Ritengo Chi l’ha visto una buona trasmissione e sono molto legato a Federica Sciarelli.
Per chiunque abbia un parente scomparso nel nulla, ha rappresentato e rappresenta una valvola di sfogo e spesso una scialuppa di salvataggio.
A quanti criticavano la diretta nella quale la madre di Sarah Scazzi apprese della morte della figlia, facevo presente che – senza quella tramissione – su molti casi di cronaca i riflettori della cronaca e (ahinoi) della giustizia si sarebbero spenti. Uno su tutti quello di Elisa Claps, trovata, 17 anni dopo la morte, in una chiesa di Potenza.
La trasmissione si sta però trasformando in un programma che sembra sempre più concentrarsi sugli aspetti giudiziari.
Sarah Scazzi non è più una ragazza scomparsa. E’ stata purtroppo assassinata e la giustizia sta facendo il suo corso. Non si capisce quindi perché, quel programma continui a occuparsi del caso.
O meglio, lo si capisce per alcuni aspetti: come quello, mandato in onda ieri, di trovare testimoni che possano chiarire i tanti misteri del caso di Avetrana.
Ma quando, sempre ieri, un servizio si focalizza su cosa e a che ora Sarah abbia consumato il suo ultimo pasto, se un sofficino o parte di esso, alle 12.45 o dopo, per stabilire l’ora della morte, evocando anche la possibile riesumazione del corpo, si superano i confini.
Chiunque abbia seguito un processo sa che i confonti tra i periti sono molto complessi e sono appunto confronti tra esperti. Non ho mai sentito di giornalisti chiamati alla sbarra nel confronto peritale. Soprattutto nei processi per omicidio volontario.
E credo che anche trasmissioni del servizio pubblico debbano porsi l’interrogativo su cosa mandare in onda e perché.
Ad maiora.