Day: 30 gennaio 2011

Le Bestie di Satana: l’inferno dietro casa

Quando Stefano mi ha dato una copia del libro ha precisato: “E’ scritta in prima persona”. E la prima persona non era lui, ma Mario Maccione, una delle Bestie di Satana (condannato a 19 anni di carcere per duplice omicidio).

Non mi aveva però detto che iniziandolo di sera, avrei rischiato di rinunciare al sonno per finirlo. Né che, una volta concluso, avrei potuto soffrire di incubi. Ma i miei demoni devono essere a riposo, perché malgrado le terribili storie raccontate nel libro, sono riuscito a dormire le poche ore rimaste prima dell’immancabile trillo della sveglia.

Il volume si intitola “L’inferno tra le mani” (editore Piemme) e lo Stefano di cui parlo all’anagrafe fa Zurlo, collega del Giornale che molti di voi avranno visto ospite in dibattiti televisivi o neoconduttore di una storica trasmissione di Telelombardia. Lo conosco dai tempi di Dodicesimo round, trasmissione alla quale entrambi collaboravamo e che ora, pur non essendo di nessuna società esterna (come Magnolia o Endemol, per la quale lavorano molte icone degli intellettuali di sinistra) è sospesa. Ma speriamo un giorno di tornare. Oggi un ring televisivo, non schierato, sarebbe utilissimo. Ma sto divagando.

Il libro racconta l’inquietante vicenda delle Bestie di Satana raccontata da uno dei protagonisti. È la sua versione dei fatti, che non sempre è stata creduta dai giudici. Maccione –  reo confesso dei delitti – nel delirio delle Bestie ha ucciso Chiara Marino e il suo miglior amico Fabio Tollis. I loro corpi, lo ricorderete, furono sotterrati in un bosco del varesotto e ritrovati anni dopo. Nel carcere di Bollate il giovane (è nato nel 1980) racconta a Stefano i demoni che lo accompagnano fin da ragazzino, l’uso delle droghe, e quelle prove di coraggio che caratterizzavano quel gruppo di satanisti che, oltre a fare grandi orge, si macchiarono purtroppo di omicidi e induzione al suicidio.

Una storia che ci apre squarci su un Paese, il nostro, nel quale – scomparsi i partiti guida, in difficoltà la religione, la famiglia e la scuola – alcuni riempiono il vuoto passando le giornate alle macchinette mangia-soldi, altri buttano la vita in azioni che, all’inizio pensano di controllare, ma che poi ti trascinano in fondo, come un mulinello. Maccione, dal carcere, staccato da quel contesto, sembra capire il male che ha fatto, sembra cercare una seconda possibilità dalla vita (che non sarà concessa ai suoi amici scomparsi). Ma in fondo è proprio questa la funzione rieducativa del carcere.

Un libro comunque utile a farci entrare in una storia quasi dimenticata.

Ad maiora.

Mario Maccione (a cura di Stefano Zurlo)

L’inferno tra le mani

Piemme

Pagg.194

Euro: 15,00