Il futuro della Rai, il servizio radiotelevisivo pubblico, avrà ripercussioni su tutto il giornalismo italiano. Malgrado i molti problemi che deve affrontare le tante controversie e manovre politiche che la avviluppano, la Rai resta una delle più grandi aziende di servizio pubblico radiotelevisivo del mondo. Ha dimostrato di avere la creatività e l’energia per relegare, quasi sempre, al secondo posto le reti Mediaset, e continua a fornire agli italiani notizie, dibattiti, sport, intrattenimento, spettacolo nonché le cerimonie e gli eventi principali della vita pubblica. Benché un numero sempre crescente di giovani – come succede in tutto il mondo – preferisca andare su internet, l’appuntamento coi telegiornali resta imprescindibile per molti.
Ferdinando Giugliano e John Lloyd, Eserciti di carta, Feltrinelli, 2013
Per chi ha ancora voglia di ragionare.
Ad maiora
Essenzialmente d’accordo. Seguo, comunque, ancora, RAINews24 e la buona, grande fiction, oltre a buoni film per la tv. Nel dettaglio vorrei che fosse sempre più curato l’aspetto linguistico – se un’opera è ambientata a Genova, come ‘Vento di ponente’, non udire quasi nessuno, specie se di fascia sociale ‘bassa’, in dialetto locale o non udire quasi mai l’accento locale quando viene parlato l’italiano – nella realtà ognuno ha il suo accento – né che nei cognomi non via sia, per esempio, un Parodi, un Govi, un Bacicalupo, non la rende verosimile.
Poi vorrei che davvero (ri)diventasse pubblica, con magari una rete generalista, potentissima, che sia sempre più presente anche nel mercato internazionale, senza negativa omologazione. Ricordiamoci de ‘La piovra’, fenomeno internazionale.