La “ragazza” americana uccisa e l’uomo di 25 anni

Torno ancora sul caso di cui mi sono occupato due giorni fa, ossia la gestione mediatica dell’assassinio, a Firenze, di Ashley Olsen. L’americana uccisa aveva 35 anni. Ora hanno fermato il presunto assassino, uno “spacciatore straniero” di 25 anni. Il virgolettato è tratto dal titolo del Corriere, cui farebbe bene ricordare che anche l’assassinata è straniera. Ma forse essendo “americana” e non “senegalese” gode, anche da morta, di uno status speciale.

Insisto invece ancora sul concerto di giovinezza (tema peraltro caro al fascismo) sul quale ho scritto nel precedente post.

Perché oggi l’articolo sul principale quotidiano del paese cade nello stesso difetto di due giorni fa, anzi ci mette il carico. 

Perché la donna assassinata (35 anni) viene definita per tre volte “ragazza”. Mentre il presunto assassino (25 anni) oltre a essere definito “presunto killer” (come se fosse un assassino appartenente a qualche clan mafioso) viene chiamato “uomo”. Insomma, un modo di affrontare questo caso di cronaca nera davvero superficiale e discutibile.

Ad maiora 

Ps. Dario Fo, intervenendo ieri a Milano, ha espresso dubbi sulla candidata sindaco del Movimento 5 stelle per il capoluogo: “la ragazza che è stata scelta non mi convince”. Patrizia Bedori ha 52 anni…

19 comments

  1. Tu scrivi “un modo di affrontare questo caso di cronaca nera davvero superficiale e discutibile”. Una frase così, dal mio punto di vista, può dare l’ impressione a chi ti legge che TUTTO il contenuto dell’ articolo che critichi sia fasullo. Anche questo a mio parere è un modo un po’ subdolo (anche se può essere fatto inconsciamente) di screditare il contenuto reale dell’ articolo, cioé di difendere in qualche modo il presunto assassino. Intendo, se tutto è stato trattato in modo superficiale, allora anche il presunto criminale forse non era lui, il senegalese…e questo, scusa, ma non suona onesto. Rifacendomi anche all’ altro tuo articolo sempre riferito a questo fatto di cronaca, volevo aggiungere che l’ espressione “la mia donna” secondo me non è, come tu sospetti, immediatamente riconducibile al “le nostre donne” della lega. Per me che sono del nord, un uomo che parla de “la mia donna” può essere solo straniero o meridionale, perché io davvero non ho mai sentito nessuno parlare così. Qui si usa dire “la mia compagna/fidanzata/ragazza/moglie”. Al plurale, altro discorso, ovviamente.
    Ed esiste anche la sindrome dell’immigrato che per vendicarsi della propria condizione sociale nel paese in cui vive, si vendica stuprando e uccidento le donne bianche che considera privilegiate. E mi sembra ben più grave di un alone razzista in un articolo di giornale.
    La minaccia dell’ ISIS non è una minaccia dei musulmani o di una religione in particolare, è la rabbia del maschio che si sente discriminato e vuole vendicarsi col peggiore atto che esista. E questo, purtroppo, rende questo tipo di messaggio ancora più devastante perché verrà raccolto da molti più uomini di quanti non appartengano all’ ISIS. E’ l’espansione all’ ennesima potenza di una mentalità che non si può certo definire sconosciuta. E forse in tanto garantismo, sarebbe anche bello, o per meglio dire “intellettualmente onesto” se di questo tu e altri uomini come il sig Fo vi occupaste.
    Specifico che sono una che quando sente l’ espressione “le nostre donne” uscire dalla bocca di un leghista, pensa subito a dove poter acquistare un paio di mutandine in acciaio inox.
    Sono soltanto molto stanca di tanta superficialità e paura di accuse di razzismo da parte di chi, ogni tanto, dovrebbe anche spendere qualche parola per quelle donne e ragazze italiane che la paura purtroppo non l’ hanno percepita e hanno fatto una gran brutta fine per essere passate per i quartieri sbagliati. Mi dispiace, ma sono proprio stufa che in ogni guerra, dichiarata o meno, siano sempre le donne ad essere “spendibili” e a sopportare il peggio. Solitamente viene risposto con un “lo fanno anche gli uomini italiani” il che, pur essendo tristemente vero, non è un analisi del particolare problema e certamente non lo risolve.

    1. Non capisco il punto di questo commento, lungo almeno il triplo del mio post. Che aveva solo il fine di analizzare, da giornalista e da (ormai ex) docente di giornalismo, le parole utilizzate – spero non a caso- da altri giornalisti. Le restanti letture francamente mi sfuggono.

  2. Il punto è che leggendo post come il tuo sembra che la privilegiata sia la donna uccisa. E dallo sfottò di Dario Fo pare quasi che uccidere una donna sia meno grave che uccidere una ragazza. Io suggerirei che per parlare di razzismo (che certamente esiste anche nel giornalismo) si facessero paragoni tra identiche posizioni. Intendo: se un criminale di colore viene chiamato uomo e uno bianco ragazzo, allora ha senso.
    Mi disturba abbastanza che non si vedano anche altre discriminazioni nei termini. Che nessun giornalista o artista nemmeno a sinistra noti, ad esempio, che quando il giro di prostituzioni implica dodicenni nigeriane si parla giustamente di “prostituzione infantile” o “bambine prostitute”, mentre nei casi (anche celebri) in cui le bambine sono bianche si parla di “giro di minorenni” o “giovanissime” e il termine “bambina” non compare. Questo accade sicuramente per fare sembrare più innocente lo sfruttatore bianco benestante, ma la sensazione rimane che queste bambine sianco considerate meno vittime di altre. E quindi pesantemente discriminate. E’ solo un esempio. Si cade in una certa prolissità anche per spiegarsi meglio, per non ridurre i commenti di temi così importanti a battute da bar…

    1. Anche qui sbagli. Perché nel caso di Yara Gambirasio, adolescente bianca uccisa presumibilmente da uomo bianco, per impietosire il pubblico è stata più volte chiamata “bambina”. Il resto, destra-sinistra-lega, sono polemiche inutili che lasciano il tempo che trovano.

