Pesos

Visitare Cuba: da Santa Clara a Sancti Spiritus

Sveglia e colazione un po’ affrettata qui a Santa Clara.

Marta, ancora con problemi fisici malgrado i vari farmaci presi, viene infine convinta dalla padrona della nostra casa particular ad andare dall’anziana che cura i malanni premendo sul braccio. Stile agopuntura, mi spiega Wicky, che ci porta dalla guaritrice e che poi corre a lavorare.

A Marta dopo il trattamento manuale viene dato un bicchierone di acqua, limone e sale. Vedremo se il tutto avrà effetto. Intanto la registriamo come nuova esperienza.

SI RIPARTE! 

Salutiamo tutti in fretta, paghiamo 63 Cuc (ossia 63 dollari) per due notti e quattro colazioni. La nonna ci augura Buena Suerte da dietro il cancello. Dobbiamo mandar loro una cartolina dall’Italia.

ASPETTANDO IL BUS

La stazione dei bus di Viazul qui a Santa Clara e abbastanza incasinata. Ciò che è certo che ogni capolinea di Viazul fa come gli pare. All’Avana ci hanno caricato i bagagli e stop. A Trinidad ci hanno rilasciato un scontrino per i due bagagli, invitando a lasciare mancia. Qui a Santa Clara ci viene chiesto un Cuc per bagaglio (penso sia invece già compreso nel prezzo del biglietto). Nell’attesa di partire Marta nutre uno dei tanti cani randagi cubani.

 Il bus per Sancti Spiritus (ma arriva fino a Santiago dall’altra parte dell’isola), è in overbooking: c’è gente seduta per terra. Il problema è internet!, dice il bigliettaio. Per fortuna la nostra tratta dura solo un’ora e mezza (e noi siamo miracolosamente seduti ai nostri posti, prenotati e pagati dall’Italia).

NIENTE ALBERGO, SEMPRE CASA PARTICULAR

Fermandoci una sola notte nella nostra prossima tappa, Sancti Spiritus, avevamo pensato di ricorrere a un classico albergo. Wicky ce lo sconsiglia (è una donna energica cui piace avere ragione) e ci prenota da Hector, casa particular nel cuore di Sancti Spiritus. La scelta si rivela a prima vista assennata: non solo Hector ci viene a prendere alla stazione dei bus ma durante il tragitto per casa ci fa da Cicerone.

La casa è centralissima è davvero molto bella (e colonica). La stanza è fresca e dotata di grande frigo e piccolo televisore. A differenza di Wicky, Hector ha molte stanze e fa della ospitalità la sua professione.

NELLA NUOVA CITTA’

Sancti Spiritus assomiglia molto a Trinidad, ma senza turisti e senza caos. La vita ha qui, se possibile, ritmi ancora più rilassati che altrove.

La vita gira intorno al Parque Serafín Sánchez, che è in realtà una piazza circolare con dei giardini in mezzo. Su un lato spicca l’azzurro dell’Hotel Plaza, uno dei più belli della città (unno dei due dove avevamo pensato di alloggiare).

A PIEDI

Come Santa Clara, anche a Sancti Spiritus la via commerciale è pedonalizzata e piacevole da percorrere: Indipendecia Sur che parte dalla piazza principale ha tanti negozi, per lo più con merce per cubani anche se qualche tienda turistica non manca.

 Non ci sono però molti turisti (nemmeno cubani) e alcune stradine, bellissime, risultano deserte.

 PAGHIAMO IN CUP

Avendo avuto come resto dei pesos cubani comincio a pagare il cibo con questi (i Cup). E i prezzi vanno in picchiata: un gelato 2 pesos, un cono di deliziosi churros solo 5, ossia 25 centesimi di Cuc (ossia di dollaro).

 L’altro punto di riferimento del centro è Plaza Honorato, dove gli spagnoli eseguivano le condanne a morte. Anche questa piazza è dominata da un bellissimo Hotel, il del Rijo (l’altra nostra opzione).

