Day: 17 marzo 2010

Non abbiate paura

Niente paura: è gente che resta. È il geniale sottotitolo di una mostra fotografica visibile fino a domenica 23 marzo nei meravigliosi spazi della Fondazione Arnaldo Pomodoro (via Solari 35, Milano). “Hospites” questo il titolo della mostra presentata ieri da Don Gino Rigoldi, animatore di Comunità Nuova, Onlus grazie alla quale si possono vedere, anche in queste fotografie, tanti migranti sorridenti.

Don Gino è cappellano del carcere minorile Beccaria e voce di quella città che è fuori dalle istituzioni ma che rappresenta davvero la Milano con il cuore in mano di antica memoria. Nel suo intervento ha citato il compianto Candido Cannavò parlando di “notizie buone” che non hanno spazio, che non finiscono sui giornali e men meno sulla televisione (io ero di passaggio…).

Anche Paolo Branca, docente di lingua e letteratura araba alla Cattolica di Milano, ha parlato al cuore dei tanti milanesi presenti (sia Rigoldi che Branca sono peraltro nati nella – ora troppo vituperata – via Padova), spiegando come la paura dello straniero sia un sentimento comprensibile, ma è un sentimento che si deve dominare. Che non ci dovrebbe governare. Una paura verso il diverso e verso il futuro che, spiega Branca, ci spinge anche a non fare figli, a differenza di periodi ben più grami per la storia milanese.

La serata si è conclusa con un meraviglioso concerto di Ghazi Makhoul e del suo liuto arabo a ricordare quanto possa unire la cultura e a testi moire che molte sono le persone integrate, in Italia per restare, a Milano per diventare milanesi.

Le 38 foto in bianco e nero di Alessandra D’Urso raccontano un’umanità che lavora, che ama, che parla, che ride. Che vive. La D’Urso è peraltro uno dei classici cervelli in fuga, essendo una fotografa milanese che vive da anni tra New York e Parigi. Trentunenne, ha un elenco di reportage in giro per il mondo che fa spavento (e invidia).

C’è insomma chi parte e chi resta. Per noi che rimaniamo, una mostra e una serata che sono un segno di speranza. 38 scatti in bianco e nero.

Ad maiora

In alto i cuori (neri)

La notizia non ha avuto molta eco sui quotidiani locali (il Giornale è quello che le ha concesso più spazio). Domani sera comunque (18 marzo, via Marina 1 a Milano, sede dei circoli dellutriani del Buon Governo) ci sarà un convegno di Casa Pound con il candidato del Pdl in Consiglio regionale Massimo Buscemi. Al centro del dibattito la proposta di legge per il Mutuo sociale. Casa Pound,  con un comunicato stampa, ha anche annunciato l’appoggio elettorale all’attuale assessore regionale (ex Fi). L’unica critica a tale sostegno è arrivata da Chiara Cremonesi di Sinistra ecologia e libertà: “Il parterre dei militanti del Pdl si arricchisce anche della cupa e anacronistica compagine di fascisti di Casa Pound”, ha detto la candidata.

Buscemi dal canto suo, al Giornale, ha detto che “siamo in piena democrazia e nessun amministratore dovrebbe negare a chicchessia la possibilità di essere ascoltato: che siano di estrema destra o estrema sinistra a me non importa”. Non sono certo che un appoggio a Penati di qualche centro di estrema sinistra non avrebbe provocato accese polemiche. Nel collegio di Milano, d’altronde, anche la Destra di Storace è collegata al listino Formigoni. Ma come dice Silvio Berlusconi nel messaggio di ieri ai Promotori della Libertà: “Sono anni che la sinistra dice di essere cambiata, ma non è vero. I suoi uomini sono sempre gli stessi- e gli alleati che si sono scelti sono perfino peggio di loro”. Probabile sia così.

Ma a proposito di alleati, Roberto Jonghi Lavarini (i cui comunicati stampa – accompagnati da foto – leggo sempre volentieri), così parla dell’appoggio di Casa Pound: “Altro che fogna, finalmente “i topi neri” scorazzano liberamente nel PDL, nella Lega, nelle istituzioni locali lombarde”. Anche negli stadi, come dimostrano le immagini del buon Zarate, attaccante squalificato, in curva con gli Irriducibili della Lazio. Insieme a lui, poco prima, anche la candidata Pdl Polverini. Fuggita al secondo gol dei baresi che mette la squadra romana a rischio B (e si sa, la sconfitta non ha padri né madri). Ai bei tempi del ventennio, la Lazio sfoderava pure la “maglia Mussolini” Il Duce, comunque, tanto per la cronaca, si dice tifasse Bologna.

Ad maiora