Qual è il confine tra informazione e propaganda in tv? E’ la domanda, affatto pellegrina, che si è posto Francesco Morzaniga per una tesi in discussione ieri alla Statale di Milano.
Morzaniga ha cercato, in partenza, di definire i confini tra i due ambiti, tracciando una definizione su a cosa serva il giornalismo e a cosa – invece – serva la pubblicità. I due ambiti nono devono, o meglio non dovrebbero coesistere.
La tesi spiega come invece i due ambiti finiscano per confondersi, partendo dagli Stati Uniti (dove ha origine ormai tutto ciò che riguarda le immagini in movimento) e arrivando alla Russia di Putin, dove gli spot politici utilizzano (facili) richiami sessuali.
Non è stata tralasciata nemmeno la propaganda mondiale che portò alla guerra in Iraq, ma anche le bufale fatte circolare, dai tempi di Timisoara fino alle (finte) fosse comuni in Libia.
Morzaniga affronta anche tematiche italiane, dalle campagne elettorali vinte grazie alla propaganda (di solito sul tema sicurezza o su quello delle tasse) fino alla bufala dell’assalto degli ultrà napoletani al treno.
Senza dimenticare Berlusconi, assolto dal Tg1.
La tv, sostiene giustamente il tesista è la “rondella più adatta al funzionamento dell’ingranaggio” della propaganda, proprio grazie all’infotainment. Fermare questa tendenza è assolutamente necessario. “Difficile , però, che il problema si possa risolvere senza l’aiuto di una classe giornalistica conscia del problema stesso e della stessa importanza di risolverlo.”
Parole di Morzaniga che sottoscrivo, come giornalista prima che come professore a contratto.
Ad maiora