Francesco Forgione

Continua a Montreal la guerra di mafia

Ucciso a Montral, in Canada, Nicola Rizzuto, 86 anni, detto Nick, considerato uno dei punti di riferimento del maggiore clan mafioso in città. Un killer lo ha freddato in casa sua, con un solo colpo di pistola, in pieno volto. Era partito da Agrigento cinquant’anni fa. Il padre era stato ammazzato a New York.

Suo nipote, Nick Rizzuto jr, era stato assassinato davanti a casa sua lo scorso dicembre. E’ stato seppellito, su richiesta dello zio, in una bara d’oro. Suo padre è in carcere per triplice omicidio.

Proseguirebbe dunque quella che sembra una vera e propria guerra tra la ‘ndrangheta e cosa nostra per il controllo del territorio canadese.

Sull’omicidio dell’anziano patriarca, Denis Mainville, comandante della polizia di Montreal ha detto di non sapere quanta influenza avesse ancora all’interno della famiglia, ma era comunque un simbolo e figura venerata:
«Sappiamo che il signor Rizzuto era un membro importante del
Mafia italiana, ma i nuovi giocatori sono emersi negli ultimi anni
mesi».
«Il Canada è come la Calabria – scrive l’ex presidente dell’Antimafia Francesco Forgione nel libro, sempre più d’attualità Mafia Export – le famiglie si sono spartite il territorio esattamente come hanno fatto dividendosi le diverse aree di competenza tra Ionio, Tirreno e città di Reggio Calabria».

Qualche equilibrio ora si è rotto in zona. E la parola è passata alle pistole.

Non è solo bunga bunga a rovinare la nostra immagine all’estero.

http://www.youtube.com/watch?v=JT-VfdErLrs

Ad maiora.

Una mafia da esportazione

Un libro ricco di informazioni su come dall’Italia il virus della mafia (e soprattutto della ‘Ndrangheta) si sia diffuso in tutto il mondo. Un volume che risulta particolarmente interessante per le cartine (continente per continente) dove sono segnalate le famiglie mafiosi (o le ‘ndrine) che partendo a volte da piccole cittadine del Sud Italia sono andate a impiantare le loro nefaste colonie all’estero. È il libro di Francesco Forgione “Mafia Export”, edito da Baldini e Castoldi (Milano, 2009, 20 euro). Forgione, ex parlamentare di Rifondazione ed ex presidente della Commissione Antimafia ricostruisce il reticolo mondiale della criminalità organizzata.

Un sistema economico, anzi un cancro, molto redditizio se si pensa che secondo i dati della DIA, nell’industria mafiosa tra settori legali, illegali e sommersi, «è impiegato il 27% degli abitanti attivi in Calabria, il 12% di quelli della Campania e il 10% di quelli della Sicilia. Praticamente quasi il 10% della popolazione attiva nelle principali regioni del Mezzogiorno». ù

Ma il primato mafioso non è solo italiano, è uno dei made in Italy da esportazione di maggior successo: « Con un fatturato medio di circa 130 miliardi e un utile collocabile tra i 70 e gli 80 miliardi di euro, le mafie italiane rappresentano una delle principali holding economico-finanziarie criminali del pianeta». E le mafie italiane potenzialmente registrano un giro d’affari superiore al Pil di paesi europei come Slovenia, Estonia e Croazia.

Il tutto grazie soprattutto alla droga, la vera rendita quotidiana su cui le mafie fanno affidamento. E i contrasti delle forze dell’ordine fermano solo in minima parte il fiume (specie di coca). « Solo in Italia sono state sequestrate, nel 2008, 4 tonnellate di cocaina, ma a queste vanno aggiunte altre 10 tonnellate sequestrate all’estero ma dirette nel nostro Paese. Sulla base di queste cifre e considerando il rapporto del 10-15% tra cocaina sequestrata e quella immessa sul mercato, in Italia nel 2008, sarebbe stata commercializzata una quantità di cocaina oscillante tra le 100 e le 150 tonnellate. Tagliandola le tonnellate diventano 400-450. Quindi il mercato della sola cocaina nel nostro Paese produce un giro d’affari pari a 354 miliardi e 661 milioni di euro». Numeri da capogiro. E purtroppo, grazie all’incremento dei consumatori, non stoppati nemmeno dalla crisi: «Non esiste merce al mondo, né ciclo produttivo, in grado di creare un tale plus valore e un profitto di queste proporzioni pronto a disperdersi ed entrare in circolo nell’economia, nel mercato e nei circuiti finanziari legali».

