Molti più pezzi di quanti prevedessi intorno all’Italia sui siti mondiali.
Partiamo dalla Frankfurter Allgemeine che in home page ha una foto del corteo di sabato della Fiom e un titolo che parla di “milioni di italiani in difficoltà”, aggiungendo che, causa crisi, un italiano su cinque non può riscaldare l’appartamento. Se almeno arrivasse ‘sta maledetta primavera!
Sky News ha invece in bella evidenza il rinvio a giudizio per Capitan Schettino. Il processo inizia il 9 luglio.
Un tema prettamente culturale campeggia sul Pais: l’amore di Pasolini per Roma. Il tutto perché Barcellona dedica al tema una mostra al Centro de Cultura Contemporánea.
Si parla di Cannes sulla Zeit, raccontando – in maniera critica – il nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi.
Vari quotidiani approfondiscono invece l’argomento (a me caro) social network. Al Aabiya racconta delle misure di sicurezza adottate da Twitter dopo gli attacchi degli hacker vicini al regime siriano. L’Indipendent spiega invece che i giovani stanno abbandonando Facebook per approdare a Twitter. Era ora.
Per lo sport, El Mundo raccoglie le bellicose dichiarazioni di Alonso prima del GP di Montecarlo, mentre il Guardian celebra la vittoria di tappa di Visconti al Giro d’Italia.
Ad maiora
Montecarlo

C’è traffico? A casa di vado in batmobile!
«Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio».
Quando Giorgio La Pira scriveva queste cose, una cinquantina di anni fa, non pensava certo che la fabbrica sarebbe stata messa in difficoltà, come la scuola e che la chiesa avrebbe avuto un crisi di vocazioni. Ma soprattutto che la casa sarebbe diventato il punto debole dei politici italiani.
In un Italia che celebra a fatica i 150 anni di unità, la casa mantiene infatti un suo valore totemico, quasi tribale, nel quale si dà muratura a quelle fondamenta familiari sul quale si regge il Paese.
Non è un caso che negli ultimi anni i politici hanno avuto più di un grattacapo per vicende legate alla casa. La villa di Arcore (ben prima che salisse alle cronache per le arcorine) comprata a una minorenne da poco orfana, quella con vista sul Colosseo di Scajola, quella di Montecarlo di Fini, quella della compagna del candidato sindaco di Milano Pisapia e ora come contraltare quella del figlio del sindaco Moratti, ricandidata alla stessa carica.
Il capannone trasformato in grotta di Batman per la sua forza evocativa, riesce peraltro a rendere la vicenda ancor più surreale.
L’Italia è uno dei Paesi con la più alta percentuale di case di proprietà: 8 su 10. Proprietà che sempre più spesso vengono acquistate in periferia, in mezzo al verde, salvo poi passare ore in macchina (inquinando, intasando e inducendo altri ad andarsene provocando sempre più caos) per raggiungere quei centri storici dove si lavora. Così nello Stivale. Ma che succede in Russia? Così ne parla il nazional-bolscevico Eduard Limonov: «La Russia è il paese degli appartamenti. Per un appartamento qui si arriva a uccidere. L’appartamento è il luogo in cui il cittadino russo feconda le uova della sua femmina, nutre i suoi figli, il luogo in cui si svolge l’intera vita. Sotto il regime sovietico gli appartamenti venivano ‘dati’. In Russia una persona senza appartamento è condannata a una morte per assideramento. Lo Stato dava un appartamento soltanto ai bravi cittadini. Ai cittadini laboriosi, remissivi. A chi teneva a freno la lingua. Sembrerebbe che ora il regime sia cambiato, e infatti oggi un appartamento lo si può comprare. Ma pare che lo Stato sia intenzionato a porre la questione in questi termini: i soldi li possono guadagnare solo i cittadini ubbidienti, remissivi, che si comportano bene. I bravi cittadini».
L’alternativa rimane la batmobile. In fondo, tra qualche giorno, persino a Milano, è carnevale.
Ad maiora.

Avanti! L’Avanti
Subito dopo averne visto in azione il direttore-editore Valter Lavitola tra Montecarlo e Santa Lucia, era intervenuto Roberto Biscardini della direzione del Psi. Una precisazione a suon di l e punti esclamativi: “E’ da anni che la gloriosa testata del PSI Avanti! è infangata dalla presenza di un giornale di area berlusconiana che si chiama L’Avanti diretta da Valter Lavitola. Una testata apocrifa che gode di ingenti finanziamenti pubblici e che tutti credono che sia l’organo ufficiale del Partito Socialista Italiano. Per cavilli burocratici non siamo ancora riusciti ad ottenere la chiusura di questa testata. Chiediamo almeno agli organi di stampa di dare di questa testata notizie corrette. Il PSI con L’Avanti con la L non c’entra.”
Oggi, sulle colonne del Corriere della sera, interviene uno storico giornalista di area socialista come Alberto La Volpe (già direttore del Tg2, poi sottosegretario prodiano e dalemiano). Si appella ai socialisti del Pdl, in particolare a Stefania Craxi e Fabrizio Cicchitto, perché “convincano il loro leader a far cessare questo sconcio”. E conclude (lui che nel cognome ha l’animale che nelle favole viene considerato il più furbo) con una citazione – animalesca – del grande Trilussa: “Forse ‘ste bestie non mi capiranno ma provo armeno la soddisfazione de pote’ di’ le cose come stanno”.
Il quotidiano socialista, fondato nel 1886 e diretto ai tempi da Leonida Bissolati, è stato diretto anche da Claudio Treves, Pietro Nenni, Riccardo Lombardi, Sandro Pertini, Bettino Craxi, Ugo Intini e Antonio Ghirelli. Ma anche dall’allora socialista Benito Mussolini.
Travolto da Tangentopoli, è stato chiuso nel 1993.
Ora è ripartito con la stessa grafica e con una L in più. Ha anche un aggiornato sito internet: http://www.avanti.it/
Ad maiora. Anzi, Avanti!