Stefano Massini

Anna Politkovskaja a fumetti: la storia continua

“Anna Politkovskaja è diventata una figura eroica. Eppure, lei faceva soltanto il suo mestiere: la giornalista”. Così, in poche parole, Ottavia Piccolo descrive la cronista russa assassinata da sconosciuti, a Mosca, nel 2006. Poche parole per raccontare una lunga storia che la stessa Piccolo ha reso viva col suo spettacolo teatrale (Donna non rieducabile, di Stefano Massini, in scena all’Elfo Puccini di Milano fino al 3 aprile). E di cui l’associazione Annaviva cerca di tenere accesa la fiammella del ricordo, della memoria.

In questi anni mi sono chiesto come allargare il più possibile la conoscenza della storia di Anna, che ha un valore simbolico, iconico. Da qualche settimana ho tra le mani una delle possibili risposte: un fumetto che racconta la storia della giornalista russa. “Anna Politkovskaja”, si intitola. L’hanno scritta e disegnata Francesco Matteuzzi ed Elisabetta Benfatto per i tipi del Becco Giallo. La casa editrice sta cercando di tenere viva, col fumetto appunto, la memoria di fatti tragici come l’omicidio della Politkovskaja, quelli di Aldo Moro e di Ilaria Alpi, ma anche sulla Moby Prince.

Hanno creato un sito apposito sul libro e sulle sue presentazioni del libro su Anna:

http://annapolitkovskaja.beccogiallo.net/

Il volume, da comprare e leggere, è accompagnato dalla prefazione della Piccolo di cui ho riferito prima e da un’intervista a Paolo Serbandini, autore di un bel documentario sulla tragica fine della Politkovskaja (211: Anna). Nella parte non andata in onda in televisione – perché fatta tagliare – Serbandini ricorda le parole della giornalista russa: “Un giorno, ne sono sicura, ci sarà un Tribunale internazionale sulla Cecenia, e quel giorno Berlusconi entrerà nella storia come amico di un criminale”. Più di uno, temo.

Ad maiora

Francesco Matteuzzi ed Elisabetta Benfatto

Anna Politkovskaja

Becco Giallo

Pagg. 127

Euro 14

 

Ottavia Piccolo riporta in vita Anna Politkovskaja a teatro

Torna a Milano da lunedì 21 marzo a domenica 3 aprile al rinnovato teatro Elfo Puccini Donna non rieducabile, il monologo di Ottavia Piccolo su Anna Politkovskaja. Torna perché andò in scena (ed ebbe un immediato, clamoroso successo) all’ex Paolo Pini nel 2007 grazie alle donne di Usciamo dal silenzio. 5 anni dopo l’impunito omicidio, la storia della giornalista della Novaja Gazeta è ancora purtroppo attuale perché, malgrado la repressione militare, non sono stati fermati i terroristi ceceni. Anzi, la cecenizzazione si è ormai diffusa in tutto il Caucaso se è vero che sono parecchie ormai le repubbliche instabili. Ma i giornali, come ha giustamente sottolineato l’autore del testo teatrale Stefano Massini, si occupano di Gullit e della squadra di calcio di Kadyrov, non delle sue milizie. Lo stesso Massini spiega che ha voluto concentrarsi sul caso della Politkovskaja perché i riflettori accesi su di lei all’atto dell’omicidio, poi si sono subito spenti. Colpa di quel “ripostiglio ceceno” denunciato dalla stessa giornalista.

Lo spettacolo teatrale è di una forza estrema. Sul palco (con la bravissima arpista Floraleda Sacchi) la Piccolo rappresenta appieno quella donna non rieducabile che e’ stata la cronista della Novaja uccisa per il suo lavoro. La regia di Silvano Piccardi è essenziale, anomala in un periodo di esibizionisti, anche a teatro. Ma come spiegava ieri, alla presentazione la forza delle parole e degli attori devono (o almeno dovrebbero) riempire la scena, senza bisogno di “far vedere case che crollano”. Questo è il teatro, che ormai molti confondono con la televisione.