      1. Per impietosire il pubblico!?! Perché, tu una tredicenne la chiameresti ragazza?!? Per una volta che i giornalisti non hanno fatto il gioco sporco, e non per impietosire, ma per onestà vista la gravità dell’ accaduto… Che tristezza!Mi stai dando purtroppo molta più ragione di quanto non volessi. E no, non sbaglio. Perché nei giri di prostituzione di ragazzine bianche il termine bambina non è stato mai utilizzato (a quanto ne so, ovviamente), ed erano coinvolte anche dodicenni. Svilire a sterile polemica il mio discorso non è che ti faccia troppo onore. Il senso di contrapporre”destra/sinistra”, è quello di sostenere che anche il giornalismo di sinistra, cioé quello che dovrebbe essere molto attento a non fare discriminazioni, ne compie eccome, e in particolare quando si tratta del sesso femminile. Che tu e tanti non ci facciano caso, non fa che confermare quello che dico.La futilità del mio discorso è nel tuo punto di vista, non nelle mie parole.

      2. Ti conosco per aver letto altri articoli che di onore te ne hanno fatto. Questo onestamente no. Non vado a discutere sui blog dei fascisti o di chi non stimo minimamente. Buona giornata anche a te.

  3. Ciao Andrea,

    a pagina 21 del Corriere della Sera di oggi — probabilmente avrai letto — si ricostruisce il fatto e con dovizia di particolari il giornalista, arrivato a descrivere il rapporto sessuale fra l’uomo e la donna, usa la sognante espressione “Fanno l’amore.” A me sembra, ma forse mi sbaglio, che il portato semantico della locuzione con i toni violenti della vicenda non ci azzecchi un granché.

    O forse no?

    E dunque l’aver scritto “Fanno sesso” avrebbe assunto una figurazione troppo dispregiativa per la memoria di lei (un’ingenua ragazza americana) e quindi, con piacevole traslato, si è dovuto semplicemente chiamare in causa l’amore, affinché il ricordo della vittima non sia troppo disgustoso e fuori luogo?

    La cronaca nera, comunque sia, sfumerà nel rosa, preannunciando un pomeriggio al cortisone per i talk show nostrani.

    Ai post (corsivo) l’ardua sentenza.

    Francesco

    1. Grazie Francesco per il tuo appunto. Oggi ho letto i giornali, ma non mi ero soffermato su questo aspetto. “Fare l’amore” e “fare sesso” non sono la stessa cosa. E nel caso specifico, visto che il soggetto non era il fidanzato (la cui figura, come avrai notato, è scomparsa dalle cronache) propenderei più per la seconda frase. Ma è certo che già si intravedono in filigrana i temi dei prossimi talk show pomeridiani. Ad maiora

    2. Questi toni canzonatori verso la ragazza americana sono vergognosi. La triste ed ennesima conferma che gli uomini di sinistra non sono meno maschilisti di quelli di destra (eh sì, dovrebbero essere diversi). Vorresti anche scrivere che “non era di primo pelo”? Il termine “fare sesso” si usa spesso negli articoli di giornale per indicare rapporti mercenari con prostitute, quindi si può anche presumere che per non confondere con questo tipo di rapporto decisamente dispregiativo, si sia cercata un’ espressione meno arida. Che poi si faccia l’ amore solo tra fidanzati, che ogni altro tipo di rapporto sia “solo sesso” senza sentimento è vostra ipotesi per far quadrare il cerchio. Non state demolendo l’ articolo, state demolendo la figura di una giovane donna che è stata assassinata.

    1. In risposta a Paolo: sì, ma io ho voluto dire che nell’ espressione “la mia donna” secondo me non c’era il riferimento alla trita espressione leghista e razzista “le nostre donne”. Questo perché il post verte (anche a ragione) sul razzismo implicito in qualche modo nell’ articolo di giornale. Quello che io sostengo è che (riassumendo commenti e post), qui si sta utilizzando la critica all’ articolo in modo offensivo per la vittima, e questi toni tendono a sminuire la gravità del fatto e la posizione del carnefice. Come spesso accade quando l’ assassino o presunto tale è persona di colore. Non era un’ “ingenua ragazza”? Beh, sicuramente era un’ ignara e indifesa giovane donna. Visto che non ha potuto difendersi da una morte atrocemente violenta e brutale. E non credo che soltanto un fidanzato innamorato sarebbe rimasto traumatizzato trovando il cadavere di una persona che conosceva. Corrodere la reputazione della vittima non solo è volgare, ma non vi mette certamente ad un livello morale più alto di chi costruisce, da sciacallo, un romanzetto rosa. E con questo tolgo il disturbo.

      1. Intendevo scrivere “come spesso accade quando il presunto assassino è persona di colore, da parte di intellettuali di sinistra”.

      2. È la prima volta che vengo inserito nella categoria degli “intellettuali di sinistra”. Non so se mi fa più sorridere “intellettuale” o “di sinistra”.

      3. Legittimamente puoi non ritrovarti in una definizione che ho voluto generica, per includere artisti, intellettuali e varie voci che su questo caso e in altri si sono sprecate, e in un modo che non ho amato molto. Il che non cambia comunque il contenuto di ciò che ho scritto.

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