Day: 22 dicembre 2010

Lumbard, baluba o balabiott?

Un libro che parla del dialetto “lombardo” (che poi in realtà non esiste, visto che tra come si parla nelle zone retiche e nell’Oltrepo la differenza è incredibile) ma che fondamentalmente prende in giro, bonariamente i lumbard.

È “Curs de lumbard per Balùba (balabiott e cinés cumpres)” di Davide Rota, autore comico che – sempre per Mondadori – aveva scritto il “Curs de Lumbard per terùn”.

Ricco di disegni e tavole (anzi, “tàule”) il volume ha vari spunti nei quali si irride i cd nazionalisti padani: «Tra romani e romeni, cinesi e ticinesi il lombardo non fa molta differenza. Il lombardo per ragioni razziali al Cd-rom preferisce la chiavetta».

Rota, originario di Luino, ha un po’ di avversione per Milano, «disposta a cerchi concentrici, come gironi infernali». E infatti le battute più taglienti riguardano proprio gli abitanti del capoluogo: «Il bauscia lombardo ha un senso innato di superiorità asociale, d’altronde la targa di Milano è Mi che significa Io». O sul traffico cittadino (problema ampiamenterisolto, anni fa, dall’allora sindaco Albertini che fu commissario straordinario all’uopo): «A Milano i ladri rapinano gli uffici postali in taxi perché non saprebbero dove parcheggiare».

Il testo analizza, sempre in chiave ironica, il dialetto lombardo, la cui specificità è anche di essere onomatopeico: «Il lombardo è più veloce persino del francese e dell’inglese: Je suis ici (9 lettere), I am here (7 lettere). Sun chi (6 lettere). Il lombardo non dice io vado (6 lettere) ma mi vo (4 lettere); non dice io faccio (8 lettere) ma mi fo (4 lettere); non dice io posseggo (10 lettere) ma mi g’ho (5 lettere)».

Rota prende per i fondelli l’operosità lombarda: «Il detto cartesiano cogito ergo sum deriva dal lombardo rogito ergo sum e alla Capitale il meneghino preferisce di gran lunga il capitale».

E nella stagione del bunga-bunga, non possono mancare i riferimenti alle attività sessuali (ovviamente frenetiche e compulsive) dei lumbard: «Il lombardo ama la terra e sostiene che “il podere logora chi non ce l’ha” e che se possiedi una tenuta troverai di certo una mantenuta. Il lombardo alla Mecca preferisce la micca e, pur essendo credente, più che la Vacca sacra adora il Vitello d’oro. D’altra parte un tempo quando arrivava un politico si squillavano le trombe, adesso si trombano le squillo».

Insomma, può essere un barlafüs, un grattacü e un malnàtt ma difficilmente almeno è un michelasc e come dimostra questo volume sa anche ridere su sé stesso.

Ad maiora

Davide Rota

Curs de  lumbard per balùba (balabiòtt e cinés cumpres)

Mondadori, Milano, 2010

Euro 16.00