Piccolo bilancio della mia permanenza al Meeting di Rimini. Riflessioni epidermiche, dettate più da istintiva curiosità che da intelletto (sempre che ne sia dotato).
L’impressione netta è che ci siano due Meeting. Il primo si svolge tra l’ingresso della Fiera (quello della fontana, nella quale, a dimostrazione che si tratta di una sorta di icona, di fondale televisivo – pur temporaneo – è arrivato anche Paolini a farsi il bagno, ad uso di telecamere e fotografi), lo spazio antistante i salottini dove i vip si incontrano (accompagnati da una legione di giovani ciellini vestiti di rosso) e la sala stampa, dove vivono i corrispondenti e dove si svolgono le conferenze stampa. Ci sono centinaia di colleghi di decine di testate, qui inviati anche perché da questa località marittima (oltre che a Cortina) passano parecchi politici e imprenditori. Oggi Marchionne, ieri Tremonti.
Chi viene a seguire il Meeting senza essere un giornalista tutti questi spazi “da giornalisti” non li frequenta. Entra dalla stessa porta, affacciata sulla fontana, poi prende un’altra strada. Va a seguire (facendosi alle volte un’ora di coda) convegni dove si discute di un po’ di tutto: di cristiani nel mondo, di politica ed economia, di volontariato, di paesi in via di sviluppo, di giornalismo ed ovviamente di religione.
Chi vaghi per gli stand della Fiera riminese e poi la sera accenda la televisione per vedere come venga raccontato il Meeting ne resta probabilmente stupito perché ciò che viene descritto è qualcosa di cui non può aver avuto percezione. È come se alla Domenica sportiva vi facessero vedere solo i commenti negli spogliatoi e non la partita.
La frase di Marchionne rivolta a Napolitano è stata, ad esempio, detta dopo la conferenza pubblica. Solo al manipolo di giornalisti. Le duemila persone che hanno seguito il lungo incontro con l’ad della Fiat, quell’apertura al Presidente della Repubblica (cui il Colle ha risposto) l’avranno scoperta stasera in televisione.
Ma ai nostri potenti piace fare così: godono nell’essere assediati, seguiti da una torma di giornalisti, operatori di riprese e fotografi. È il bagno di folla che più desiderano.
Quello virtuale.