Eppure malgrado questi dati terribili, in molte parti del mondo, sottolinea Forgione nel suo libro, le autorità hanno sottovalutato il fenomeno mafioso. Innanzitutto in Germania dove, prima della strage di Duisburg, pochi avevano percepito la pericolosità delle infiltrazioni mafiose nelle ricche aree della Germania settentrionale, a poca distanza dai confini dei Paesi Bassi e dai porti di Rotterdam e Amsterdam. Va detto che il contrasto, da quello come da altre parti, è reso difficile dall’assenza nei codici penali del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Il libro sottolinea come la ‘Ndrangheta sia stata, tra le organizzazioni mafiose, la più veloce a modificare il proprio DNA e a diventare un vero attore nel mercato globale. E in grado di partecipare anche ai grandi appalti pubblici, come dimostrano le inchieste sul movimento terra anche in provincia di Milano. È stata ora inserita nella lista nera del Dipartimento del Tesoro Usa: quindi potrebbero scattare sequestro e congelamento beni per gli adepti.

Le cartine di Forgione si soffermano sulla Spagna, diventato in questi anni paese rifugio di moltissimi delinquenti di casa nostra: « Qui calabresi, siciliani e campani ci vivono bene. È un Paese mediterraneo in cui si sentono a casa e, come a casa, si sentono e sono tranquilli e sicuri a Madrid come a Barcellona, a Malaga come a Marbella o a Palma del Maiorca.  Non è un caso che negli ultimi 10 anni, più di un terzo dei 190 latitanti arrestati all’estero, tra i boss ricercati di tutte le organizzazioni criminali italiane, sia stato trovato proprio nel Paese iberico. Anche per questo i quotidiani spagnoli utilizzano metafore abbastanza implicite, hanno ribattezzato la bellissima Costa del Sol in Costa nostra o Cosca del Sol». E i segnali che da quelle parti le cose si stiano complicando lo dimostra la circolazione dei soldi europei: «Nel 2008 il governatore del Banco di Spagna ha segnalato come la movimentazione di carta moneta da 500 euro in Spagna sia assolutamente abnorme rispetto al contesto europeo: 110 milioni contro i 464 di tutta l’area Euro».

In “Mafia Export” ci sono molti riferimenti interessanti. Uno riguarda Marcello Dell’Utri (proprio oggi condannato in appello a 7 anni di cella per concorso esterno in associazione mafiosa) e i suoi rapporti con tale Aldo Micciché che deve scontare 20 anni di reclusione in Italia ma che vive libero a Caracas.

L’altro riguarda il Sud Africa, paese che in questi giorni ospita i Mondiali di calcio, ma che rispetto al passato, ha mantenuto antichi vizi. «Il Sud Africa ha cambiato il proprio sistema politico, avviato un profondo rinnovamento sociale con la fine dell’apartheid, ma continua ad assicurare – esattamente come il regime precedente – libertà d’azione e impunità a uno dei uomini chiave del sistema del riciclaggio internazionale di Cosa Nostra. È il siciliano Vito Roberto Palazzolo, condannato in Italia per traffico internazionale di stupefacenti e associazione mafiosa».

L’atlante geo-criminale limitato alle vicende che mi hanno incuriosito di più arriva fino all’Australia, dove sono coinvolti personaggi calabresi e un diplomatico (mandato proprio nel Bel Paese). Il caso è quello del calabrese Francesco Madafferi, con precedenti alle spalle e trasferitosi in Australia. Qui vive senza permesso di soggiorno e dopo qualche anno, per questo, viene arrestato. Dovrebbe essere espulso ma la comunità italiana di oppone.  Poi entra in gioco la politica: «La ministra, la liberale Amanda Eloisa Vanstone, nel 2005 annulla il decreto di espulsione per motivi umanitari (Madafferi ha oramai una famiglia australiana, NdR). La DDA protesta ricordando come Maddafferi per la legge italiana sia “soggetto delle misure di sorveglianza speciale applicate a persone molto pericolose per la società” ». Ma le cose non cambiano. Solo le cronache non si fermano: «Nel febbraio 2009, in Australia è comparsa la notizia che le autorità avrebbero riaperto l’indagine sui finanziamenti e le donazioni che il partito liberale avrebbe ricevuto da persone facoltose del mondo economico e imprenditoriale, riconducibili alla mafia calabrese. La notizia è stata occasione di nuove polemiche. Anche perché tra i nomi coinvolti nell’indagine, secondo alcune fonti giornalistiche australiane, compare quello di Antonio Madafferi, il fratello di Francesco. Nel frattempo la senatrice Vanstome, forse per essere tolta dal centro della polemica, è stata nominata ambasciatrice. Dal 2007 rappresenta il governo australiano in Italia».

Insomma come spiega Francesco Forgione, « la storia ci dice che mentre può e deve esistere una politica senza mafia, non possono esistere mafie senza il concorso e le collusioni della politica. È l’insegnamento che viene da un secolo e mezzo di storia d’Italia e vale per il mondo intero».

La speranza è che l’Italia che è stata patria del virus sia ora capace di produrre anticorpi. Uno di questi, lo ricorda Forgione, è FLARE, (Freedom Legality and Right in Europe), organizzazione nata da Libera. Il referente di FLARE per la Russia di nome fa Ilja Politkovskij. È il figlio di Anna Politkovskaja.