Quando lo spettacolo è alle prime battute il pubblico ride ma sembra un po’ freddino. D’altronde Enrico Brignano col suo “Sono romano ma non è colpa mia” dubito si aspettasse una calda accoglienza nella città che più di ogni altra si oppone alla Capitale.
All’ennesimo tiepido applauso lui si rivolge al pubblico e, col sorriso stampato sulla faccia, lo invita a fare il suo dovere di pubblico attivo (applaudire, farsi sentire) o di tenersi in serbo gli applausi scarsi e unirli tutti insieme per farli diventare uno roboante. Così sarà. Man mano che lo spettacolo comico va avanti i milanesi che affollano lo Smeraldo sono piegati sulle seggiole rosse, come le facce di molti, paonazzi per il troppo ridere.
Brignano fa la parodia del romano. Ne rappresenta le esagerazioni. Come in “Benvenuti al Sud”, quando per la signora padana arrivata in Meridione i locali organizzano una esasperata rappresentazione dell’essere terroni. Perché è quel che lei si aspetta. Così Brignano prende in giro i suoi concittadini, in modo bonario e affettuoso. E con effetti decisamente comici.
C’è anche una rivendicazione di romanità contro quel “Roma ladrona” che riecheggia da anni, a queste latitudini.
“Perché voi c’avete il potere” dice il comico imitando la cadenza dei lumbard. “Ma se non possiamo nemmeno parcheggiare in seconda fila!” replica il comico in romanesco. Che con forti punti di antipolitica invita le altre città a prendersi pure i ministeri: “Teneteli a turno per una settimana, come la zia malata che si fa girare tra i parenti”.
Finito lo spettacolo, con ormai il pubblico nelle sue mani, Brignano racconta della vita da attore, dei passanti che lo riconoscono come un qualsiasi personaggio della tv e gli chiedono non più il semplice autografo sul tovagliolo di carta ma ormai la classica fotografia da mettere su facebook.
E non può fare a meno di ironizzare sul Teatro Smeraldo (dove lo spettacolo sarà in scena fino al 13 marzo) che tra poco chiuderà per far posto a un ristorante (spero con parcheggio per le batmobili sul tetto). Un teatro storico devastato dai tempi di Albertini da un interminabile parcheggio.
“Quando uscite dal teatro decidete subito se andare a destra o a sinistra”, dice Brignano. “Dritti non si può andare. Si finisce nei piloni. A destra si va a Como, a sinistra a Varese. Le sue strade non si congiungono”. Si ride per non piangere. Il Teatro Smeraldo era stato aperto nel 1940, come sala cinematografica. E’ sopravvissuto alla guerra. Non alle ultime amministrazioni cittadine.
Ad maiora.