spettacolarizzazione

Factual Entertainment, dagli zoo umani ai reality televisivi

C’erano una volta gli zoo umani, frutto esibizionista del colonialismo che portava in madre patria esemplari di “selvaggi” per mostrare come fossero incompatibili con la nostra “civiltà”. Erano soggetti da mettere in mostra per far vedere cosa fosse l’Altro, che necessitava di rieducazione.

Ora gli zoo umani sono scomparsi (quelli degli animali, purtroppo no) ma l’esposizione mediatica dell’Altro, unita alla ricerca della spettacolarizzazione di sé hanno trovato il loro sbocco naturale in tv, nei reality prima e ora nel factual entertainment, che trova la sua collocazione naturale nei canali del digitale terrestre.

Di questo si occupa la tesi di Rachele Bonzi, oggi in discussione alla Statale di Milano. Un bel lavoro (accompagnato anche da un interessante sondaggio) nel quale si spiega la genesi di questo genere di rappresentazione televisiva nel quale si mettono in mostra difetti e abilità di persone comuni, si racconta l’ordinario, esplorandone però le intimità. E’ un genere televisivo che, come spiega la laureanda, catalizza il voyeurismo diffuso, nella duplice veste di spettatore e attore, ruoli intercambiabili nella transtelevisione.

Obiettivo: cambiare. Almeno esteriormente, almeno a telecamere accese.

Ad maiora

“L’ha detto la tv”. Tecniche e modelli di persuasione televisiva

Quali sono le tecniche e i modelli per la persuasione mediatica? È questo il tema al centro della tesi di Federica Pollastrelli, in discussione in questi giorni alla Statale di Milano.
Un lavoro che parte da una forte analisi teorica, analizzando le teorie del passato fino a quelle più recenti, dall’agenda setting alla spirale del silenzio.
La tesi non ignora quanto successo in Italia in questi anni, dal caso di Berlusconi alla spettacolarizzazione che ha travolto gran parte dell’informazione televisiva italiana. Trasformando anche le tragedie in intrattenimento, con la tv del dolore.
La Pollastrelli conclude il suo lavoro sottolineando l’ossessione per il corpo, per quello femminile in particolare. Creando degli stereotipi femminili e velinizzando la presenza di molte donne in tv, anche in programmi cosiddetti seri.
Un modo per far capire come la tv, nei confronti del mondo femminile, ma non solo, modifichi il nostro modo di percepire la realtà.
Ad maiora

La cronaca nera nella giostra mediatica: il caso dell’isola del Giglio

Le notizie degli ultimi giorni (con il cedimento di uno dei cassoni che tengono a galla il relitto)  hanno riportato alla ribalta della cronaca il naufragio della Costa Concordia. Proprio la mediatizzazione di questo drammatico naufragio è al centro della tesi in discussione in queste ore alla Statale di Milano.

Raffaele Panfili parte dal passato raccontando il ruolo della cronaca nera nella stampa italiana per passare ad analizzare cosa sia diventata l’informazione nell’era dell’immagine. La spettacolarizzazione dell’affondamento della nave da crociera è al centro della tesi raccontando come il circo mediatico si sia concentrato su quanto accaduto. La focalizzazione ha trovato un perfetto capro espiatorio: il comandante Schettino, sostituito in queste ore da un altro personaggio su cui sembrano ricadere tutte le colpe del Paese: Gennaro ‘a carogna.

Un volta che il circo dei giornalisti ha tolto le tende non si ferma però  l’attenzione dell’opinione pubblica intorno al caso e scatta il cosiddetto “turismo dell’orrore”. La crescita dei giornalieri sui traghetti verso il Giglio testimonia come la tv abbia lo stesso ruolo delle lampadine per le falene notturne. Conta sola differenza che queste ultime non si fanno selfie con una nave affondata alle spalle.

Ad maiora