“Zaino a terra”, si diceva agli scout quando ci si concedeva qualche piccola sosta nelle massacranti maratone dei campi itineranti. In quei momenti ti rendevi conto di quante cose inutili stavi trasportando e ti pentivi amaramente di esserti messo via un maglione di troppo. È uno dei flash che mi è venuto
in mente guardando “Tra le nuvole”, il nuovo film di Jason Reitman che ha George Clooney come principale (e davvero credibile) attore.
“Immaginate di dover infilare tutte le vostre cose e i vostri affetti in uno zaino. Cominciate dagli oggetti che tenete in casa, sul comodino, poi passate ai mobili, agli elettrodomestici. Iniziate a sentire le cinghie dello zaino che vi segano le spalle? Sentite come vi tirano giù e non vi fanno muovere? Ecco, la vostra vita è come questo zaino. Bruciatelo, liberatevi di tutti i legami che vi tengono inchiodati: la vita è movimento”. È la filosofia espressa da Clooney, o meglio dal personaggio che inscena, Ryan Bingham. È un tagliatore di teste che vive fondamentalmente negli aeroporti americani e sugli aerei. Atterra solo per andare in qualche azienda a licenziare le persone, con “umanità” (a differenza della sua giovane socia che vuole farlo via chat e che vive di sms). Il film è figlio della crisi (non solo finanziaria) che ha investito gli Stati Uniti e alcuni dei personaggi che raccontano quel che gli è accaduto dopo essere stati licenziati non sono attori, sono persone vere.
Clooney/Bingham in questo interessante film ha come unico obiettivo accumulare miglia premio senza altra finalità che raggiungere il punteggio massimo dei frequent flyers (pallino che accomuna anche noi che non abbiamo una vita a stelle e strisce). Finirà per invaghirsi di un’altra viaggiatrice professionale (l’attrice Vera Farmiga) che fingerà solo di avere uno zaino più leggero del suo.
“Abbiamo tutti bisogno di un copilota” è il motto con cui si chiude il film. Il difficile sembra essere in grado di volare anche con lo zaino sulle spalle. Ma come dice lo scrittore (e collega) argentino Rolo Diez: “Vivere intensamente compensa ogni sforzo e quasi ogni sacrificio: vivere a metà è sempre stata la funzione e il castigo dei mediocri”. Solo i mediocri, alla fine, sono quelli, che non riescono a sognare, che non riescono a volare.