Roberto Jonghi Lavarini

Le dimissioni di Nicole Minetti e il Garbage Time

La galleria fotografica del Corriere.it sulla seduta del Consiglio regionale lombardo è davvero iconica e interessante.
Mai infatti le sedute del consesso regionale – nelle precedenti legislature – erano state seguite con tanta (morbosa) attenzione. Dapprima per le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto un buon numero di consiglieri. Poi per la protagonista del bunga-bunga finita in Consiglio regionale perché inserita nel listino bloccato di Formigoni.
Osservate le foto: al centro c’è l’ex igienista dentale:
http://milano.corriere.it/gallery/milano/07-2012/minetti_regione/01/minetti-regione-le-dimissioni-richieste_d5746c38-cfea-11e1-85ae-0ea2d62d9e6c.shtml#8
Finisce nel mirino dei fotografi chiunque si avvicini all’ex amica del Cavaliere che, ora si è appreso, sarebbe stata catapultata in Consiglio su raccomandazione di Don Verzè (pace all’anima sua, davvero).
Prima si diceva l’avesse indicata Silvio in persona. Ma adesso, in questa Forza Italia 2.0, si riscrive il passato come in 1984.
Ora tutti fanno a gara a chiederne le dimissioni.
Quando iniziai a seguire la vicenda Minetti ricordo che solo due persone indicavano quanto fosse inopportuna la presenza della ragazza di Colorado Café nel listino: Sara Giudice (https://andreariscassi.wordpress.com/2011/01/23/sara-giudice-lanti-minetti-non-molla/) e Roberto Jonghi Lavarini (https://andreariscassi.wordpress.com/2010/02/28/la-figa-nel-listino/).
Ora è quello che nel basket si chiama “Garbage Time”, tempo spazzatura, quello che separa il poco che rimane dalla fine di una partita.
Con un risultato già acquisito.
Ad maiora.

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Richiesta di dimissioni della Minetti: la polemica continua

Roberto Jonghi Lavarini, storico esponente della Destra milanese, aveva denunciato l’operazione Minetti ben prima che se ne accorgessero i giornali di “sinistra”. Bel prima che i magistrati mettessero sotto controllo il telefonino dell’igienista dentale del Cavaliere, messa da quest’ultimo nel listino bloccato di Formigoni.

Jonghi disse che essere “figa” non giustificava la candidatura. Non fu ascoltato. Certo, non poteva immaginare quello che sarebbe successo da lì a qualche mese. Ne fece una questione di principio.

Come continua a fare. Ha sostenuto la raccolta di firme lanciata dalla consigliera di zona Sara Giudice – di cui abbiamo parlato ieri – per chiedere le dimissioni della consigliera regionale.

Un’iniziativa che non è piaciuta ai vertici del Pdl. Ma anche ai quadri giovanili che hanno fatto uscire comunicati nei quali dicono che “la Giudice rappresenta solo sé stessa”. E proprio contro quelli si scaglia oggi l’esponente della destra meneghina, Jonghi Lavarini: “Non accetto lezioncine di politica e di morale, o peggio insulti e minacce di espulsione, da nessuno, tantomeno da certi politicanti, mediocri leccaculo, che vivono a spese dei contribuenti. Che, nella nostra battaglia di rinnovamento e meritocrazia, non siamo soli lo dimostra il penoso risultato della mobilitazione del PDL milanese, lo scorso sabato: solo cinque banchetti striminziti in tutta la città”.

Insomma, la polemica è  tutt’altro che finita.

Ad maiora.

Ps: Nel frattempo le firme sono quasi 4mila: http://www.firmiamo.it/dimissioninicoleminetti

La figa nel listino

Alla fine Nicole Minetti, colei che l’esponente della destra milanese Roberto Jonghi Lavarini ha chiamato senza giri di parole “la figa”, ce l’ha fatta. Sarà nel listino Formigoni. Non solo ci sarà. È al quinto posto della lista. Un elemento che non dirà molto a chi non abita in Lombardia. Qui infatti Formigoni e la sua coalizione potrebbe sfondare il 60%. Nel qual caso, passerebbero solo metà degli esponenti del listino, igienista dentale di-bella-presenza (sembra indicata dal presidente del Consiglio in persona) compresa. Per capirci, Giulio De Capitani, l’ottimo presidente del Consiglio regionale è solo al quattordicesimo posto. Jonghi Lavarini ha ribadito la sua perplessità, ma ha contattato la Minetti che è detta disponibile a «presenziare ad incontri e dibattiti non solo per dimostrare le mie capacità, i valori e gli ideali in cui credo, ma sopratutto per imparare sempre di più da persone preparate e competenti, questo anche se non dovesse andare in porto la candidatura a queste elezioni». Fase ormai superata, in attesa dei dibattiti.

Jonghi, unico a opporsi platealmente alla candidatura, alla fine non-capisce-ma-si-adegua per usare un vecchio slogan arboriano: «Siamo nello stesso partito, chiuse le liste dobbiamo fare squadra, navigare con la ciurma che abbiamo fatto salire a bordo, remando nella stessa direzione. Il necessario dibattito interno lo rinviamo a dopo le elezioni, insieme alla analisi dei risultati». Negli altri listini, Penati al quinto posto ha Gianni Bugno,Vittorio Agnoletto ha Margherita Hack. Ma non verranno eletti. Ci sarà solo la Minetti, trascinata dalla scontata vittoria di Roberto Formigoni.

Ad maiora