Day: 1 febbraio 2012

La Russia di Putin, una nuova oligarchia al potere

Nel ricordare che sabato prossimo (4 febbraio) Annaviva ha organizzato a Milano un presidio di solidarietà con l’opposizione russa (ore 11, via Dante 12, sotto la bandiera russa per l’Expo), pubblico questa bella recensione del professore (e amico) Alessandro Vitale.

Ad maiora.

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Francesca Mereu, “L’amico Putin. L’invenzione della dittatura democratica”. Aliberti Editore, Roma 2011, pagg. 348; € 18,00.

Le elezioni di dicembre della Duma, i metodi sbrigativi e i risultati delle quali sono stati duramente contestati dalle opposizioni politiche russe e da un numero sorprendente e imprevisto di giovani e di semplici cittadini, scesi spontaneamente in piazza, non solo a Mosca, hanno reso di notevole attualità questo libro. I protagonisti di questi avvenimenti recenti, infatti, a vent’anni esatti dalla “Primavera della Russia” (la resistenza non-violenta al colpo di Stato) non solo hanno dimostrato che – contrariamente allo stereotipo sulla sua “apatia congenita” -la Russiaanche nei momenti di maggior immobilismo non smette mai di ribollire, accumulando enormi energie per successive rivolte, ma hanno anche puntato apertamente il dito contro un gruppo ben preciso di persone, che oggi è la chiave per comprenderela Russiapost-sovietica: l’oligarchia putiniana asserragliata nel Cremlino, che dal 1999 domina incontrastata tutti i settori chiave del Paese. In poco più di un decennio questa equipe di governo, erede del regime sovietico, costituita per quasi l’80% da agenti dell’ex KGB (che non era solo un servizio spionistico, ma un’istituzione totalitaria e invasiva, capace di sottomettere l’intera vita civile, economica e sociale), è riuscita a riprendere lentamente in mano le leve del potere, ingabbiando il Paese in una camicia di forza. Con notevole competenza e maestria – soprattutto nel rendere leggibile e avvincente il libro – l’Autrice illustra le tappe e le impressionanti vicende legate all’ascesa e al consolidamento dell’oligarchia di Putin, fornendo dati di grande utilità per l’analisi realista e scientifica della politica interna e internazionale russa. È infatti nell’ascesa di questo gruppo di potere che è possibile intravedere la profonda continuità del sistema sovietico, salvatosi nelle sue strutture portanti e profonde, a causa di una rivoluzione troppo debole e interrotta. I passi più inquietanti del libro riguardano i metodi usati per il mantenimento del potere: non solo quelli teatrali e aperti (con l’uso dei mezzi di comunicazione di massa), ma anche i più segreti, con tutto il loro spietato, machiavelliano cinismo, a partire dagli attentati del settembre 1999, serviti all’avvio della seconda guerra cecena e all’ascesa della consorteria al potere; attacchi che provocarono svariate centinaia di morti a Mosca e la cui dinamica ha generato fondati sospetti di programmazione dall’alto. Per non parlare dell’ecatombe di giornalisti indipendenti. La promessa di “liberare il Paese dagli oligarchi” è sfociata in poco tempo nella rinascita di una potente oligarchia piena erede del vecchio sistema, che ha avuto buon gioco a espandere il suo controllo sull’intera economia e a creare consenso. L’Autrice non lo nota – soffermandosi a sottolineare i legami Putin-Berlusconi (nei metodi di governo), ma qualcosa oggi in Russia si è incrinato e l’equipe di potere lo sa. Si potrebbe dire, paradossalmente in termini marxiani, che questa camicia di forza politica, che secondola Mereuha paralizzato l’economia e lo sviluppo civile della Russia, sarà chiamata a fare i conti con gli imponenti cambiamenti che avanzano negli strati giovanili e nella società russa nel suo complesso, dovuti al ridisegnarsi delle profonde strutture produttive, sociali e della rivoluzione informatica e che potrebbero un domani arrivare persino a spezzarla.

 Alessandro Vitale