Da quando alcuni senatori M5S hanno votato Grasso alla presidenza dell’aula e il blog di Beppe Grillo li ha bacchettati, le mie antenne hanno più volte vibrato.
Ho infatti letto su quotidiani e siti internet e sentito un po’ ovunque (in più di un tg) un termine a me ben noto: dissidenza.
I dissidenti, se posso dirlo, sono ben altri rispetto senatori in disaccordo con il loro leader.
C’è un libro meraviglioso che spiega cosa sia la dissidenza. È “Il potere dei senza potere” di Vaclav Havel, uno che è stato dissidente nella sua vita, prima di guidare la Cecoslovacchia prima e la Repubblica Ceca poi. Lo ha pubblicato Garzanti nel 1991 e, chissà perché, mai più dopo. Scrive Havel: «L’uomo prende coscienza di essere un dissidente quando lo è già da un pezzo. La “dissidenza” non è una professione, è inizialmente e soprattutto una posizione esistenziale. (…) Un uomo non diventa “dissidente” perché un bel giorno decide di intraprendere questa stravagante carriera, ma perché la responsabilità interiore combinata con tutto il complesso delle circostanza esterne finisce per inchiodarlo a questa posizione: viene sbattuto fuori dalle strutture esistenti e messo in opposizione alle stesse».
Chiudo con una bella barzelletta sovietica. Che sembra invece fare il caso nostro: «Un dissidente arriva in un remoto villaggio in cui è stato esiliato. Il luogo sembra completamente deserto, tuttavia, non appena si avvicina al centro cittadino, avverte un terribile fetore. Nella piazza principale scorge una gran folla che se ne sta immobile, immersa in un lago di liquami di fogna che le arrivano al mento. Improvvisamente il dissidente vi cade dentro. Subito comincia ad agitare le braccia e a urlare pieno di disgusto: “Ehi! Non potete sopportare una cosa simile! Non potete starvene qui senza far niente!”. “Chiudi il becco e smetti di agitarti,” gli viene risposto “stai causando delle onde”».
Ad maiora
Day: 18 marzo 2013
“La gabbia” e “Anticorpi alla videocrazia”. Domani presentazione a Milano
Quattro ragazzi con i loro sogni, i loro ideali, le loro battaglie per i diritti civili. Uno di loro scende in politica e il sodalizio si scioglie in malo modo.
Salvo riprendere, dapprima virtualmente, poi in carne e ossa, in campagna elettorale.
“La gabbia” il primo romanzo di Davide Cavazza parla di amicizia amore e lealtà. Ma soprattutto di informazione, di comunicazione. Di sondaggi e di chi fa politica per passione.
Ed è ambientato nel nostro paese. Oggi.
Anche per questo domani sera presentare il mio “Anticorpi alla videocrazia” insieme al libro di Cavazza sarà un occasione di confronto e analisi. Utile sia per noi, sia per chi avrà voglia di venire, ascoltare e magari intervenire.
Davide nella vita si occupa di diritti umani. Che più volte rientrano nel corpo del libro. Che vi consiglio.
A domani sera!
Ad maiora
Martedì 19 marzo, ore 20.30, Libreria popolare di via Tadino 18. Milano