Il presidente Napolitano si è congratulato con Behgjet Pacolli, imprenditore ed ex marito di Anna Oxa, per la sua elezione a presidente del Kosovo, la repubblica secessionista dalla Serbia.
Il partito da lui stesso fondato (dal nome rutelliano, Alleanza per il Nuovo Kosovo, Akr) ha garantito all’inventore del marchio discografico svizzero B&G (ora dismesso) e al costruttore che ebbe l’incarico di ristrutturare la Casa Bianca di Mosca, i voti per diventare presidente dello staterello a maggioranza etnica albanese.
Il parlamento kosovaro ha eletto anche un nuovo governo, guidato del discusso Hashim Thaci. A sostenere la coalizione (traballante visto che si regge su 65 seggi solo 4 in più di quelli necessari, ma magai anche lì si trovano dei reponsabili) il Pdk (il partito di Thaci), l’Akr e anche un partito della minoranza serba che per la prima volta conquista 3 dei 18 ministeri.
Tra le prime grane che il presidente Pacolli dovrà affrontare c’è quella della Corte Costituzionale cui si è rivolta l’opposizione (Lega democratica del Kosovo, Ldk, e l’Alleanza per il futuro del Kosovo, Aak) che contesta la regolarità della sua elezione. Durante la terza e ultima chiama (e durante una pausa di 45 minuti dei lavori) sono infatti comparsi 4 voti che fino ad allora erano mancati. Insomma, tutto il mondo è paese.
Ciò malgrado, il Quirinale ha espresso a Pacolli (nato a Marevce, Yugoslavia, ora Marec, Kosovo, ma naturalizzato svizzero) “i più ferivi voti per un pieno successo del suo alto mandato a la prosperità del popolo del Kosovo”.
L’imprenditore fu indagato da Carla Del Ponte per riciclaggio nell’ambtio del Russiagate, ma naturalmente ne uscì pulitissimo.
La Repubblica del Kosovo è riconosciuta da decine di Stati ma non da Onu e Ue.
Ad maiora.