Obiezione di coscienza al supermercato

Mesi fa, incontrando una scolaresca, sottolineavo l’importanza, politica, delle scelte personali, quelle della vita di tutti i giorni. Non tutti i ragazzi (anzi, le ragazze) concordavano. Eppure come si sottolinea in questo vecchio scritto del compianto Alex Langer, si fa politica anche tra i banconi di un supermercato, anche ai tavolini di un bar. Basta essere coscienti di quel che si fa. E di quel che si ingerisce.

Ad maiora

Grande peso possono avere, certamente, le scelte personali, soprattutto se spiegate e propagandate adeguatamente: fa differenza rifiutare un prodotto in silenzio, o spiegarne il motivo in un colloquio con il direttore del supermercato, seguito magari da una lettera al giornale cittadino o da un cartello portato davanti all’ingresso del punto di vendita.

L’obiezione di coscienza nei confronti dei prodotti macchiati da troppo sangue, da troppa distruzione ambientale, da troppo sudore malpagato, da troppa infelicità di bambini derubati della loro infanzia è una scelta altrettanto valida e forte quando quella nei confronti del servizio o delle spese militari. Ma per pesare ha bisogno di moltiplicarsi e di farsi conoscere, di generare dibattito – e di offrire alternative accettabili anche per cittadini che non se la sentano di trarne conseguenze semplicemente ascetiche, di rinuncia totale.

Alex Langer, Non per il potere, Chiarelettere, Milano, 2012

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