Negli scorsi giorni, per due sabati di seguito, ho trovato due errori “fotografici” sul Fatto quotidiano. Dapprima la foto di Alessandro Profumo al posto del (mancato) candidato per il Pd al comune di Torino si chiama Francesco.
Due giorni fa, didascalie invertite, indicavano Nazarbajev come Lukashenko e viceversa.
Il quotidiano è composto per lo più da giovani, mi spiega un collega. E questa potrebbe essere una spiegazione.
Ritengo comunque che, se faccio lo sforzo di andare in edicola e comprare un quotidiano, mi piacerebbe trovare meno errori possibili.
Che non si limitano però ai quotidiani.
Sul numero dell’Espresso del 2 dicembre, l’inviato ad Haiti parla della diffusione del colera lungo il fiume Artibolete. Senza andare fino ai Caraibi, un veloce check su google avrebbe permesso di scoprire che si chiama Artibonite.
Ma ora su google esiste anche Artibolete, grazie all’effetto specchio creato dalla rete.
Un tempo, quando ero giovane, in ogni redazione c’erano correttori di bozze in grado di trovare ogni più piccolo errore.
Sono stati tagliati, convinti che ciò abbia rappresentato un risparmio. Errore grandissimo. Perché se voglio la superficialità, ho già facilmente, nel salotto di casa, la televisione.
E il risparmio, come si vede in questi anni, lo stanno facendo gli utenti. Purtroppo.
Ad maiora.
Ps. La tv, certa tv, è comunque sempre troppo avanti per essere raggiunta dalla stampa. Sabato a Studio aperto c’era un vivo più muto su una famiglia di papere spostata dal vento. Addirittura…!
Persino mia figlia, 9 anni, mi ha chiesto: ma papà, che razza di servizio era?