giornalisti

Egitto, giornalisti di Al Jazeera condannati a sette anni di carcere

Inutili le richieste per la liberazione dei tre colleghi. Erano stati arrestati dopo aver seguito gli eventi successivi al colpo di stato militare.

Altri giornalisti sono stati arrestati in contumacia

La repressione in salsa egiziana continua.

Ad maiora

#DdlSallusti colpito e affondato. Ma il carcere resta

Mente il direttore del Giornale va ai domiciliari, i senatori, a scrutinio segreto, bocciano la legge che avrebbe salvato i soli direttori dalla responsabilità oggettiva nei confronti della testata che dirigono.
La mobilitazione è dunque servita.
Resta comunque il carcere per i giornalisti.
Questo il commento dell’Associazione italiana stampa online: http://www.anso.it
Ad maiora
……………..
L’articolo 1 della vergogna è stato bocciato.
Grazie allo scrupolo di coscienza di alcuni dei nostri politici che per mezzo dello scrutinio segreto non sono stati sottoposti a diktat di partito, il ddl diffamazione non sarebbe più una minaccia.
Il Senato ha respinto l’articolo 1, affossando di fatto in maniera definitiva l’intero provvedimento. Il disegno di legge rimarrà lettera morta.

Questi i risultati delle votazioni: 123 contrari, 29 favorevoli, 9 gli astenuti.
Una considerazione giunge spontanea: tempo perso dietro a un disegno di legge inutile e dannoso, così some era stato concepito.

ANSO si ritiene sollevata da quanto comunicato da Palazzo Madama, e anche orgogliosa del lavoro di contatti e di informazione svolto nelle scorse settimane, ma il problema rimane.
Il carcere per i giornalisti è ancora previsto dalla legge in vigore, la numero 47 del 1948.
La libertà di fare informazione è comunque sempre sotto scacco di possibili querele intimidatorie.

Ciò che lascia sconcertati è l’ennesima perdita di un’occasione: non è stato sfruttato bene il tempo, ne le risorse in campo, per produrre un testo di legge degno di questo nome e che tenesse conto delle parti in causa. E che tenesse da conto la natura dell’informazione online.

ANSO si augura che appena possibile ci si rimetta al lavoro per una nuova legge sulla diffamazione, e in aggiunta sull’editoria online, aprendo un tavolo di discussione e di confronto con tutte le rappresentanze di categoria.
La posta in gioco è alta ed è bene che una nuova legge nasca nella massima condivisione.

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I due Meeting

Piccolo bilancio della mia permanenza al Meeting di Rimini. Riflessioni epidermiche, dettate più da istintiva curiosità che da intelletto (sempre che ne sia dotato).

L’impressione netta è che ci siano due Meeting. Il primo si svolge tra l’ingresso della Fiera (quello della fontana, nella quale, a dimostrazione che si tratta di una sorta di icona, di fondale televisivo – pur temporaneo – è arrivato anche Paolini a farsi il bagno, ad uso di telecamere e fotografi), lo spazio antistante i salottini dove i vip si incontrano (accompagnati da una legione di giovani ciellini vestiti di rosso) e la sala stampa, dove vivono i corrispondenti e dove si svolgono le conferenze stampa. Ci sono centinaia di colleghi di decine di testate, qui inviati anche perché da questa località marittima (oltre che a Cortina) passano parecchi politici e imprenditori. Oggi Marchionne, ieri Tremonti.

Chi viene a seguire il Meeting senza essere un giornalista tutti questi spazi “da giornalisti” non li frequenta. Entra dalla stessa porta, affacciata sulla fontana, poi prende un’altra strada. Va a seguire (facendosi alle volte un’ora di coda) convegni dove si discute di un po’ di tutto: di cristiani nel mondo, di politica ed economia, di volontariato, di paesi in via di sviluppo, di giornalismo ed ovviamente di religione.

Chi vaghi per gli stand della Fiera riminese e poi la sera accenda la televisione per vedere come venga raccontato il Meeting ne resta probabilmente stupito perché ciò che viene descritto è qualcosa di cui non può aver avuto percezione. È come se alla Domenica sportiva vi facessero vedere solo i commenti negli spogliatoi e non la partita.

La frase di Marchionne rivolta a Napolitano è stata, ad esempio, detta dopo la conferenza pubblica. Solo al manipolo di giornalisti. Le duemila persone che hanno seguito il lungo incontro con l’ad della Fiat, quell’apertura al Presidente della Repubblica (cui il Colle ha risposto) l’avranno scoperta stasera in televisione.

Ma ai nostri potenti piace fare così: godono nell’essere assediati, seguiti da una torma di giornalisti, operatori di riprese e fotografi. È il bagno di folla che più desiderano.

Quello virtuale.