È un libro molto piccolo, edito dalla ShaKe , casa editrice che si trova in quel laboratorio rappresentato da viale Bligny 42, forse anche “fortino della droga” come descritto dalle cronache dell’ultimo anno, ma anche condominio-mondo capace di accogliere realtà che altrimenti non potrebbero restare a Milano. (In quel palazzo ci ho fatto il servizio civile, ma questa è un’altra storia). E proprio la “capitale del Nord” è proprio al centro dell’attenzione professionale di Aldo Bonomi che con “Milano nell’Expo”, col quale il sociologo prosegue il discorso iniziato con “Milano ai tempi delle moltitudini” .
Bonomi destruttura, in questo nuovo lavoro (frutto di una conferenza e alcuni articoli) gli strati sociali della città postfordista, dividendola in cinque cerchi. Il primo è il «Quadrilatero delle Bermude» (quello dove si è scatenato il «tifone della crisi finanziaria» che ha colpito «una neoborghesia che non ha più il possesso dei mezzi di produzione»), «quello che va da piazzetta Cuccia, a piazza Scala, a piazza Cordusio». Un cerchio bancario e finanziario che, lo ricorda Bonomi, è stato capace di dare lavoro a 380 mila persone, «più degli addetti della mitica Fiat fordista». È un mondo sempre in movimento per il mondo e slegato dalla città anche nel week end (per la «secessione dei benestanti») e che si sta disinteressando ai contenuti dell’Expo. Che ha lasciato spazio e potere a chi viene da Arcore o da Gemonio. Il secondo cerchio è quello dei commercianti che paradossalmente hanno pagato dazio più pesante alla crisi rispetto alla borghesia finanziaria, con 35 mila negozi chiusi negli ultimi dieci anni. In grado di creare al contempo «uno dei più grandi parchi a tema mondiali dell’economia dei desideri, che è quello che sta tra via della Spiga, via Monte Napoleone e piazza S.Babila», non-luogo dove tutti i cerchi vanno per la «vetrinizzazione del sociale». Il terzo cerchio è quello della «città-invisibile», il nuovo “proletariato” al servizio dei primi due cerchi, con le sue 75 mila badanti e le sue ombre che «diventano visibili solo quando uno si trattiene in ufficio fino alle otto di sera». Anche nel quarto cerchio si trovano i nuovi “proletaroidi”, ossia quel mondo che rappresenta la classe creativa, che rifiuta il lavoro salariato ma è sempre in preda alla precarietà, resa ancora più precaria per la crisi che ha imposto il taglio del “superfluo” (e di rimbalzo anche dell’happy hour). Il quinto e ultimo cerchio è la «città infinita», che va da Malpensa a Orio al Serio fino a Lodi. Un’area con mezzo milione di imprese e il maggior numero di sportelli bancari d’Italia.
L’Expo moderno, sottolinea acutamente Bonomi, non rappresenta più «la potenza espansiva del capitalismo», anzi ora insiste sul concetto di limite. La carenza d’acqua a Saragozza, della qualità della vita in città a Shangai e l’alimentazione appunto a Milano. Il cibo e soprattutto la sua scarsità per larga parte della popolazione mondiale (che spinge peraltro proprio a Milano migliaia di immigrati) è al centro dell’esposizione milanese. Ma, sottolinea Bonomi, per la città il tema non esiste, anzi «il problema sta solo nella nuova operazione immobiliare che verrà fatta a fianco della fiera di Rho». «E’ tutto molto semplice – chiosa il sociologo – non esiste una borghesia milanese che abbia la visione di come debba essere questa città». Ognuno dei cinque cerchi va per conto suo. La sinistra, sottolinea Bonomi, non esiste più in nessuno dei cinque cerchi, o forse solo nel primo. Leggendo l’interessante analisi fatta da Marco Alfieri ieri sul Sole 24 Ore (“Il derby lombardo Cl-Lega”, 20 febbraio 2010), la sfida di potere in Lombardia è tra i «verdi» (scomparsi gli ambientalisti definisce ormai così gli esponenti del Carroccio) e la «corazzata Cl/Compagnia delle opere». In questa gara tra queste due “anime” (le virgolette qui sono mie), entrambe non di Milano, Alfieri spiega una campagna elettorale (molto intensa, malgrado la disparità di forze in campo) che alla fine è tutta interna allo schieramento del centro-destra, per capire chi prenderà più voti nella principale regione del paese.
L’Expo sarà un’occasione «per far rinascere una neoborghesia adeguata ai tempi», come ci si augura leggendo Bonomi? O una vittoria dell’onda verde alle prossime regionali potrà «correggere in chiave “sostenibile” il Pgt milanese partorito dall’assessore Cl Masseroli», come spiega Alfieri?
Domande a cui non so rispondere ma che sarebbe giusto farsi quando, tra qualche settimana, andremo verso i seggi.
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Aldo Bonomi
Milano nell’Expo
ShaKe edizioni
Milano, 2009
Euro: 7,90