Month: aprile 2011

anna politkovskaja

Una poesia per Anna Politkovskaja

L’altra sera, presentando il libro “Anna è viva” a Roseto degli Abruzzi (sala della Villa Comunale gremita), ho ricevuto questa poestia dedicata alla Politkovslaja e scritta da Giovanna Forti, poche ore dopo l’impunito omicidio.

Ve la regalo.

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 Dedicato  ad Anna Politkovskaja

Non voglio più scrivere

parole macchiate

d’ inchiostro nero.

Non voglio più scrivere

parole macchiate

d’inchiostro rosso.

Il  tuo nome, Anna, lieve

come l’aria

ha le ali potenti del vento,

e tempeste protesta.

Il  tuo nome, Anna, chiaro

come la corrente dei fiumi,

è linfa vitale,  fluisce

nelle vene profonde

della grande madre Russia.

Nel  fischio del vento.

nell’urlo della bufera

nelle onde della rete

la tua voce libera

va e torna

a incidersi

nel cuore di pianori,

città,  mari e monti.

Vasta eco la ripete.

Le tue parole

come sassi  scagliati

nel limo delle paludi,

vanno

a muovere onde a raggio

e ricadranno a pioggia

sull’arsura delle steppe

e sui deserti dell’anima.

Roseto degli Abruzzi,  ottobre 2006    

                                    Giovanna Forti

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Ad maiora

La porta, finalmente chiusa, del GF

La mamma è sempre la mamma, da GL a GF

Una delle più belle canzone della resistenza (“Oh partigiano non piangere”) invita il combattente a “non pianger più, se qui non c’è la mamma, tra pochi dì si cala al pian la mamma ci sarà”.

Parole e suoni che .- lo so che sono strano – mi sono tornati all’orecchio ieri sera guardando il triste spettacolo della finale del Grande Fratello.

L’elemento chiave dei concorrenti, soprattutto maschi, sembra infatti il rapporto con la madre che, per fare spettacolo, vengono inviate a dare un abbraccio ai loro “eroi”, di cui vanno ovviamente “orgogliose” (e per i quali vanno a fare la fila per prenotare i provini, mentre loro se la ronfano). Segno di una decadenza che non risparmia più nessuno. La italian mamma finirà per prendere il posto – anche nelle barzellette – della yiddish mama.

D’altronde, nelle scorse settimane sono comparse – e qui c’è poco da ridere –  le intercettazioni di alcuni genitori delle falene che frequentavano le notti di Arcore nelle quali una delle mamme si complimentava con la figlia, cui dispensava anche consigli materni: Sei mila euro… brava figlia mia, adesso riposati”.

E proprio dopo la scomparsa, nel 2008, di Mamma Rosa sembra che il nostro presidente del Consiglio si sia dato al bunga-bunga, o quanto meno a pubblicizzarlo.

Proprio Mamma Rosa (cui il coordinatore lombardo del Pdl Mantovani, da sindaco di Arconate, diede la cittadinanza onoraria del piccolo comune milanese) avrebbe insegnato al figlio Nustalgia de Milan, che il cd-premier ha cantato domenica:

http://www.youtube.com/watch?v=SHW9y2JcS9w

Noi preferiamo sentir commemorare la mamma di Beniamino Gigli:

http://www.youtube.com/watch?v=wHqP5FFoyf0

Ad maiora

Abou Elkassim Britel

Finalmente libero Abou Britel

Abou Elkassim Britel, marocchino con cittadinanza italiana, e’ stato scarcerato insieme ai 190 detenuti politici e islamici graziati dal Re Mohammed VI del Marocco. Dopo la lunghissima detenzione la moglie ha avvisato tutti gli amici via mail della fine anticipata della pena.

L’uomo, residente a Bergamo, tornerà presto in Italia.

Vittima – nel pieno delirio islamofobico che ha fatto seguito all’attentato alle Torri Gemelle – di una extraordinary rendition della Cia in Pakistan dove era stato rapito nel 2002, Britel era stato portato in Marocco dove è stato processato e condannato a 9 anni di carcere. In Italia erano invece state  archiviate le inchieste a suo carico, aperte alla Procura di Brescia.

Le organizzazioni umanitarie hanno denunciato che sarebbe stato anche sottoposto a tortura.

Per la sua liberazione era stato firmato un appello da parte dell’allora sindaco di Bergamo, Roberto Bruni e da  un centinaio di deputati italiani ed europei.

