Di tempo ne è ormai passato. Ma l’inquietante storia di Ludwig non può essere dimenticata. Bene ha fatto Monica Zornetta a raccontare la storia della coppia di killer che tra gli anni Settanta e Ottanta si è macchiata di una serie di omicidi. Rivendicati con volantini scritti a caratteri runici e inneggianti al nazismo.
Nelle ultime pagine del libro “Ludwig: storia di fuoco, sangue e follia” (Dalai editore) la collega pubblica i sette volantini di rivendicazione che spiegano, più di mille discorsi, la follia umana.
Wolfgang Abel e Marco Furlan hanno finito di scontare la loro pena. La seminfermità mentale gli ha permesso di evitare l’ergastolo.
Abel, di origini tedesche, ha incontrato la collega che ha realizzato il libro. Ha ancora obblighi di legge e si ritiene una vittima delle rivalità nazionaliste tra Italia e Germania. Furlan (che ora vive a Milano) ha avuto varie riduzioni di pena e – salvo una comparsata, di spalle, alle Iene – sta cercando l’oblio. Peccato, perché di cose da spiegare ne avrebbe visto che qualcuno gli ha garantito anni di latitanza in Grecia.
Il libro della collega insinua il dubbio (che compare anche tra le righe delle sentenze giudiziarie) che l’organizzazione Ludwig andasse oltre i due serial killer, arrestati dopo l’incendio alla discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere (dove una delle prime giustificazioni mi ha ricordato una vecchia, surreale, canzone: “Con quell’atto non volevamo fare del male: ci volevamo divertire a vedere le reazioni della gente e volevamo vedere che emozioni si potevano provare”).
Almeno un terzo esponente sembra comunque presente in più di un caso di omicidio. Sempre dettato dalla follia di “ripulire” il modo dalle “impurità”. Per il quale Abel e Furlan verranno condannati a 27 anni di carcere.
Seguendo il processo, il compianto Guido Vergani scriveva: “Quando la barriera dei carabinieri si apre e le facce, la fissità, i modi dei due imputati vengono in primo piano, si pensa al macroscopico errore di Lombroso. Abel e Furlan rappresentano la più drastica smentita di quella teoria”.
Nel volume si analizza – anche grazie le perizie psichiatriche- l’amicizia esclusiva e morbosa tra i due serial killer, caso raro di coppia di assassini seriali.
Il sodalizio, come si scopre nelle ultime pagine, si è completamente dissolto. Come è d’altronde avvenuto per altre coppie di assassini (o presunti tali).
Dal 1987 Ludwig tace e non uccide più. Ma è interessante tornare a parlare di questo vicino passato.
Per questo presenteremo il volume di Monica Zornetta, venerdì 10 febbraio a Milano (città dove peraltro Ludwig diede fuoco a un cinema porno, uccidendo sei persone).
Alle 18 alla libreria 6rosso via Albertini 6 (zona Sarpi).
Alle 21 (con Peter Gomez direttore de ilfattoquotidiano.it) alla Libreria popolare di via Tadino 18.
Vi aspetto!!
Ad maiora.
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Monica Zornetta
Ludwig
Dalai editore
Milano, 2011
Pagg. 303
Euro 16,50