In attesa che, a quasi due anni dal suo omicidio, la giustizia russa trovi chi ha assassinato la giornalista (e attivista dei diritti umani) Natalija Estemirova, sta per arrivare a sentenza un processo parallelo.
A qualche giorno da quel terribile assassinio infatti, Oleg Orlov, capo di Memorial (una delle migliori ong russe, per la quale la stessa Estemirova lavorava) aveva accusato il presidente ceceno Ramzan Kadyrov di essere responsabile di quella morte.
Kadyrov l’ha querelato e ora, dopo un lungo processo, la procura ha chiesto al un tribunale di Mosca di comminargli una multa di 150 mila rubli.
Olov è accusato di calunnia e rischia una pena fino a tre anni di reclusione. Kadyrov spera ancora nel massimo della pena. Il leader di Memorial, in aula, non ha ritirato le sue affermazioni parlando di una responsabilità non diretta ma oggettiva. Sostenendo che è stato il clima creato dal giovane presidente ad aver lasciato mano libera a questi assassini.
La sentenza è prevista per martedì.
Il Parlamento europeo ha condannato il processo a carico di Orlov, che ha vinto il premio Sacharov per i diritti dell’uomo.
Sull’omicidio Estemirova si è ancora in attesa che (dopo le dichiarazioni propagandiste del presidente Medvedev di un anno fa: “Abbiamo individuato il killer”) qualcuno scopra chi l’ha rapita e assassinata.
E soprattutto per conto di chi.
Ad maiora.
Cari amici, queste notizie sconvolgono e rattristano coloro che amano l’informazione libera e coraggiosa, ma anche la difesa dei diritti umani. Troppa omertà ed eccessiva corruzione, fanno sì che anche questi tentativi cadano nell’indifferenza e nel grottesco. Bisogna chiamare in causa la Corte della Giustizia europea, e con essa creare un’opinione pubblica favorevole alla difesa dei Diritti umani; altrimenti la paura e la corruzione seminata da Putin avranno purtroppo sempre la meglio. Quando si tratta della difesa di diritti umani non bisogna avere nessuna paura di ingerenza negli affari degli stati. La difesa dei diritti umani è la radice della vita sociale. Grazie dell’accoglienza. Carlo.
Lo credo anche io.