Televisione

Autocontrollo

Soggetti dalla forte volontà  individuale non sono buoni consumatori. La capacità di resistere alle tentazioni, infatti, va a discapito della propensione al consumo. Il trucco per allevare bramosi consumatori consiste dunque nello sfavorire e impedire un pieno sviluppo delle aree celebrali che presiedono all’autocontrollo.

Come si fa? Semplice, basta minare fin da piccoli la capacità di regolare l’attenzione creando un ambiente distraente e iperstimolante. Le aree celebrali che regolano l’attenzione sono infatti le stesse che presiedono l’autocontrollo. La tecnologia per fare tutto questo esiste già da un pezzo. Si chiama televisione, internet, social network: gli strumenti di “distrazione di massa”. Se la tecnologia non va demonizzata, bisogna però essere consapevoli degli effetti inopportuni che produce. Occorre farne un uso consapevole.

Pietro Trabucchi, Tecniche di resistenza interiore, Mondadori 2014

La serialità televisiva: protagonisti gli antieroi

Ecco una tesi che analizza una delle più interessanti novità della tv di questi anni: le serie televisive che, soprattutto negli Stati Uniti, hanno cambiato (e stanno cambiando) la narrazione televisiva.

Di questo si occupa la tesi di Martina Lattuada che analizza le serie televisive che in questi ultimi anni hanno avuto maggior successo: da Grey’s Anatomy a House of Cards, da Game of Thrones a Breaking BadIl meccanismo di racconto passa per protagonisti che sono antieroi, personaggi non perfetti e spesso con una morale tutta loro. Molti di questi eroi hanno anche dei lati oscuri che emergono puntata dopo puntata, serie dopo serie. Non sono racconti reali, ma rappresentazioni realistiche nelle quali ci si può confrontare e, perché no, immedesimare.

La tesi si conclude con l’analisi di Once Upon a Time, serie che rappresenta appieno la nuova serialità televisiva per “raccontare la vita segreta dei personaggi delle fiabe”, come spiegano gli autori. Insomma, come spiega la studentessa, la serie riesce ad attualizzare- senza stravolgere- le più note narrazioni fiabesche, intramontabili trampolini di crescita per tutti noi.

Ad maiora

La guerra mediatica: il ruolo delle televisioni e dei social media nel conflitto in Siria

Carola Aresi in questa tesi in discussione in questi giorni alla Statale di Milano affronta la novità dei conflitti moderni: non più la sola televisione, ormai entrata a pieno titolo nei protagonisti bellici, ma anche i social network. La connessione tra questi due media crea dei meccanismi di informazione spesso. Ma anche di disinformazione.

La laureanda ha analizzato in particolare casi nei quali sono state date notizie che sembravano far ricadere tutte le colpe sul governo di Damasco. E quando sono giunti nuovi elementi che invece spostavano la bilancia delle responsabilità verso i ribelli, si è taciuto o quasi. L’attenzione della Aresi si è concentrata soprattutto sulla strage di Houla del 25 maggio 2013 e sull’attacco chimico a Ghouta (del 21 agosto 2013).

L’analisi televisiva verte soprattutto su Cnn e Al Jazeera, due emittenti concorrenti ma le cui linee editoriali, spiega la Aresi, sono ormai, in questo scenari, convergenti.

Ad maiora

Il nuovo format televisivo: il caso X Factor

La tesi di Nicole Mattuzzi, in discussione in questi giorni alla Statale di Milano, analizza il ruolo dei format nella televisione moderna. I programmi in serie stanno a testimoniare un mondo globalizzato anche sul fronte televisivo, con un vero e proprio mercato dei format che vengono venduti in tutto il mondo è adattatati alle esigenze locali.

La Mattuzzi spiega come si sia evoluto negli ultimi anni il format passando da quello che ha l’obiettivo di insegnare a quello che coinvolge e che permette una interazione.

In questo senso X Factor (format passato dalla Rai a Sky) è un ottimo esempio di programma flessibile, capace di essere fruito su più piattaforme. Con la digitalizzazione e la frammentazione del mondo televisivo format come questo hanno una importante funzione: trattengono il telespettatore, coinvolgendolo nella trasmissione. Sono i cosiddetti programmi-brand che fungono da marchi di riconoscimento utili per i prosumer, consumatori che partecipano attivamente alle scelte dei produttori, influenzando programmi e società. Funziona ormai non solo per i nativi digitali.

Ad maiora

La televisione francese nel 2013: un’analisi dell’offerta proposta, della regolamentazione legislativa e dei telegiornali

Come funziona la tv francese? Lo spiega, con dovizia di particolari la tesi (in discussione in questi giorni in Statale) di Lucia Bellezze, studentessa che ha approfittato del periodo di Erasmus per analizzare la televisione d’oltralpe.
La tesi parte dalle differenze tra la tv italiana e quella francese, per poi spiegare come sia diversa l’offerta dei nostri cugini anche in considerazione dell’esistenza della France d’Outre-mer che richiede una televisione e una programmazione ad hoc.
Viene quindi spiegato il funzionamento dei canali nazionali (da Tf1 a La Cinquième, da Canal Plus a M6) ma anche, appunto, di quelli d’oltremare (da Guadeloupe 1ère a Nouvelle Calendonie 1ere).
Interessante la parte in cui la Bellezze pone a confronto e analizza un periodo di tv italiana e tv francese. Anche in quest’ultima la prevalenza di politica nazionale toglie spazio al resto delle notizie. Là ci si basa molto su lunghe interviste, capaci di affrontare con più profondità gli argomenti trattati.
Il sensazionalismo comunque ha contagiato anche i colleghi francesi.
Insomma, strutture diverse per questi due mondi dell’informazione televisiva. Vicini, non solo geograficamente.
Ad maiora