Vedere Balotelli segnare due gol in campionato e qualche ora dopo osservarlo in un faccia a faccia a Le Iene (su Italia 1) non stupisce più. Come non stupisce che molte delle domande (alcune censurate dai suoi legali, come segnalato dalla trasmissione) vertano su aspetti assolutamente non calcistici.
Si tratta del cosiddetto sportainment, ossia il mix di informazione sportiva e intrattenimento. Proprio questo è il tema che sta alla base della tesi di Arianna Angelico (Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere e filosofia, Corso di Laurea in Cultura e storia del sistema editoriale, correlatrice Emanuela Scarpellini) che viene discussa oggi. “La nascita dell’homo sportivus. Come i mass media hanno trasformato i campioni in icone”, il titolo dell’imponente lavoro.
Icone che come racconta la tesi devono essere in grado di tenere assieme tutto: ottime prestazioni sportive e anche una grande abilità nella comunicazione.
Oggigiorno infatti, nell’era della Videocrazia, pensare di imporsi solo sul terreno di gioco, ignorando il sistema mediatico, è praticamente impossibile.
Lo sport attira pubblico. Il pubblico attira pubblicità. E il sistema marcia compatto.
Qualcuno a volte non regge il peso di questo enorme meccanismo: come Schwazer o Pistorius. Ma tra gli sportivi presi in esame dalla Angelico ci sono invece personaggi che riescono a cavalcare l’onda, come Federica Pellegrini che riesce a far parlare di sé dentro e fuori la piscina.
La tesi si concentra e mette a confronto le Olimpiadi di Pechino 2008 e Londra 2012 raccontando le gesta mediatiche di meteore sportive e di eroi sportivi che resistono nel tempo come Usain Bolt.
Per restare in auge, per mantenere i riflettori accesi, per tacitare le polemiche, c’è una sola regola, spiega la tesi: vincere, vincere, vincere.
Ad maiora
Day: 19 marzo 2013
Il ruolo della TV croata nel conflitto balcanico (tesi)
“I media non commentano più la guerra, sono parte integrante di essa”. È un passaggio del discorso di presentazione della tesi di laurea di Sanela Bajric (Università degli studi di Milano, Facoltà di Lettere e filosofia, corso di laurea in Teorie e metodi per la comunicazione, correlatore il mitico Piretto) discussa oggi e dedicata al ruolo dei mezzi di comunicazione di massa nelle recenti guerre balcaniche. Parole che mi hanno richiamato alla mente quelle della scrittrice e attivista per i diritti civili indiana Arundhati Roy: “È sbagliato pensare che i mass media controllati dalle corporation supportino il progetto neoliberista. Non lo fanno. Essi sono il progetto neoliberista”.
La tesi della Bajric già dal titolo svela i suoi obiettivi: “L’informazione va in guerra. Il ruolo della TV nazionale croata Hrt nel conflitto balcanico”. È un’analisi seria e a tratti spietata su come molti giornalisti abbiano indossato gli elmetti durante la guerra non per proteggere le loro teste, ma per porre il proprio mestiere a favore dell’esercito, della nazione, anzi della madre patria.
Il ruolo del nazionalismo croato, uguale e contrario a quello serbo, emerge più volte all’interno del lavoro. Sia per lo sforzo congiunto di politici, intellettuali e giornalisti di croatizzare la lingua. Sia per quei commentatori tv che nel corso del conflitto hanno piegato, nei loro racconti, la realtà, trasformata a suon di falsità. Finendo anche per indicare quali sono i nemici, veri o supposti, della porta accanto. Disegnando di fatto dei mirini per i fanatici.
Ancora oggi, alcuni protagonisti dell’hate speech hanno un ruolo nell’informazione croata e addirittura insegnano giornalismo.
Parlare di neutralità della professione è forse un semplice esercizio di stile.
Ma questa interessante tesi spiega quali rischi si corrano se non ci si rende conto del potere dei mass media.
Ad maiora
Stasera presentazione doppia: La gabbia e Anticorpi alla videocrazia
Alcuni dei ragazzi delle scuole medie di Tavazzano (Lo), che hanno letto il libro di Andrea Riscassi “Anna è viva“, hanno scritto una lettera ad Anna Politkovskaja. Vi proponiamo la prima di Luca, terza A, sia in italiano che in russo:
“Secondo me la guerra è un atto incivile visto che si mandano uomini e ragazzi a uccidere innocenti o a morire per la patria. Anna dice che le donne vedono la guerra in modo diverso dagli uomini, ma secondo me perché non la vivono. Quando la vivi capisci il valore della vita e quello della morte e per questo la visione della guerra diventa diversa da chi vive e da chi no.
Ritornando al fatto successo, in quel teatro russo perché le donne-terroriste morti mariti, fratelli o figli, non hanno più nulla da perdere e allora la vita non vale più nulla per loro.
Anna quando va…
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