SOTTO IL PONTE DI SANCTI SPIRITUS

La principale attrazione di Sancti Spiritus è un grande ponte a dorso d’asino fatto costruire dagli spagnoli nell’800. Approfittiamo dell’ombra delle sue arcate per godere di un po’ di ombra.

AL MUSEO COLONIALE 

Tornando andiamo a visitare il Museo de Arte Colonial, ospitato in un bel palazzo seicentesco. Non è tanto grande e non vale i 2 Cuc a testa che paghiamo. Veniamo pure seguiti passo passo dal personale. E riusciamo solo a scattare questa foto.

 Chiudiamo il nostro giro pomeridiano con la visita alla Iglesia del Espirito Santu. Essendo del 1522 si dice sia una delle più antiche di Cuba: è comunque più affascinante fuori che dentro.

 Quando usciamo il caldo sta calando. I cubani a quest’ora amano sedersi sull’uscio della porta. A chiacchierare, tra loro, scambiando qualche battuta di spirito con chi passa per strada.

 Arriviamo alla Chiesa di Nuestra Senora de la Caridad che a quest’ora è chiusa. Davanti spicca una delle tante statue dedicate ad Antonio Maceo, uno dei generali della guerra di indipendenza.

TIMBRE AQUI!

Non essendoci praticamente internet e pure pochi cellulari, i cubani usano citofonare (qui dicono timbrar) per chiamare qualcuno, come si faceva da noi qualche anno fa. E così capita di leggere un cartello che invita a non disturbare visto che chi aggiusta le lavatrici ha cambiato indirizzo.

 Ci sono più negozi che aggiustano le cose di quanti ne vendano di nuove. Colpa del bloqueo statunitense di sicuro, ma decisamente meglio del consumismo che fa deperire i “beni” in pochi anni.

A CENA, NEL RISTORANTE STATALE

Per cena fatichiamo a trovare un ristorante che non sia deserto. Ci infiliamo quindi in uno, statale, pieno di cubani. Qui si paga solo con pesos (Cup). Un’insalata mista (altro per vegetariani non c’è, salvo l’ennesima frittata), un piatto di riso, pane (secco) e due bicchieri di succo di mango ci costano solo 15 pesos. Circa 60 centesimi di Cuc (dollari). Nel pomeriggio un pacchetto di patatine ci era costato quasi il doppio: 1,20 Cuc. Misteri della doppia moneta cubana.

 La stanza di Hector (il proprietario della nostra casa particular) sarebbe sì fresca, ma viene riscaldata dal rumoroso condizionatore dei turisti vicini a noi. Anche il “nostro” patio è reso poco invitante da aria calda e rumore. Di notte saremo costretti ad accendere il ventilatore.

Ad maiora

Visitare Cuba: Santa Clara e il Mausoleo di Che Guevara

Vengo svegliato qui a Santa Clara da un tizio che vende il pane gridando “El Pan” a ogni passo. A seguire gli uccellini completano il lavoro. Si sente spesso anche il clacson dei treni, dato che siamo vicini ai binari e che qui non esistono i passaggi a livello.

La colazione è ancora più abbondante di quelle precedenti. Oltre a frutta, succo, pane, burro, creme caramel ci vengono anche servite patatine fritte, che però respingiamo…


A SPASSO PER SANTA CLARA

Wiky, la nostra padrona di casa, va a lavorare. È impiegata di una  società di servizi provinciale. Se non abbiamo capito male, lavora su un camion che sistema la segnaletica stradale in tutta la provincia di Villa Clara. In casa rimangono la nonna e la tredicenne Reina che deve studiare fisica (domani ha un esame di questa materia, da noi sconosciuta a questa età) un cane e due gatti. Io e Marta salutiamo tutti e ci avventuriamo per Santa Clara.

