Onna ieri è oggi

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Sono stato a Onna nei giorni immediatamente successivi al terremoto del 6 aprile 2009. L’effetto di straniamento che quella case senza tetto e con l’interno sottosopra faceva a me e persino ai soccorritori non mi ha mai più lasciato. I 41 morti pagati da quel piccolo centro rappresentano, percentualmente, il maggior numero di vittime rispetto agli abitanti (circa il 15 per cento della popolazione).
Il paesino era prevalentemente agricolo e tra le vittime ci sono da registrare anche centinaia di animali da allevamento.
Onna nuova è stata ricostruita accanto a quella vecchia. L’ultima volta che ci andai, conobbi una signora che viveva lì da sempre (salvo una breve parentesi a Milano) e che mi raccontò la vita del paese prima del terremoto.
Onna era già conosciuta nel passato per un’altra strage. Per mano dei nazisti. Che qui assassinarono 17 persone.
La lapide è ancora visibile. Ma in un palazzo molto pericolante.

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Sono tornato a Onna e questa volta ho camminato nella parte ormai abbandonata. Le case che non sono crollate, mostrano danni irreparabili.

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Della vecchia Onna rimangono solo macerie. Come una sorta di Pompei moderna.

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Per i rari visitatori che passino di lì, una mappa virtuale con tanto di QR Code racconta come era bella Onna solo pochi anni fa.

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Intravedendo le macerie, e ricordando i racconti della signora Antonietta, non faccio fatica a crederlo.
Ad maiora

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