveva 86 anni.

Essere senza destino, è il libro capolavoro di Imre Kertész, quello che gli ha fatto conquistare nel 2002 il Premio Nobel per la Letteratura. Un libro autobiografico sulla sua esperienza nei campi di sterminio, dapprima ad Auschwitz e poi a Buchenwald, dove fu liberato. 

Essere senza destino è uno dei più particolari libri sulla Shoah che abbia mai letto. Perché Kertész ha mantenuto nell’affrontare questa incredibile tragedia lo sguardo del ragazzo che entrò nei campi di sterminio: le sue descrizioni sono sempre più stupite che rabbiose, e a volte persino minimaliste. Anche l’ultimo capitolo sul suo ritorno in patria, con gli ungheresi che in pratica non gli credono, è raccontato senza rabbia, quasi solo con amarezza. Quando torna nella sua vecchia casa di Budapest, ormai occupata da sconosciuti, si ferma, ad esempio, a parlare coi suoi (ex) vicini di casa, dove inizia una breve, imbarazzante, conversazione: «”E In generale, ho aggiunto, io non mi sono accorto degli orrori”, e allora li ho visti tutti piuttosto sbalorditi. Cosa significava  che “non mi ero accorto”? Ma a quel punto ho domandato cosa avessero fatto loro in questi “tempi difficili”. “Be’… Abbiamo vissuto” ha risposto il primo con aria pensierosa. “Abbiamo cercato di sopravvivere”, ha aggiunto l’altro».

 Il libro non trovò per anni editori in Ungheria e Kertész, non amato dal regime comunista ungherese, è diventato noto al grande pubblico solo dopo la caduta del Muro.

Se non l’avete ancora letto, fate un salto in libreria o biblioteca e cercate Essere senza destino. In Italia è edito da Feltrinelli.

Ad maiora

Oggi mi scrive una nuova amica: Elizaveta…

Spam, mal tradotto…

Ad maiora

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Hi,. sono Elizaveta. Sono socievole, ragazza interessante, ma io sono molto sola, purtroppo. Nella vita reale, non riuscivo a trovare un compagno, e cerchero di farlo su Intern. Vi diro di piu su di me in queste lettere. Non avevo mai avuto datazione su Internet. Recentemente ho imparato che si puo trovare un sacco di amici su Internet. Cosi ho deciso di cercare di trovare il suo destino come ha fatto per molte donne in tutto il mondo. Come ho detto Il mio nome e Elizaveta, Io vivo nella citta di Tollyati – una piccola citta in Russian Federation. Sono ragazza molto timida, e se io vi ho amato, che ti chieda domande, ho sempre risposto. Mi piace fare sport, costretti ad andare in palestra piu volte alla settimana. A volte mi trovo a visitare la piscina. Atteggiamento negativo per sigarette. Ma a volte non mi posso permettere di rilassarsi in compagnia di amici. Vivo da solo per molto tempo. E spero che avremo presto conoscere e di diventare piu. Ho anche allego la mia Photo, spero piaccia. Inoltre, assicurarsi di inviarmi la vostra Foto. Non vedo l’ora di attendere la sua risposta alla mia lettera : Scrivi a me con il tuo nome, in modo da poter correttamente riferimento a te. Un giorno saro in grado di effettuare una chiamata. Mi auguro che saremo buoni amici! Essere sicuri di scrivermi.

Si prega di scrittura SOLO alla mia privato email…

Vorrei anche rispondere immediatamente quando vedo la vostra lettera. La tua nuovo amica Elizaveta!