 Appena fuori dalla casa c’è la sede provinciale del Partito Comunista (Pcc) davanti alla quale è posta una delle numerose statue di Guevara: il Che y el Niño. Dalla cintura del comandante escono 38 soldati, quelli che tentarono con lui di esportare la rivoluzione in Bolivia e per questo vennero uccisi.

LA RUSPA. DEL CHE.

Poco più in là, altro monumento dedicato al Che, alla sua vittoria qui a Santa Clara che segnò l’inizio della fine per la dittatura di Battista. Si possono visitare (per 1 Cuc, ossia 1 dollaro) i carri blindati fermati dal gruppo militare del Che grazie a una ruspa. Posta in bella mostra. Qui non è un simbolo per radere al suolo i campi rom…

 Davanti a questo museo a cielo aperto si trova un negozio di paccottiglia col volto del Che o la bandiera cubana.

 Proseguendo sulla stessa strada, torniamo sul Boulevard dove eravamo stati ieri sera. Tanta gente in giro e parecchi negozi di vestiti: qui a Santa Clara all’aspetto  sembrano tenerci più che altrove.

IN CENTRO

A tal proposito, come in altri posti del mondo, le donne non ci tengono all’abbronzatura e girano sotto il sole con grandi ombrelli. Entriamo nel supermercato che avevamo adocchiato il giorno prima. Acquistiamo una bottiglia d’acqua (qui sono davvero difficili da trovare) e osserviamo ammirati lo scaffale delle bibite. Tutte rigorosamente cubane.

IL MAUSOLEO DEL CHE

Prendiamo poi una bici-taxi che per 5 Cuc (ossia, 5 dollari) ci porta al Mausoleo dove, dal 1989 (dopo essere stato tumulato per anni in una fossa comune boliviana) è sepolto il Che (insieme ai combattenti con cui perse la vita).


Per accedere al sacrario – dove brucia la fiamma perenne – bisogna lasciare zaini e borse in un deposito a destra dell’entrata (la tomba è alle spalle della grande statua del Che). Dentro è molto poco illuminato. Appena al lato si visita un museo dove sono custoditi cimeli del Comandante.

Poi si esce e si ammira Plaza de la Revolucion con l’enorme statua del Che (sotto la quale c’è scritto Hasta la Victoria, Siempre!). Gli occidentali si scattano selfie.

TANTO TRAFFICO

Lasciamo il sacrario e torniamo a piedi in centro. Il traffico di Santa Clara assomiglia a quello rumoroso dell’Avana. Rimpiangiamo un po’ Trinidad.

Anche qui parecchi cavalli, per lo più mal messi, che trascinano carrozze che fungono da taxi collettivi.

 Arriviamo al Parque Vidal, centro nevralgico della città. Le panchine all’ombra sono occupate da cubani che chiacchierano o discutono. Troviamo anche un nuovo mezzo di trasporto, dedicato ai bambini: carrozze trainate da capre! Poco istruttivo.


SU EL COCHE A CAVALLO

Rientriamo in casa perché Marta è spossata dal caldo. Si addormenta subito e io la lascio alle cure della sua coetanea e della nonna e mi avventuro di nuovo in città. Vorrei visitare la fabbrica dei sigari, che dicono essere una delle più importanti di Cuba. Dato che l’orario visite termina alle 15 e che non manca molto, salgo a bordo di un carretto a cavallo per fare in tempo.


Pago 4 Cuc ma una volta arrivato alla fabbrica scopro che le visite sono interrotte sine die per lavori al tetto. Mi accontento di una foto dall’esterno.

 LA PISSA, LA PISSA

Rientrando in centro mi accorgo che tutti mangiano una pizzetta camminando (i venditori urlano La Pissa, La Pissa!) e mi metto in coda coi cubani. È buona e ha un prezzo assolutamente concorrenziale: 25 centesimi di peso convertibile (ossia di dollaro). È il prezzo reale che pagano i cubani (il costo originario è 5 pesos cubani. 1 peso convertibile, i Cuc, vale 25 pesos non convertibili, Cup). Va considerato che lo stipendio medio qui a Cuba non supera i 20 Cuc al mese.


