Day: 6 ottobre 2011

PER NON DIMENTICARE LE OPERAIE MORTE A BARLETTA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo documento dell’Unione donne italiane (UDI) dal titolo “Operaie morte a Barletta: un comunicato non basta”.
Ad maiora.
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Se ci guardiamo indietro, se ripensiamo alle battaglie dell’UDI e del movimento di emancipazione, vediamo quanto coraggio, quanto pensiero politico abbiamo speso per definire nel tempo i diritti e i doveri della lavoratrice e della lavoratrice madre.
Ci chiediamo che fine abbiano fatto quelle leggi e quelle regole per le quali abbiamo lottato per tanti anni, per combattere il lavoro nero, lo sfruttamento del lavoro a domicilio, il caporalato.
E mentre ci apprestiamo ad una Anteprima Congresso tutta dedicata al lavoro nella convinzione che le donne sono cambiate ed è cambiato il lavoro, la tragedia di Barletta ci restituisce una realtà che annienta. Realtà che accomuna donne italiane, del Sud e tante immigrate. Come immaginare un orizzonte altro, se la politica è miope e vive alla giornata?
Come possiamo pensare di cambiare e ammodernare un paese quando prevale l’illegalità? Oggi il problema non è più conquistare questa o quella legge, il problema è avere una classe dirigente responsabile e all’altezza dei suoi compiti.
Noi lavoreremo per questo. Cercheremo il confronto e lo scambio con le altre donne. Ci mobiliteremo con la sapienza e l’intelligenza politica che deriva dalla nostra lunga storia per sollecitare le azioni politiche opportune.
Noi non ci sostituiamo ai partiti, ma possiamo ricordare loro che costituiamo più della metà dell’elettorato e che devono fare i conti con le istanze – così dicevamo una volta- delle donne.
A breve faremo sapere l’iniziativa politica che intendiamo avviare a Barletta in concomitanza dell’Anteprima del nostro XV Congresso che si terrà a Bologna il 15 ottobre e che, non a caso, si chiama: LIBERE DI LAVORARE

IL PAESE FRANA. A BARLETTA E NON SOLO. E’ IL MOMENTO DI OCCUPARSI DI INTERCETTAZIONI…

Mentre governo e maggioranza parlamentare che hanno a cuore i destini del paese si occupavano di mettere il bavaglio alla stampa e alla rete, a Milano veniva presentato “Senza pensioni” (Chiarelettere). Nel libro di Walter Passerini e Ignazio Marino si spiega quali impatti le continue revisioni del sistema pensionistico abbiano avuto sulle future pensioni. Ci sono alcune professioni che ai giovani conviene non intraprendere se un lontano giorno non vorranno vivere, anziché con una pensione, con un assegno sociale (oggi di 300 euro). Alla Feltrinelli anche Massimo Fracaro del Corriere ha spiegato come la “bomba previdenziale” rischi davvero di scoppiare, soprattutto con una crescita economica pari a zero.

Mentre in parlamento, anziché dello sviluppo, si pensava alle intercettazioni del presidente, nella sala della presentazione del libro parlava la gente comune, quella che sembra lontana anni luce dal parlamento (ma un tunnel gelminiano spero presto li possa mettere in contatto con i loro eletti). Ragazzi di 23 anni che chiedevano se non era meglio cercare fortuna all’estero. Uomini di 55-60 anni trovatisi senza lavoro e ancora senza pensione, che rinunciano alla macchina e alla televisione nella speranza di riuscire a tirare la fine del mese. Pensionati che non capiscono perché debbano sentirsi in colpa se dopo 35-40 anni di lavoro sono riusciti ad avere l’agognata pensione.

Basta un libro, un dibattito in una libreria, per incontrare il paese vero. A quei lavoratori, pensionati e disoccupati, delle intercettazioni non frega una beata mazza. Quelli vogliono certezze sul futuro di un paese industrializzato.

Un paese assurdo dove delle operaie perdono la vita per quattro euro l’ora. In nero naturalmente.

Oggi il loro addio a Barletta sarà politico-sindacale-simbolico.

Col cuore, saremo tutti lì.

Ad maiora.

ADDIO, CARO STEVE JOBS

Chi mi conosce sa che da quando è arrivato l’Iphone la mia vita è cambiata. Quel miracoloso aggeggio è qualcosa di più di un telefono, qualcosa di più di un computer, di una macchina fotografica, di una telecamera, di una consolle per giocare.

E’ per me, per il mio lavoro, una sorta di redazione. Tutto quello che sono riuscito a fare in questi anni, l’ho in gran parte realizzato grazie all’Iphone (ora ad esempio è collegato al computer, manda musica e mi permette – collegandomi alla rete – di scrivere questo post).

Steve Jobs, il genio che ha inventato tutto questo. Ci ha lasciato.

Il suo discorso all’Università di Stanford è di una forza disarmante:

Parole che non hanno bisogno di commento.

Ciao Steve e grazie.

Che la terra di sia lieve.

Ad maiora

ELSA K. STASERA IL DEBUTTO A MILANO!

Stasera al Teatro del Borgo di Milano la prima assoluta di “Elsa K.”.

Ieri la prova generale.

Vedere, sentire e soprattutto percepire quel che si è scritto diventare carne e sentimenti su un palco è una strana sensazione. Molto stimolante.

Per i libri (ne ho scritti due, un terzo è in forno) appena hai finito di scrivere, le parole stampate non appartengono più solo a te. Per il testo teatrale (questo è il mio primo) succede qualcosa di ancora più forte: non solo quello che ho digitato su un foglio bianco di un piccolo computer bianco si è allontanato da me, ma ha preso subito vita. Sara Urban, Paola Vincenzi e Fabio Paroni che da stasera saranno in scena (grazie alla regia di Alessia Gennari) rendono concreto e profondo quel che percepivo da tempo nella mia testa. La vergogna per quel che è successo il Cecenia. L’umiliazione e la violenza sulle donne che ogni guerra porta con sé. Il ruolo di noi maschi che governiamo malamente il mondo da millenni.

C’è un po’ tutto questo in “Elsa K.” che è stato ben presentato dal Corriere della sera:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/arte_e_cultura/11_ottobre_4/da-anna-a-el-sa-1901715282774.shtml

http://archiviostorico.corriere.it/2011/ottobre/05/Omaggio_Anna_Una_storia_vera_co_7_111005056.shtml

Da stasera per tre giorni, grazie ad Annaviva e LattOria, saremo in scena al Teatro del Borgo (via Formentini 3, Milano).

Oggi e domani è tutto esaurito.

Resta qualche posto solo sabato sera.

Chi ha tempo e voglia, prenoti gli ultimi biglietti, scrivendo una mail a: sarauban@lattoria.it

Ad maiora