Un libro contro il liberismo o meglio contro come è stato coniugato in questi anni visto che l’autore Pierfranco Pellizzetti, nella prima parte del volume rimpiange lo spirito di Ernesto Rossi. Ma in Liberista sarà lei (edizioni Codice) scritto a quattro mani con Emilio Carnevali, Pellizzetti parte da un considerazione fatta da Robert Kennedy nel lontano 1968: «Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il Pil comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficina dei fine-settimana. Il Pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione del napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari».
Da queste premesse, Carnevali e Pellizzetti criticano quanti «sono sempre pronti a ribadirci, come fossero un disco rotto, il punto decisivo, a loro giudizio: l’economia dell’America liberista crescerebbe annualmente di un punto percentuale in più dell’Europa statalista. Si sono sempre dimenticati di aggiungere che quel punto percentuale differenziale dipende direttamente dalla spesa in committenza del governo degli Stati Uniti. E che quelle committenze sono soprattutto militari».
Gli autori passano poi ad analizzare quelli che sono state le “coglionerie” del capitalismo italiano nel dopo guerra. Tra gli esempi più divertente c’è quello della Perottina (dal nome del suo inventore Pier Giorgio Perotto), il prootipo del pc inventato a Ivrea. Ricordano gli autori: «La famiglia Olivetti, rendendosi conto di avere per le mani un gioiello il cui lancio richiedeva capitali ben superiori a quelli di cui disponeva, convocò il “fantomatico” gotha dei padroni del vapore: Vittorio Valetta, accompagnato da Enrico Cuccia di Mediobanca e Bruno Visentini, grande maitre à penser della cosiddetta “finanza laica” di quegli anni. I soloni esaminarono il prodotto, confabularono tra loro e, infine, emisero la sentenza: un computer da tavolo non aveva mercato, né l’avrebbe mai avuto. La fabbrica di Ivrea si concentrasse sulle cose che sapeva fare (i tavoli da ufficio) e la smettesse di perdere tempo con le stranezze».
Scrivo dal mio pc americano sorridendo sotto i baffi.
Pellizzetti e Carnevali (che potete leggere su Micromega) criticano la «battaglia antitasse (che verrà rapidamente travasata nella trattatistica filosofico-politica nelle martellanti campagne elettorali dei candidati alla presidenza americana, per giungere fino al celebre “meno tasse per tutti” di berlusconiana memoria) è un punto fondamentale della (contro)rivoluzione liberista, avviatasi all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso. A tal proposito non va dimenticata la sfacciataggine di Nozick, giunto ad affermare addirittura che “la tassazione dei guadagni da lavoro sta sullo stesso piano del lavoro forzato”: qualcuno ne ha tratto ispirazione pure dalle nostre parti, inventando lo slogan sciagurato “mettere le mani nelle tasche dei cittadini”».
Ma gli strali degli autori si concentrano soprattutto sui liberisti di sinistra. Quelli che hanno portato alla candidatura come capolista del Pd in Veneto il super-falco Calearo (ora stranamente tornato verso i lidi berlusconiani), quelli della “scuola milanese” fatta da professionisti, per lo più architetti e radical chic. E se la prendono con il saggio scritto da Alesina e Giavazzi Il liberismo è di sinistra. Nel volume, scrivono i due polemisti, «non è riscontrabile neppure il benché minimo sentore della spaventosa crisi che si sarebbe scatenata da lì a poco; e della quale già cominciavano a manifestarsi i primi sintomi. Al contrario, sempre secondo i due economisti ambrosiani, eravamo all’alba di una possibile nuova era di prosperità e sviluppo nel segno del liberismo, “dopo un inizio di secolo con tassi di crescita molto bassi e un clima cupo”». Insomma, materiale sul quale sarebbe interessante confrontarsi e discutere.
Ad maiora.
Carnevali- Pellizzetti
Liberista sarà lei
Codice edizioni
Torino 2010
Pagg.131
Euro 14