Chi non ha ancora visto Donna non rieducabile ci vada. Chi l’ha visto all’ex Paolo Pini ci torni. La forza dello spettacolo è ancora maggiore grazie all’interpretazione della Piccolo che ha reso davvero viva Anna Politkovskaja.

Ad maiora

Ottavia Piccolo in

Anna Politkovskaja, Donna non rieducabile

Di Stefano Massini

Regia di Silvano Piccardi

Direzione tecnica: Katia Antonelli

Elfo Puccini, sala Fassbinder

21 marzo – 3 aprile

Prezzo: da 15 a 30 euro.

www.elfo.org

Noi siamo noi (dimenticando il sempre attuale Marchese del Grillo)

Casalecchio di Reno, 35mila abitanti alle porte di Bologna.
Era noto fino a qualche anno fa solo per la strage causata – nel 1990, ma sembra passato un secolo – da un aereo militare finito in una scuola: salvo il pilota (catapultatosi fuori prima dell’impatto ma assolto nei successivi processi perche’ “il fatto non costituisce reato”) morti invece 12 ragazzi, 88 i feriti (la stragrande maggioranza con danni permanenti).
Dal 2005 la cittadina ospita una due giorni di incontri che si intitola ‘Politicamente scorretto’. Viene curato da Casalecchio delle Culture in collaborazione con Carlo Lucarelli e l’associazione Libera. L’idea e’ quella di mettere a confronto gli scrittori di noir con la realtà.
Al centro del confronto quindi soprattutto le mafie e anche le loro infiltrazioni al nord e come fermarle.
Ieri si e’ parlato anche di Anna Politkovskaja (con lo spettacolo di Stefano Massini “Donna non rieducabile”, interpretato ancora una volta in modo superbo da Ottavia Piccolo) e di “meschinopoli”, con giornalisti e intellettuali a confronto sul tema: si e’ toccato il fondo? La risposta e’ stata, ahinoi, negativa.
Personalmente il dibattito che mi ha incuriosito e interessato di più e’ quello dal titolo “L’Emilia Romagna incontra la Sardegna”. Ossia scrittori delle due regioni a confronto.
L’aspetto legalitario e connesso alle mafie e’ stato affrontato da Eraldo Baldini che ha raccontato come interi quartieri e negozi lungo la Riviera romagnola siano già stati colonizzati e che presto, quando verranno messe all’asta, le mafie potranno mettere le mani/zampe anche sugli stabilimenti balneari.
Ma sono gli scrittori sardi (Marcello Fois, Francesco Abate, Flavio Soriga e la schioppettante Michela Murgia) che – pur mettendo in evidenza le differenze tra le varie zone dell’isola – hanno ragionato sul concetto di “noi”.
Un concetto che, a loro dire, deve essere inteso come includente e non come escludente. Che sia un ponte e non un muro, per richiamare il grande Langer.
Ed e’ curioso (ma forse anche logico) che questo appello venga da una delle regioni con più forte la cultura identitaria.
Un elemento sul quale riflettere anche quassù al Nord.
Sperem!

Ilja ricorda sua mamma: Anna Politkovskaja

Grazie al Premio Ilaria Alpi e all’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, ieri ho passato una giornata con Ilja Politkovskij, il figlio di Anna. (Anche per questo non ho avuto il tempo di andare a festeggiare il genetliaco di Putin…).

Avevo già incontrato Ilja lo scorso anno a Mosca, nel giorno di quello che sarebbe stato il compleanno della madre (30 agosto) e qualche mese fa alla manifestazione nazionale di Libera a Milano. E’  infatti diventato rappresentante russo di Flare Freedom, l’organizzazione internazionale creata da Libera – convinta che la mafia non si possa più combattere solo tra i confini patrii (dato che l’abbiamo esportata in ogni dove, come si può scoprire leggendo l’ultimo libro di Francesco Forgione).

Ieri Ilja  (insieme a Gerardo Bombonato e Mimmo Candito) ha partecipato a due incontri dedicati alla madre – e alla libertà di stampa – tra Riccione (davanti agli studenti delle superiori) e Rimini (al Teatro degli Atti, prima del bel spettacolo di Ottavia Piccolo, “Donna non rieducabile”).

