Day: 5 giugno 2011

il libro fotografico elettorale di Letizia Moratti

Il libro fotografico di Letizia Moratti e i suoi errori “elettorali”

“L’attuale Presidente del Consiglio si fa fotografare – assume la posa in cui sarà o è fotografato – come se fosse uno specchio in cui contemplarsi. Noi – i suoi elettori, ma anche i suoi oppositori, detrattori e persino nemici – siamo la superficie riflettente in cui Silvio Berlusconi si guarda: la sua vera immagine è il mondo. Se è dalla televisione che il Presidente del Consiglio ha tratto denaro e potere, è tuttavia attraverso le fotografie che vuole trasmettere e perpetrare l’immagine ideale di sé.”

Così scriveva Marco Belpoliti nel suo “Il corpo del capo” (Guanda 2009). Lo scrittore si riferiva anche al libro fotografico “Una storia italiana” che l’attuale premier mandò nelle case degli italiani nel 2001.

Nelle scorse settimane, per cercare la rielezione, il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha mandato nelle case dei milanesi una sorta di rivisitazione di quell’operazione (che un tempo ebbe successo). “I cento progetti realizzati” era il titolo del libretto (patinato) di 160 pagine spedito a tutti i capifamiglia “per una Milano sempre più bella da vivere”.

Nel volume si elencavano le cose fatte dalla giunta uscente (come i libri di testo gratuiti nelle scuole dell’obbligo o le biciclette gialle comunali). Ma, e questo l’elemento che richiama quello precedente, il tutto era accompagnato da decine di foto del sindaco Moratti. La si vedeva piantare il basilico o un arbusto, incontrare i bambini a scuola o per strada, salutare gli anziani e ballare con loro, chiacchierare con i disabili, tagliare nastri, salutare atleti in piscina, carezzare gatti e cani, passare in rassegna i ghisa, sorridere davanti all’albero di Natale, sorridere in un parco pubblico, pedalare in bicicletta, vestirsi da spazzina dell’Amsa, pulire i muri dai murales, rispondere al call-center, controllare i cantieri del metrò, sorridere al Museo del Novecento, sorridere al carnevale ambrosiano e alle sfilate di moda e all’assegnazione dell’Expo. Insomma, decine di scatti nei quali si cercava di dare l’idea di una donna sola al comando. Nessuno della giunta veniva ripreso neanche di striscio. La prima cittadina sembrava essere stata, nei cinque anni precedenti, presente in ogni angolo della città. Personalmente, se non per ragioni professionali, io non l’ho mai incontrata.

Il volume agiografico era accompagnato da una premessa (con firma di suo pugno) nel quale Letizia Moratti scriveva: “Sono stati cinque anni pieni di impegno e di risultati, nei quali abbiamo cercato di pensare in grande e, insieme, di avere cura del piccolo. (…) Intendo portare a termine i progetti che abbiamo avviato in questi anni e fare di Milano una città ancora più bella da vivere. Lo farò, assieme a tutti coloro che vogliono rendere più solida, più aperta e più bella la casa di tutti i milanesi”.
Parole che oggi, più che mai, suonano vuote.

E infatti dopo la pesante sconfitta al primo turno delle comunali, la Moratti prova a cambiare rotta (nel frattempo è arrivato nello staff l’ottimo Glisenti) e cerca di spiegare, con una lettera inviata ai cittadini: non ho fatto tutto quello che avevo promesso ma posso farcela nel prossimo giro. Scrive infatti l’ex sindaco: “Sappiamo di non aver raggiunto tutti gli obiettivi. Quando si fanno le cose si possono commettere degli errori. (…) Lasciare le cose a metà sarebbe assurdo”. E poi parte col refrain uscito sconfitto sia al primo che al secondo turno: “Ancora più assurdo sarebbe consegnare Milano a chi non ha un programma credibile: a chi vuole dare le case ai rom , a chi vuole togliere ai nostri vigili tutti i compiti di pubblica sicurezza, a chi vuole aprire i concorsi pubblici agli stranieri, a chi vuole introdurre nuove imposte sull’utilizzo della città, sui trasporti, sull’acqua, sui rifiuti”. Insomma, la politica della paura diffusa a livello comunale.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Al primo turno la coalizione di centrosinistra che sostiene Pisapia arriva al 48% e conquista 9 zone su 9. Al ballottaggio, malgrado la campagna su zingaropoli, l’attuale sindaco guadagna altri 50 mila voti, più del doppio di quelli conquistati dalla Moratti.

Credo che la prossima campagna elettorale dovrà trovare nuovi canali per convincere chi vota.

Ad maiora.

Una Macedonia al voto

Macedonia al voto tra tensioni e accuse di brogli

Giornata di voto (oltre che per il sempre in crisi Portogallo) anche per la Macedonia, ex repubblica jugoslava che all’anagrafe mondiale si chiama ancora – per contrasti con la Grecia – in modo provvisorio: FYROM, acronimo che sta per Former Yugoslav Republic of Macedonia.

Stamane si sono aperte le urne (che si chiuderanno alle 19 locali) in un clima di forte tensione tra il partito di governo, l’VMRO-DPMNE e l’opposizione socialdemocratica (SDSM).

Entrambi gli schieramenti si sono accusati vicendevolmente di brogli. È possibile che, alla diffusione dei risultati di questo voto parlamentare ci siano manifestazioni di protesta nella capitale, Skopje. Sono elezioni anticipate dopo gli attacchi (e l’Aventino) scatenati dalle opposizioni alla maggioranza, accusata di voler mettere sotto controllo i media più critici. Tra gli osservatori internazionali che verificano la regolarità del voto anche il deputato radicale Matteo Mecacci:

http://www.radicali.it/comunicati/20110603/osce-mecacci-partecipa-alla-missione-di-monitoraggio-elettorale-macedonia

A votare sono chiamati 1 milione e 800 mila elettori, un terzo dei quali di etnia albanese. E proprio i partiti albanesi dovranno soccorrere uno dei due schieramenti se, come sembra probabile nessuno dei due riuscirà a conquistare la maggioranza dei seggi parlamentari (il partito di governo è comunque avanti nei sondaggi).

Dal risultato elettorale dipenderà un possibile ingresso del Paese nella Nato e nell’Unione europea (la Macedonia/Fyrom ha dal 2005 lo status di candidato). Nell’elenco di quanti stanno per entrare nel parlamento di Bruxelles in netto vantaggio, come rimarcato in queste ore dalla visita del Papa, rimane la cattolicissima Croazia.

Ad maiora.