DESTINAZIONE PARADISO

La famiglia che ci ospita è molto cattolica. E ci suggerisce di vedere praticamente tutte le chiese di Santa Clara. L’accontento in parte. Su esplicita richiesta, vado alla Iglesia de Nuestra Senora del Buen Viaje (tra Pedro Estévez e R.Pardo) e capisco subito di avere fatto bene ad accogliere il suggerimento. È bella sia fuori che dentro.


SALENDO SULLA LOMA DEL CAPIRO

Di seguito, altra tappa questa volta consigliata dalla Lonely Planet: la Loma del Capiro, una collina che domina Santa Clara e che fu difesa dal Che e dai suoi uomini durante la liberazione della città.

La salita, sotto il solleone, mi ha ricordato la fatica fatta per salire sul Partenone. Ma arrivati su, sovrastati dalla bandiera cubana è da quella rivoluzionaria, la vista è magnifica e la pace assoluta.


DUE CHIACCHIERE E DODICI SIGARI…

Scendendo, con spirito rasserenato, incontro un signore che si mette a parlarmi in italiano: mi racconta del figlio che lavora come medico a Padova, dove ha messo su famiglia. Il mio interlocutore invece lavora alla fabbrica di sigari che non sono riuscito a visitare. Chiedo informazioni sui turni di lavoro e sui sigari e lui immediatamente cerca di vendermene una dozzina, ovviamente di contrabbando, a 25 Cuc: Vendendoli in Italia farai un sacco di soldi, mi dice. Non mi interessa come prospettiva e nemmeno come metodo. E me ne vado deluso per la chiacchierata con meri fini economici.

Mi rassereno coi cubani osservando un anziano intento nella lettura fuori dal suo negozio.

Ah, un altra cosa che con Marta (che intanto ho recuperato) abbiamo notato è che nessuno lascia moto o bici per strada, perché temono furti.

Ripassiamo da casa ma spinti dalla abuela (la nonna della nostra casa particular) andiamo poi a vedere un’altra chiesa, un po’ più lontana: Santissima Madre del Buen Pastore Senora del Buen Viajo (Cuba angolo Pastora).

È bella, ma chiusa. 

CHE MUSICA, RAGAZZI!

Ci sediamo ad ammirarla e notiamo tanta gente. In poco tempo vanno tutti in strada, e noi li seguiamo.

Si manifesta, a sorpresa, davanti a noi uno spettacolo incredibile: parte la musica con tamburi Conga e iniziano le prove di ballo per la festa nazionale del 26 luglio (Día de la Rebeldía Nacional).

La strada è invasa di ballerini. Scena da guardare ammirati e in silenzio, come abbiamo fatto noi.

 

GELATO, A DUE GUSTI

Marta non ha fame e osservando un po’ di menù di ristoranti non ne trovo uno con piatti vegetariani. Decidiamo quindi di accontentarci di un gelato. La gelateria ha però solo due gusti: cioccolato e fragola (come Fresa y Chocolate, il bellissimo film sull’omosessualità a Cuba).

Scegliamo ovviamente quelli…

Tre palline costano un peso convertibile.

 ANCORA MUSICA IN PIAZZA

Chiudiamo la serata sempre a suon di musica. Al Parque Vidal, la piazza principale di Santa Clara, ogni giovedì e domenica alle 20 in punto, suona gratuitamente l’orchestra municipale.

Che attacca con l’inno nazionale cubano.

Rientriamo a Hostal Vida. Vicky, la gentilissima padrona di casa, passa la serata a trovarci altre case particular per le prossime tappe mentre io e Marta e per un po’ Reinavida vediamo un catastrofista film americano con sottotitoli spagnoli.

Ci addormentiamo comunque senza incubi.

Ad maiora