Il figlio di Anna ha nel corso di questi quattro anni dall’assassinio della madre, maturato una posizione sempre più netta sul suo Paese. Come sua sorella Vera, continua ad avere fiducia nella giustizia anche se il tempo passa e nessuno ha ancora pagato per quel terribile delitto.

Ma è diventato più critico. Quando i ragazzi (informati – temo – più di molti parlamentari italiani) gli chiedono se ci sia differenza tra la presidenza Putin e quella Medvedev, risponde che è più formale che sostanziale.

Gli domandano se è vero quel che diceva Putin che in Russia, fino al giorno dell’assassinio, la madre non la conoscesse nessuno. Risponde di sì, che in un grande Paese come quello dice che la notorietà si ottiene solo apparendo in tv e che su sua madre i riflettori non erano mai stati accesi. Le tv, racconta, erano state costrette a farla vedere e a parlare di lei solo in occasione del sequestro degli spettatori dello spettacolo Nord Ost. Lì la maggior parte dei russi, venne a sapere che c’era una giornalista talmente coraggiosa e famosa nel Caucaso da essere chiamata a mediare (inutilmente, purtroppo, perché entrambi le parti volevano spargere sangue).

Ilja dice che è un peccato che la madre sia più conosciuta e celebrata in Italia, Francia, Regno Unito che in patria. Spiegando che uno spettacolo come quello diretto da Stefano Massini dedicato ad Anna, in Russia non è mai stato fatto.

Il controcalendario non-putiniano realizzato dagli studenti di giornalismo di Mosca pubblicato in occasione del compleanno di Putin, offre qualche speranza che il silenzio anche da quelle parti si sia ormai incrinato.

Una delle provatorie domande dei giornalisti in erba è: chi ha ucciso Anna Politkovskaja?

Ad maiora.

Ottavia Piccolo porta la Politkovskaja a Bruxelles

Il primo spettacolo fu al’ex Paolo Pini di Milano, nel giugno del 2007. Il successo lasciò di stucco anche le donne di Usciamo dal silenzio.

Da allora Ottavia Piccolo, bravissima attrice napoletana e milanese, ha fatto molti altre ottime rappresentazioni teatrali. Ma ogni tanto, a grande richiesta, torna a “vestire i panni di Anna Politkovskaja” e mette in scena “Donna non rieducabile “ (regia di Silvano Piccardi da un testo del grandissimo Stefano Massini). Uno spettacolo teatrale che  – caso raro –  ha avuto anche (grazie alla regia di Felice Cappa) un’ottima trasposizione televisiva, con “Il sangue e la neve”: è stato mandato in onda da Palcoscenico, Rai 2, e lo potete rivedere nel cofanetto, insieme al testo, intitolato semplicemente Anna Politkovskaja, Promo Music.

Tra qualche giorno sarà il quarto anniversario dell’omicidio di Anna e lo spettacolo teatrale a lei dedicato arriverà nella capitale europea, a Bruxelles, al Parlamento. “Lì c’è già una sala stampa a lei dedicata, ricorda la Piccolo. E per noi è un onore essere stati invitati in quel luogo”.

Sarà una prima speciale, questa belga (il 6 ottobre) per un tour di cinquanta date che toccherà poi tutti i teatri d’Italia (a Milano arriverà all’Elfo, a marzo).

“Anna è un simbolo, spiega ancora Ottavia, un simbolo non solo per la Russia, ma anche per tutta Europa”. Per questo ha colto al volo l’invito a portare lo spettacolo nel cuore del parlamento europeo; un invito arrivato da David Sassoli e altri deputati che vogliono che la coraggiosa giornalista assassinata da sconosciuti, non venga dimenticata.

Ad Ottavia, che è sempre stata in prima fila in tutte le manifestazioni organizzate da Annaviva, chiedo cosa rappresenti per lei Anna Politkovskaja: “Un mito, un simbolo, una voce fuori dal coro, dice di getto. Un faro per chiunque abbia a cuore la libertà di stampa e di espressione. Lei viveva per raccontare quel che vedeva. Noi cerchiamo di non farla dimenticare”.

Ciao Anna. E grazie Ottavia.

Ad maiora.