Day: 23 febbraio 2011

Dalla Libia in fuga decine di migliaia di lavoratori cinesi

Ci sono delle notizie che raccontano più di altre la globalizzazione. E chi la stia cavalcando.

Quando scoppiano rivolte in regimi come quello libico, ogni Paese cerca di fare rientrare i propri connazionali in madrepatria.

In queste ore (ma anche nelle prossime, se gli aggiornamenti sull’omicidio di Sarah Scazzi non distrarranno l’attenzione) vedremo nei telegiornali, centinaia di italiani che fanno ritorno a casa. Quanti sono i nostri connazionali nel Paese di Gheddafi? 1.500. Pochi. Ma non dimentichiamo che da lì tanti vennero cacciati, dall’oggi al domani, dopo la rivoluzione verde.

E quanti europei lavoravano in Libia prima che protesta dilagasse e fosse repressa con i bombardamenti?

Per ora, i tedeschi rientrati sono 300. Gli spagnoli 220. I numeri cominciano a diventare consistenti con i turchi che in Libia erano più di duemila. 250 sono rientrati ieri da Alessandria d’Egitto, dopo aver varcato la frontiera libica in pullman.

Nella lontana Corea del Sud torneranno i 1.400 sudcoreani che lavoravano per le aziende di Seoul (presenti in Libia fin dal 1978).

Ma il numero che lasci basito chiunque non abbia capito quanto Pechino si sia immessa nei gangli vitali dell’economia africana, riguarda proprio il numero di cinesi che si sta cercando di far rimpatriare: 30.000. 30mila persone vuole dire più abitanti di quanti e faccia la città di Isernia.

Non a caso, in questi giorni, negli ospedali libici, sono numerosi i cittadini di origine cinese rimasti feriti negli scontri. La Cina, che ha aperto un’unità di crisi, sta mandando in zona aerei, una nave cargo e alcune navi da crociera per cercare di mettere in salvo le decine di migliaia di connazionali.

Gli investimenti cinesi troveranno nuovi sbocchi in altri Paesi del continente nero.

Ad maiora.

Dalla Libia (almeno) una buona notizia: liberati i fratelli Buzakhar

In mezzo a tante brutte notizie di massacri che provengono dalla Libia (300 i morti secondo le autorità, 1.000 secondo i manifestanti), giunge dall’Associazione culturale berbera di Milano una buona notizia. I due fratelli berberi, Madghis e Mazigh Buzakhar, sono stati liberati.
Sarebbero stati rilasciati domenica. Erano stati rapiti/arrestati dalle autorità  libiche a fine dicembre con l’accusa di spionaggio (ragionevolmente anche a favore dell’Italia visto che lavoravano fianco a fianco con ricercatori e studiosi italiani). Accusa che avevano respinto con forza. Così come l’aveva respinta l’Associazione culturale berbera di Milano che aveva invitato alla mobilitazione per la loro liberazione e che ora si augura di poterli presto “invitare a Milano”.
Proprio a Milano, davanti al consolato libico, era stata organizzata una manifestazione a favore dei due fratelli. Per loro si era mobilitata anche Amnesty International con un appello inviato alle autorità libiche. Poche settimane fa anche i deputati radicali (primo firmatario l’ottimo Matteo Mecacci) avevano presentato una interrogazione urgente alla Camera, chiedendo alla Farnesina di valutare un intervento su Tripoli, anche alla luce dell’amicizia (ratificata da un apposito trattato) tra i due Paesi.
Le vicende di questi giorni, hanno però fatto aprire la cella per i due fratelli berberi.
Ad maiora.