L’Eco di Bergamo

Il libro rende liberi (carcerati e vacanzieri di città)

Sarà perché il periodo di vacanze (anche se per molti casalinghe o quasi) spinge alla lettura. Ma sui giornali di oggi ci sono molti titoli in qualche modo legati ai libri.

La storia più bella è sicuramente su Repubblica (R2) a firma di Pino Corrias: “Brasile, i libri rendono più liberi: gli sconti di pena per chi legge in carcere. La presidente Dilma Rousseff (per tre anni in cella nella stagione dei generali brasiliani, Ndr) ha ideato uno speciale esperimento ora avviato in alcune prigioni del Paese. Per ogni titolo letto, ai detenuti verranno tolti quattro giorni di reclusione, per un massimo di 48 ogni anno”.

Si promuovono autori meno noti sulla Provincia di Varese: “Knut, il viandante dell’anima. Tornano in libreria tre celebri romanzi di Hamsu, narratore norvegese e Premio Nobel nel 1920. Sensibile alle idee di Nietzsche, arrivò a sostenere Hitler, per poi pentirsi. Iperboa invita a riscoprirlo”.

Invisto ai classici invece su L’eco di Bergamo: “Omero e Bibbia, per chi li legge la vita cambia. Un libro di interviste di Romano Montroni. Ma c’è chi cita anche Tolstoj (Magris e Stajano), “Don Chisciotte” (Scurati e Macchiavelli)”.

Sempre sull’Eco un titolo beneaugurante sul nostro futuro e che viene da Treviglio: “Niente vacanze? Boom in biblioteca. Impennata di utenti dalla metà di luglio alla Cameroni, prese d’assalto sale lettura e chiostro. Il direttore: “Mai vista un’affluenza così”. Non solo studenti, c’è chi riscopre il piacere della lettura”. Anche se non è in carcere, aggiungiamo noi.

Chiudo col Giornale che non parla di libri ma, nelle Cronache, di una novità assoluta: “Basta diapositive, la vacanza si racconta su internet. La noiosissima abitudine sostituita dal più narciso Facebook”. Il pezzo porta la data di oggi, 14 agosto 2012. Ma forse potevano pescarlo dagli archivi di qualche lustro fa. L’occhiello rende più assurdo il tutto: “Lo dice la Doxa”. Per domani attendo un pezzo su: Addio alle cabine telefoniche. Sempre che la Doxa confermi.

Ad maiora

In morte di un operaio moldavo

Se un moldavo uccide qualcuno, nei titoli dei giornali la sua etnia viene di sicuro indicata. Idem se è romeno, albanese, ucraino. Meno se è svizzero e francese. Gad Lerner lo ricordava qualche giorno fa parlando all’incontro di Redattore sociale: troppo spesso gli elementi etnici, in Italia, finiscono nei titoli. Creando un clima avverso agli immigrati. A volte i giornalisti ci raccontano anche se una vittima di incidente stradale fosse più o meno in possesso del permesso di soggiorno, come se questo papier fosse  documentazione obbligatoria con cui presentarsi nell’aldilà.

Oggi L’Eco di Bergamo ci fornisce un esempio opposto. “Morto dopo due giorni l’operaio caduto da scala: organi donati” è il titolo che racconta l’ennesimo, drammatico, incidente sul lavoro, vera emergenza ignorata del Bel Paese. “L’incidente lunedì a Caravaggio: la vittima aveva 23 anni. Dopo un film confidò alla madre la disponibilità di donare”, l’occhiello che spiega anche il gesto di permettere ad altre persone di vivere. E ancora “L’infortunio in un cantiere. Il datore di lavoro: “Un bravo ragazzo, saremo vicini alla famiglia”.

Tutto triste e interessante. Peccato solo che da nessuna parte si dica che il ventitreenne operaio, vittima dell’incidente del lavoro e donatore di organi si chiami Maxim Brajin. Maxim era moldavo.

I suoi genitori hanno espresso il desiderio che la salma venga rimpatriata. Speriamo che a Caravaggio (città che vi accoglie con la scritta etnica Careas) qualcuno si ricordi di questo ragazzo venuto in Italia per lavorare e morto per questo.

Ciao Maxim, buon ritorno in Moldova. E  grazie.

Che la terra ti sia lieve.

Ad maiora