Gazzettino padano

Volto pagina

20131130-072720.jpg
Sono entrato per la prima volta in contatto con la Rai, anzi con la Tgr, Testata giornalistica regionale nel lontano 1991. Caporedattore centrale della redazione lombarda era Arturo Viola (che perse il posto per le difficoltà di copertura della strage di via Palestro; da allora vennero introdotti i mezzi di emergenza, presenti 24 ore al giorno). Il mio capo diretto era però Gilberto Squizzato, caporedattore degli Speciali (il mio mentore, quasi tutto quel che so di tv me lo ha spiegato lui, il resto l’ho imparato sul campo, grazie soprattutto agli operatori Rai). Contattò il mio ‘capo’ al Corriere, il mitico Raffaele Fiengo, chiedendo alcuni nomi di giovani collaboratori. Tra loro c’ero anche io che non solo collaboravo da qualche tempo con una tv (Lombardia 7), ma avevo già avuto anche esperienze internazionali (guerre in Slovenia e Croazia, rivolta dei minatori in Romania) grazie alla lungimiranza di quello che allora era il mio editore e che ora guida (all’opposizione) la pattuglia di Forza Italia al Senato, Paolo Romani.
In Rai arrivai sull’onda del cosiddetto Piano Milano (sorta di Piano Marshall in sedicesimi) che portò assunzioni, nomine ed edizioni di Tg nazionali (è rimasto solo il Tg3 delle 12).
Io finii (da collaboratore) nella redazione di Europa, trasmissione di Esteri che inizialmente andava in onda la sera su Rai1. Ho girato così ogni angolo del Vecchio Continente, accumulando servizi ed esperienze. Dal 1994 uno stop di tre anni: la direzione di testata non mi voleva più. Sono comparso in decine di comunicati sindacali (dell’Usigrai) prima di tornare in redazione nel 1997. Caporedattore era Antonio Di Bella, direttore Ennio Chiodi. Ho ripreso a collaborare a Europa (prima che fosse chiusa) lavorando però soprattutto al tg: cronaca e (tanta) politica, i campi su cui mi sono esercitato. Sono diventato inviato e ho girato ancora un po’ il mondo (Irak, Ucraina e Haiti, ad esempio) e soprattutto tutta la Lombardia.
Negli ultimi cinque anni, su input del compianto Ezio Trussoni (caporedattore fino allo scorso inverno, quando ci ha purtroppo lasciato, sostituito da Ines Maggiolini) sono diventato caposervizio, seguendo soprattutto le trasmissioni del mattino: Buongiorno Italia e Buongiorno Regione (e io mitico Gazzettino Padano, in radio). Esperienza bellissima ma faticosa visto che occorre svegliarsi (come ho fatto anche questa settimana) alle 4.40.
Da domani volto pagina. Passo a Raisport. Vado a toccare un terreno che ho più volte sfiorato in questi anni, ma che rappresenta una assoluta novità. E in quanto tale sarà per me esaltante. E, spero, divertente. Sia per me, sia per voi che avete la pazienza di seguirmi.
Lascio nella vecchia redazione tanti amici e tanti ottimi colleghi.
Non so come andrà nel nuovo settore e se sarò all’altezza di una storica tradizione. So solo che mio papà sarebbe stato fiero di me.

Ad maiora

Oggi l’addio a Salvatore Furia

Centinaia di persone stanno rendendo in queste ore omaggio a Salvatore Furia, il meteorologo del Gazzettino padano della Rai, scomparso ieri l’altro. La camera ardente è stata allestita nel Comune di Varese al Salone Estense. Aperta alle 10 verrà chiusa intorno alle 14.45. A quell’ora partirà il corteo funebre (preceduto dal gonfalone di Varese) diretto alla Basilica di San Vittore, dove verranno celebrate le esequie.

Furia, 85 anni, autodidatta, appassionato di cirri, stelle e prealpi, era vedovo. Lascia due figli. E centinaia di migliaia di ascoltatori senza più le sue speciali previsioni del tempo.

Addio professor Furia. Pensieri positivi, malgrado tutto

Quando in questi tristi mesi per l’informazione, osservavo le imbarazzanti previsioni del tempo all’interno del Tg1 fatte da un giornalista, pensavo alla fortuna del Gazzettino padano (storico e seguitissimo giornale radio locale della Rai lombarda) di avere Salvatore Furia a raccontarci “che tempo farà”. Da domattina purtroppo non sarà più così. Lui, catanese appassionato di stelle e Alpi, ha aspettato l’ultima pioggia di astri a San Lorenzo, per andarsene, in punta di piedi.

Registrava ogni mattina le previsioni del tempo dal Centro geofisico prealpino che aveva creato dal nulla anni fa a Campo dei fiori, sopra Varese. Alle 6.45 puntualmente chiamava i tecnici del Gazzettino e raccontava quel che le nuvole gli avevano indicato, ma non solo. Metteva in guardia chi va in montagna per fare sport (“no volo libero”, o “no fuori pista” erano due delle sue raccomandazioni) e si rivolgeva a quella parte contadina della pianura, silenziosa ma ancora presente, invitando ad affrettare la fienagione prima di piogge o rugiada.

Anche per questo, quando qualche anno fa stette male e fu costretto per mesi ad assentarsi dalla trasmissioni radio, chi preparava le edizioni del Gazzettino veniva subissato di richieste sulle sue condizioni di salute. Si era ripreso anche se la sua voce affaticata, ricordava a tutti che, per quanto giovanile, aveva ormai 85 primavere.

Ciò che rendeva uniche le previsioni di Furia era la sua umanità. Quel suo “pensieri positivi” con cui invitava centinaia di migliaia di ascoltatori lombardi ad affrontare la giornata con un sorriso “malgrado il tempo” o “malgrado tutto”.

Arrivederci professor Furia. Quaggiù cercheremo di continuare ad avere pensieri positivi.