Nel carcere di Casablanca aveva ricevuto le visita di due delegazioni di  parlamentari guidate da Ezio Locatelli e Tana De Zulueta. Alla troupe del Tg3 (composta dal sottoscritto col collega Ermanno Generali) era stato invece impedito l’ingresso e l’incontro col detenuto.

Malgrado i numerosi scioperi della fame, Britel non era riuscito ad ottenere la grazia, più volte sollecitata anche dalla moglie, Anna Pizzighini.

In questi anni e’ stata lei (che ora, convertita all’islam si chiama Khadija), a sollecitare autorità e giornalisti a mantenere viva – anche grazie a un’aggiornato blog – l’attenzione su questo caso.

Dopo decine di viaggio in Marocco e di frustranti attese in carcere, ora aspetta con ansia il suo ritorno in Italia.

Ad maiora.

Un barcone di migranti

“Può la Chiesa essere equidistante?”

Come scriveva una volta Repubblica (quando era Repubblica), riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera (aperta) della Comunità di base diretta ai cristiani di Busto. E’ un invito alla responsabilità dopo le parole sui migranti  dell’europarlamentare leghista Francesco Speroni (bustocco).

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Dall’intervista del 13 aprile 2011 a Radio 24 di Francesco Speroni, leader della Lega di Busto Arsizio, eurodeputato, presidente del Consiglio Comunale di Busto, candidato alle elezioni del 15 maggio 2011.

“Se uno invade le acque territoriali di un Paese sovrano è lecito usare le armi, questo è diritto internazionale. Non ce l’hanno certo scritto in fronte se sono profughi, ma non c’è una situazione in Tunisia che giustifichi l’arrivo di profughi. Hitler ha sbagliato tutto: se fosse vissuto nei giorni nostri avrebbe mandato dei tedeschi coi barconi a invadere il mondo e nessuno avrebbe potuto fermarli perchè ‘beh, ci sono le ragioni umanitarie’. Noi in Libano, in Afghanistan stiamo usando le armi, perchè non dobbiamo usarle per difendere i nostri confini? Si parla tanto dei 150 anni dell’Unità, qui si tratta di difendere i sacri confini della Patria come qualcuno ancora dice. Noi siamo invasi, c’è gente che viene in Italia senza permesso, violando tutte le regole. A questo punto vanno usati tutti i mezzi per respingerli, anche le armi.”

Cari fratelli cristiani di Busto, sono questi gli uomini politici e i partiti che pretendono di rappresentare le tradizioni cristiane della nostra terra? E’ a loro che vogliamo affidare il governo della nostra città per altri 5 anni? Sono questi, fratelli cristiani del PdL, gli alleati che avete scelto per le prossime elezioni? Cari pastori delle comunità di Busto, preti, parroci, padri spirituali, può la Chiesa essere equidistante quando si sentono pronunciare affermazioni come questa contro i fratelli, le donne, i bambini del continente africano che fuggono dalla guerra e dalla miseria? Il Vangelo di Matteo, al capitolo 25, è chiaro ed inequivocabile. Su quelle carrette del mare c’è anche Cristo. Vogliamo sparargli perché non ha le carte in regola?

 “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra; Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.”

Non abbiamo altro da aggiungere. Un fraterno, accorato saluto.

La Comunità Cristiana di Base di Busto Arsizio, il 14 aprile 2011

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Ad maiora

Marilisa Verti

Addio alla collega Marilisa Verti

La sua pagina su Facebook ora è ricca di amici e compagni che le mandano l’ultimo saluto. I più firmano questi abbracci virtuali con “hasta siempre”.
Marilisa Verti, collega che ci ha lasciato in queste ore, è sempre stata una sostenitrice della causa cubana.
Si è spenta, a 56 anni, per un aneurisma, a Borgotaro dove viveva e dove domani si svolgeranno i funerali:
http://www.savonanews.it/2011/04/11/leggi-notizia/argomenti/cronaca-2/articolo/e-morta-a-56-anni-la-collega-marilisa-verti-sua-lidea-di-manifestare-come-fantasmi-delloccupazio.html

Marilisa era stata mio direttore ai tempi di Società civile. Sempre attenta, sempre sorridente, sempre fuori dagli schemi.
Era diventata una freelance per scelta, in questi anni.
E dava l’anima per questa professione che per molti è qualcosa di più che scrivere per guadagnarsi la pagnotta.
Ovunque sia, sarà felice di sapere che la rete di Società civile in queste ore si è riattivata.
Anche solo per ricordarla e maledire il tempo che passa. Senza riuscire a fare tutto quel che vorremmo.
Ciao Marilisa, ci mancherai.
Hasta la victoria.