Nei giorni scorsi la Libia ha arrestato per “spionaggio”: un ricercatore italiano, due giovani berberi della Libia, Mazigh e Madghis Buzakhar, e due ricercatori marocchini dell’IRCAM (Istituto Reale di Cultura Amazigh), Mahfoud Asmahri e Hassan Ramo.
Qualche settimana prima il cantante berbero Abdullah Ashini era stato condannato a 5 anni di prigione per avere cantato ad un festival della canzone berbera nelle Isole Canarie.
Il ricercatore italiano e i due ricercatori marocchini, protetti dalle rispettive diplomazie, sono ora liberi, dopo aver trascorso qualche settimana nelle prigioni di Gheddafi, ma i due fratelli libici, prelevati il 16 dicembre scorso da uomini della sicurezza interna in borghese, sono tuttora desaparecidos. Non si sa dove siano, in quali condizioni si trovino, e quali accuse siano state formulate contro di loro. Non si sa nemmeno se siano ancora in vita.
Di fronte a questi fatti, l’associazione Culturale Berbera osserva che “gli arresti extragiudiziali e la sistematica repressione di ogni manifestazione della lingua e della cultura berbera in Libia sono contrari alla dichiarazione dei diritti dell’uomo richiamata esplicitamente all’art. 6 del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia”.
“Considerare attività spionistica ogni contatto tra italiani e libici – continua il comunicato – è contrario allo spirito di “amicizia, partenariato e cooperazione” del Trattato invita il Governo Italiano a intervenire presso il governo libico per richiedere il rilascio immediato dei fratelli Buzakhar e di tutti i berberi imprigionati in questa ondata di repressione della cultura berbera, se necessario minacciando di “congelare” l’applicazione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione finché non saranno garantiti il rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali in Libia”.
L’associazione invita la cittadinanza a un presidio per domattina, lunedì 17 gennaio, dalle 9 alle 12 davanti al Consolato Libico di Milano (Via Baracchini 7, traversa di via Larga).
Ad maiora